Il pianista Albert Van Veenendaal e il contrabbassista Meinrad Kneer, oltre ad essere protagonisti di una loro collaborazione piuttosto consolidata, sono i titolari della Evil Rabbit Records. Ci è quindi sembrato logico, pure nel contesto di una no-zine non logica, accomunare questi due dischi in un`unica recensione. Due dischi che, lo premetto, sono diversissimi fra di loro, e “And The Cowgirls Kept On Dancing” diverge talmente dalla consueta produzione di Van Veenendaal da consigliarne il dirottamento dalle fauci del coniglio cattivo a quelle più benevole della Stichting Brokken (gestita dalla chitarrista Corrie van Binsbergen).
L`appellativo scelto per questo progetto estemporaneo, Two Al`s, trae ragion d`essere dal nome dei due protagonisti: Albert, per l`appunto, e il batterista scozzese, comunque trapiantato in Olanda, Alan Purves. Il disco è un gioco da bambini registrato ad Amsterdam, nel giardino della casa di Van Veenendaal, utilizzando un pianoforte preparato, delle percussioni più « ... squeaky toys, brim bram, little instruments ... ». Si tratta di un`opera molto giocattolosa, in pratica, tanto che lo stesso pianoforte è preparato in modo da suonare come uno strumento giocattolo. Trovo che in “And The Cowgirls Kept On Dancing” confluiscano più tradizioni, amalgamandosi, a creare un unico affatto personale e originale. Innanzi tutto c`è quella legata al jazz olandese, dei Mengelberg e dei Bennink, che ha sempre avuto sia un suo aspetto giocoso sia l`inclinazione all`utilizzo di strumentazioni non convenzionali. Poi, inevitabilmente, c`è quella tradizione ad ampio raggio - dalla musica contemporanea al rock - che dell`utilizzo di strumenti giocattolo ne ha fatto la propria bandiera (da Margaret Leng Tan ai Pianosaurus, passando naturalmente per la Toychestra). Infine ci sono gli stonati, per necessità o per scelta, fra i quali si potrebbero inserire artisti di diversa natura quali Ross Bolleter, la Portsmouth Sinfonia e i Classic Buskers.
La copertina del CD, perfettamente azzeccata, ne evoca senza ombra di dubbio il contenuto e le intenzioni.
Allo stesso modo la sobria copertina di “Rotations” lo colloca, già dal primo colpo d`occhio, nel catalogo della Evil Rabbit. Quella del quartetto formato dall`italiano Antonio Borghini, dal canadese Miles Perkin e dai tedeschi Meinrad Kneer e Klaus Kürvers è una musica chiaramente indirizzata agli amanti della new thing e del jazz sperimentale europeo. Ancor più in particolare il disco piacerà a chi apprezza gli ensemble formati da un numero variabile dello stesso strumento. Qui viene il bello, dal momento che ad essere moltiplicato per quattro è uno strumento musicale piuttosto ingombrante e dalle possibilità alquanto limitate, il contrabbasso. Eppure nelle mani di questi quattro virtuosi - li intendo tali non tanto per doti tecniche, che pure ci sono, quanto per inventiva e idee - dalle sedici corde vengono tratti suoni che spesso esulano dal suono di un contrabbasso, o almeno da come noi lo immaginiamo. A dare spessore e vitalità alle otto piste intervengono il gioco degli incastri e delle tecniche esecutive utilizzate - dal pizzicato agli impieghi dell`archetto - che riescono a sviluppare sia dissonanti coiti collegiali sia delicati passaggi minimal-ambientali sia piccole sinfonie elettroacustiche. La dislocazione stereo-spaziale, segnalata nelle note di copertina, è estremamente utile a coloro che intendono dare appartenenza fisica ai vari suoni.
Due ulteriori righe per sottolineare che questa è la vera Europa, in grado di tessere incontri e collaborazioni che superano lingue, tradizioni e nazionalità diverse, un`Europa cosmopolita che non ha paura delle contaminazioni ed è aperta alla cooperazione con il resto del mondo, un`Europa ben diversa da quella falsa che hanno disegnato i potenti e i padroni del vapore. Sostenetela con le preghiere e, soprattutto, con l`azione.
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