Questo power trio è nato sulle ceneri di una formazione precedente che aveva il sax al posto della chitarra. Il jazz che cede il testimone al rock, viene da pensare, anche se elementi del secondo erano già presenti prima dell`esplosione, tiro a indovinare, mentre schegge del primo si sono ben piantate nel corpo di questa nuova creatura. La musica è infatti un rock-jazz elettrico, strumentale e geometrico, che preferisce però le figure circolari a quelle angolari ed è propenso a una notevole libertà armonica. Sostenuto, energico e tecnico, il terzetto fa pensare a un connubio fra i King Crimson di “Lark`s Tongues ... “ e la Mahavishnu Orchestra di “ ... Inner Mounting ... “. Gruppo neo-progressive quasi in piena regola, quindi, R-11 è un meccanismo che appare oliato al punto giusto, e i suoi ingranaggi incastrano alla perfezione senza segni di ruggine e/o inceppamenti. Nulla da eccepire seppure, personalmente, preferirei lavaggi meno accurati, qualche centrifuga in più e, soprattutto, più sangue e meno vasi sanguigni. E attenzione, comunque, perchè come diceva un certo Neil Young «rust never sleeps», basta una piccola incrostazione e il dispositivo va in panne.
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