Senza accorgersene son trascorsi cinque anni da “Moltitudine In Labirinto”, quell`album (splendido per inciso...) condiviso con Giuseppe Caprioli, poi un silenzio lungo; lunghissimo.
Non credo che eravamo poi in molti ad aver nostalgia del buon Gigi Masin, io, Mirco Salvadori (senza la cui Laverna questo splendore forse non avrebbe mai visto luce, grazie infinite Mirco...), altri dissociati come me.
Eppure Masin nel panorama italico (e non), mancava; eccome se mancava.
Nome storico senza mai aver ambito ad esserlo, un tranquillo fluire di immagini romantiche disseminate lungo gli anni, album splendidi, album che ancora erano neri e grandi; ed il piccolo argentato cd ancora non c`era.
Uno del quale si eran accorti prima i To Rococo Rot (che gli avevan scippato e campionato un giro senza neanche dirglielo), uno del quale si era a sua volta accorta Bjork (idem come i crucchi di sopra...), ma dalle nostre parti poco o nulla la visibilità concessagli.
E Masin proseguiva imperterrito nel suo cammino, produzioni parche, un piano, dell`elettronica, qualche volta una voce, piccoli rumorismi, un`esposizione pubblica defilata e discreta; splendori disseminati lungo il cammino come molliche di pane.
Masin, uno dei tanti, idealmente vicino ad altri irregolari nostrani, Alessandro Monti, Pierluigi Castellano, Musci e Venosta, idealmente anche Howl Castle, gli FLK, storie andate che pochi ricordano (mondo di merda spesso questo...).
Storie che quando ci entravi in contatto sapevi sin da subito che, in una maniera o nell`altra; avresti portato tatuato per sempre sul cuore.
Un`esporsi gentile, frettolosamente mortificato come ambient/elettronica, ma è, appunto un mortificarlo.
Satie, Eno, l`evocazione di un sobrio John Martyn, Steve Reich, Terry Riley, Jon Hassell che prende per mano David Sylvian e per un momento gli schiude le porte dell`infinito di Brilliant Trees (il brano; una vertigine assoluta); casa Cold Blue al completo.
Eppure tanta magnificenza sembra produrre un bel nulla a livello di interesse, flebili segnali esterni mai troppo intensi (il bellissimo lp/split condiviso con Charles Hayward su Sub Rosa, qualcuno lo ricorda?).
L`affondo/elevazione di Vertical su “Moltitudine...” che odora di fine.
Le cose che cambiano, la famiglia che cresce, il tempo che passa.
Difficoltà e piaceri più intensi.
Poi questa estate anche la beffa del buon Dio.
Lo studio a Mestre di Gigi che si riempie di acqua sporca della laguna, l`intera strumentazione di una vita e l`archivio; tutto sommerso e distrutto.
Poco o nulla da recuperare.
Sembra la fine veramente.
Mirco Salvadori che non molla, costringe Masin a riflettere su quel che ha salvato, forse è il caso, potrebbe essere, proviamoci, facciamolo.
Ora.
“The last Dj” riparte da dove aveva lasciato, l`omonimo brano di apertura piega le gambe, irrimediabilmente romantico, irrimediabilmente necessario.
Tsunami emotivo.
La struggente Goodbye Panama, altro affondo.
Ancora, la svagatezza solcata da onde radio di The Spring Song registrata dal vivo in uno dei suoi rari concerti (Roma 2007-Scatole Sonore).
L`elettronica circolare che avvolge molti brani, la sensazione tangibile del non completo; la certezza che questo è un regalo.
Mi perdo le parole, contento come bambino che squittisce con un piede in bocca.
Ed è tutto gratis.
Scaricate, scaricate; scaricate.
Costringete Masin a produrre.
Ancora ed ancora.
Sempre nel mio cuore Gigi.
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