A balzare subito all`occhio è l`attenta geometria del disco: organo - voci - vibrafono - vibrafono e flauto - vibrafono - voci - synth. La stessa durata dei brani segue un ordine estremamente logico: 7 - 4 - 4 - 14 - 4 - 4- 7. Tutti i brani perseguono comunque concetti di simmetria, sia al loro interno sia nei confronti dei loro corrispettivi: Morse2minor e Minor2morse, per esempio, si sviluppano su un percorso inverso risultando speculari. Questa ricerca della simmetria sdogana il disco da una forma puramente minimalista, che pure `è` nelle singole parti, per abbracciare una variabilità , e una contrapposizione fra parti lente e parti ritmate, fra suoni lunghi e suoni brevi, fra suoni `puri` e suoni `trattati`, in grado di sfuggire a ogni tipo di concettualismo newageista. La varietà è garantita sia all`interno delle singole composizioni - il notevole brano iniziale è ad esempio equamente suddiviso fra parti lente e parti sincopate - sia fra le stesse, dove al gotico mormorare di Petite magie ... fa seguito un vibrafono sfregato (bowed) e trattato elettronicamente i cui suoni passano dalle segnalazioni morse iniziali alle sonorità continue della seconda parte. Il brano centrale, nei suoi quattordici minuti di durata, rappresenta un po` il clou del disco, dove flauto, vibrafono, trattamenti elettronici, tecnica phasing e quant`altro vanno a costruire un`onda sonora magniloquente per potenza e ricchezza di detriti vari. “Four Waves” rappresenta un ottimo punto di partenza per iniziare a esplorare l`universo sonoro di Florian Wittenburg.
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