I Devocka, nome mutuato da “Arancia meccanica”, vengono da lontano, si formarono infatti nel remoto 2003, ma da ben sei anni erano assenti dal mercato discografico dopo aver pubblicato su marchi importanti come “Compagnia Nuove Indye” e “I Dischi del Minollo”. Solitamente lunghe assenze di questa portata preludono a grandi cambiamenti, e di formazione e di stile, ma in realtà l`unico avvicendamento è quello di Alessandro Graziadei che sostituisce Francesco Bonini al basso. Casomai si avverte l`inserimento delle drum machine, a rafforzare l`azione del batterista Ivan Mantovani, e un utilizzo più marcato del synth. Stilisticamente il gruppo pare ancora ben ancorato al noise originario, ben irrorato da venature punk, seppure gli aspetti più virulenti abbiano lasciato in buona parte spazio a soluzioni più morbose. La voce, soprattutto, tende a chetarsi per abbracciare un semirecitato ebbro e febbrile alla Succi. Solo piccoli aggiustamenti di tiro, quindi, che però assolvono al compito di rinnovare e attualizzare il suono del gruppo senza peraltro correre il rischio di deludere i vecchi fan. “Meccanismi e desideri semplici” è un disco che, pur non essendo particolarmente originale, si fa ascolare con piacere e interesse.
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