Non so quanto può aggiungere questa mia recensione, se non come semplice segnalazione, a un lavoro liberamente ascoltabile in rete, e poi consapevolmente acquistabile sia nella forma ultra limitata della musicassetta sia in formato digitale.
Poche sono pure le notizie che ho dell`autore, se non che è sardo, e tale provenienza me lo ha fatto associare a un`idea di sciamanesimo. Non chiedetemi perché, ma sicuramente c`è di mezzo l`aura di mistero che ricopre l`isola e i suoi abitanti. Fatto sta che, se fossi incaricato di ricercare antiche tradizioni sciamaniche nel territorio italico, inizierei le mie indagini proprio dalla terra dei nuraghi.
I due lunghi brani, il primo ottenuto su una chitarra elettrica e il secondo su un rullante, hanno il sapore di preghiere ataviche indirizzate al sorgere del sole o al tramontare dello stesso. Movimenti ciclici, come quelli dell`astro celeste, delle stagioni, della pioggia, dei raccolti e della vita stessa. Una musica in sintonia con la terra.
Ciò che più stupisce è l`assenza di fratture, l`assoluta sintonia fra il primo e il secondo brano, pure creati con due strumenti che non potrebbero essere più diversi, all`opposto l`uno dall`altro direi, e questo elemento porta ancor più a riflettere su una possibile indole sciamanica dell`autore.
Altre notizie potete trovarle nel sito segnalato, ma vi invito anche a rileggere l`intervista a Gianmaria Aprile della Fratto/9 che abbiamo pubblicato qualche mese fa all`interno della rubrica “tempi moderni (IIª tranche)”. Si tratta di uno dei discografici più attenti, in Italia, nel dare spazio ai talenti più sommersi. Buon pro gli faccia.
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