OvO    di Alfredo Rastelli




Gli OvO nascono dall`esigenza di Bruno Dorella (patron della Bar La Muerte) e Stefania Pedretti (Allun) di coltivare un sentimento, di dar vita ad un`esperienza comune che andasse al di là di un semplice rapporto professionale; OvO è la storia di un amore, di una scelta di vita, come la definiscono loro. Non è comunque un`esperienza totalizzante, di questi tempi è impensabile averla o anche solo desiderarla. Stefania continua a lavorare con il suo progetto Allun e Bruno, dopo aver toccato con mano e condiviso situazioni artistiche con Wolfango, Bugo e Mr Bread, rimane attivo con Ronin, di cui è in uscita il disco d`esordio (che segue l`EP pubblicato nel 2002), e continua a gestire l`attività della sua Bar La Muerte. La costanza con cui hanno negli anni portato avanti OvO, permette di inserirlo tra le loro cose più rilevanti o, per meglio dire, speciali. Infiniti, infatti, i tour, quasi epici, innumerevoli gli incontri, le collaborazioni, le amicizie; proprio in questi giorni, la notizia dell`ennesima partenza, con la prima tranche in Europa, preludio ad un lungo giro di attività dal vivo che li vedrà impegnati nei prossimi mesi, incluso il ritorno negli U.S.A.
Cosa fanno gli OvO? Presto detto: Bruno si destreggia, solitamente, tra batteria, chitarre e basso e Stefania con violino, chitarra, giochi e capelli (!?), senza dimenticare la sua incredibile voce; i vari collaboratori aggiungono di volta in volta un po` di tutto, dall`elettronica povera ai fiati. Il risultato è una musica totalmente improvvisata, che nasce e muore rigorosamente sul palco, spesso a metà tra un concerto e una piece teatrale (molto temuti sono i loro travestimenti); un gruppo sfuggente, in quanto ogni tentativo di classificazione vale per un momento e solo per quello. Accade lo stesso anche per i loro dischi in cui vengono immortalati solo alcune di quelle emozioni.
La loro storia inizia con la pubblicazione di “Assassine”, il primo lavoro, registrato in presa diretta e frutto di uno spurgamento di quattro session di improvvisazioni cui hanno partecipato Jacopo Andreini, Claudio Parodi, Eleonora Parodi, Hermit e Capoccia. Già da questo primo lavoro emergono i dati caratterizzanti del progetto: la totale improvvisazione e l`assetto di collettivo aperto. L`Ingresso del disco è affidato ad una nenia gitana che ci introduce in un incubo domestico a cui segue una personale e piuttosto originale visione di dance music che nemmeno Quintron sarebbe stato in grado di offrire. Ma è tutto il disco a non volersi prestare ad una qualsivoglia definizione. Si passa così dal noise di Short Hermit e Hell Yeah! al free-jazz di Ari Up e all`improvvisazione radicale di Ti amo assassina. Un disco che è come un fulmine a ciel sereno, che colpisce un pubblico italiano non certo avvezzo a tale musica (sì, certo, c`erano state le Allun), e che ancora oggi a distanza di tempo conserva il suo fascino e la sua purezza di spirito. Se un riferimento si deve trovare a mio avviso va ricondotto non alla no wave storica, quella newyorkese per capirci, ma a quella più sgangherata di Smegma e dei gruppi affiliati alla Los Angeles Free Music Society. Non a caso questo esordio ha, non ultimo, il merito di aver loro aperto le porte per tour, che da lì in avanti, li hanno visti calcare ogni tipo di palco in Italia, Europa e addirittura USA, nel drammatico settembre del 2001, e che li ha visti partecipi, unici italiani, al mitico circo itinerante del Phi Phenomena, con la crema del panorama più `off` statunitense. In quelle occasioni hanno diviso esperienze con musicisti di ogni sorta tra cui Bill Horist, Rollerball e Cock ESP, che hanno poi contribuito ad importare, primi fra tutti, in Italia (Rollerball a parte, gli altri erano prima perfetti sconosciuti, anche se, in effetti, non è che adesso lo siano molto, purtroppo). Concerti che per la maggior parte rimangono irripetibili se non nel ricordo di chi ha avuto la fortuna di vederli suonare. Io che scrivo posso riportare la mia esperienza di un concerto nel 2001 in cui si passava dal noise al free-jazz, con la voce della Pedretti in completa simbiosi con il suo violino, un mastodontico Bruno che fracassava piatti e un Andreini scatenato alla tromba; spettacolare nel modo in cui si presentarono tutti mascherati e con tre membri dei Rollerball che facevano a gara per poter prendere parte alla gig.
“Vae Victis” è dell`anno seguente: un disco live in studio registrato sulla scia del tour in Europa dell`est; un album molto più a fuoco rispetto all`eterodossia del precedente: una furia noise-jazz-core da far impallidire gente come Flying Luttenbachers. Un monolito di potenza distruttiva/costruttiva rara. Partecipano oltre a Bruno e Stefania, Jacopo Andreini e Capoccia. 10 tracce per 18 minuti da gustare tutto d`un fiato.
Giusto per non dare possibilità a chi voleva già rinchiuderli in un genere definito, gli OvO se ne escono con la pubblicazione, avvenuta quasi in contemporanea, dello split CD con Rollerball. “My First Cowboy” è il contraltare di “Vae Victis”: il suono si addolcisce, le atmosfere si fanno più rilassate, liquide e psichedeliche. Complice l`influenza dei Rollerball, il disco si colora di suoni e richiami canterburiani. 17 pezzi, 8 per i Rollerball, 9 per OvO. Nei pezzi di OvO partecipano però anche quattro Rollerball. Non pensate ad un rammollimento perchè rimane sia lo spirito anarcoide (My First Cowboy), sia le sfuriate death-core (Hagakure), in più l`effetto e la sensazione di come se si stesse suonando sotto morfina (Walker). Non un disco facile, tutt`altro; è il lavoro meno d`impatto tra tutti quelli pubblicati ma nasconde mirabili perle, da ambo le parti.
Dopo che nel 2003 si sono fatti vivi con due split insieme a Hermit e K.K. Null, ecco arrivare oggi un nuovo parto, “Cicatrici”, che porta con sè rilevanti novità . La più interessante ce l`annuncia proprio Bruno Dorella nell`intervista che seguirà : l`approdo alla semi-composizione. L`improvvisazione lascia quindi uno spiraglio aperto per l`inserimento di parti elaborate. Il disco esce in collaborazione Bar La Muerte/Ebra per l`Italia e SunShio/Radon per l`America. L`inizio è spiazzante: chi si sarebbe mai aspettato di ascoltare dopo queste premesse, tenui e puliti arpeggi di chitarra? Pochissimi, ma sappiamo anche che con OvO niente è scontato. Il pezzo in questione nasce con la collaborazione di Bill Horist e di Fabrizio Modenese Palombo (Larsen, ® ), ed è anche l`unico momento in cui Bruno e Stefania si avvalleranno di ospiti. “Cicatrici”, infatti, è anche il primo disco in cui si presentano in duo, così come sarebbe dovuto sempre essere, almeno nelle intenzioni iniziali, e come spesso è stato durante i concerti. OvO diventa quindi, definitivamente, una questione personale. Il disco è ancora una volta molto vario ma lo stile rimane riconoscibile: La peste è un monolito noise barriccadero, Ombra nell`ombra ha un melmoso groove degno degli Oxbow più anfetaminici; Efeso si tinge di influenze industrial ed elettroniche in cui Stefania suona l`archetto sui capelli(!!); La saponatrice di Ferrara e L`anno del cane vedono Stefania prodigarsi con canti onomatopeici dai vaghi richiami zingari mentre Spezzata è concentrata su un duetto voce/batteria; Phi Phenomena è forse il migliore del lotto: un vortice sonoro tra la voce e il violino di Stefania e le distorsioni che Bruno opera su di essi, lavorando ai pedali. Chiude il disco, sulla scia del pezzo d`apertura, una breve piece folk (Signora bella con cane gentile).
Il dirottamento operato verso una forma più compiuta, pur essendo una novità di non poco conto, non ha certamente snaturato l`attitudine del duo ma ha dato, ancora una volta, i suoi buoni frutti ed è molto probabile che questo lavoro apra degli spiragli nuovi di cui però, a tutt`oggi, è difficile azzardare previsioni, visto e considerato i personaggi in questione. Non ci rimane che attendere fiduciosi.















(intervista)


Attualmente qual è la formazione degli OvO (quella che ha partecipato all`ultimo disco, “Cicatrici” e quella che intraprenderà il tour)?
OvO siamo sempre stati Stefania Pedretti e Bruno Dorella. Nel tempo abbiamo avuto tanti ospiti, eravamo un gruppo aperto. Ora stiamo bene così, in duo, è la nostra formazione migliore credo, ma in futuro collaboreremo di nuovo con altri musicisti. In tour partiremo con un VJ (SightProblem), ed un fonico (Rico dei UochiToki) che hanno grande importanza nel set, tanto quanto quella di altri musicisti. Sul cd siamo in duo, tranne il primo pezzo che è estratto da una session col mirabolante chitarrista di Seattle Bill Horist e Fabrizio Modonese Palumbo dei Larsen.

Alcuni anni fa, dopo un concerto degli OvO, ti chiesi quanta improvvisazione c`era nella vostra musica e mi rispondesti che era tutto totalmente improvvisato/irripetibile. Allora adesso ti chiedo: quanto conta il mestiere nel vostro approccio alla musica (e con `mestiere` intendo l`esperienza, l`affiatamento, la tecnica)?
Talmente tanto mestiere, esperienza, affiatamento e tecnica che senza volerlo il concerto non è nemmeno più improvvisato al 100%, ma solo al 50%. Le cose che funzionano bene alla fine le ripetiamo, e sono quelle finite sul disco. Ma sottolineo che gli OvO non hanno mai provato, tutta l`evoluzione del gruppo è avvenuta sul palco in centinaia di concerti.

Con “Cicatrici” siete giunti ad un approccio semi-compositivo. Lo ritieni un progresso?
Un`evoluzione e forse un progresso, sì. Non è detto che non torneremo a cose più astratte, ma per ora è quello che vogliamo fare.

Da un disco degli OvO non si sa mai bene cosa aspettarsi. Ti va di fare una presentazione del vostro ultimo disco?
Uh, per non essere lungo ti dico che la cosa più interessante è che per la prima volta rappresenta veramente il live nella formazione migliore degli OvO, il duo.

Un aspetto, secondo me fondamentale, di OvO è la teatralità . Vi viene spontanea o è `studiata`?
E` tutto spontaneo, nasce sul palco al momento della performance, questa è una caratteristica inscindibile dalla presenza di Stefania, che fa dell`improvvisazione totale il suo stile.

Il vostro rapporto con l`estero è eccezionale. Suonate con regolarità in Europa, siete stati ed andrete nuovamente in America, conoscete ed importate (prima di tutti) realtà straniere interessantissime. Come ci riuscite?
Ci sbattiamo, come tutti i gruppi che vogliano ottenere qualcosa senza avere qualcuno che li spinga alle spalle. Una volta compravo tutte le fanzine, tiravo giù tutti gli indirizzi, scrivevo lettere a non finire. Oggi con Internet è molto più facile, ma anche per questo è più difficile creare bei rapporti umani. Comunque non è difficile suonare all`estero, basta sbattersi e volerlo veramente, come ogni cosa.

Che ti aspetti da questo nuovo disco/tour? Con chi suonerete?
In Europa faremo concerti con gruppi che ci piacciono e che ci hanno insegnato molto, come gli Zu e i Vialka. A Parigi suoneremo coi Numbers, sono curioso di vedere come sarà suonare con loro.
Non mi aspetto niente, mi auguro solo che più gente si accorga si noi, di quello che valiamo, perchè secondo me siamo ad un punto di maturazione molto alto e facciamo qualcosa che pochi fanno ora come ora, davvero.

Dopo gli split con Rollerball e K.K. Null ce ne saranno altri? A quando uno con le Allun?
Uno split OvO/Allun? Ah ah ah, credo sia impossibile, sarebbe praticamente una beatificazione di Stefania. I prossimi split saranno con Bugo, con i Tremor ed il secondo split coi Rollerball. Le Allun hanno appena fatto uno split coi francesi Seau d`Eau.

OvO, nel suo essere una realtà sfuggente e incatalogabile, riflette l`attitudine della Bar La Muerte (e viceversa). Il disco di Rocchetti (bellissimo, tra l`altro), l`anno scorso, mi aveva un po` spiazzato, anche se poi, riflettendoci bene, rientrava benissimo nell`etichetta. Come scegli gli artisti da pubblicare? Cosa ci attende nel futuro?
Le scelte non riguardano tanto il genere, quanto le persone. Pubblico solo dischi miei, di Stefania o di persone che in qualche modo danno una mano diretta a Bar La Muerte. Nel periodo in cui ho conosciuto Claudio volevo fare un cd di elettroacustica, e Claudio me ne ha dato uno grandioso. Ma in futuro vorrei produrre più split, soprattutto coi miei gruppi, togliermi degli sfizi, prendere Bar La Muerte in maniera ancora più giocosa. Quando ho voglia di fare un disco di un determinato genere musicale di solito mi capita tra le mani, quasi cadesse dal cielo. E` successo con Rainer, quando desideravo fare un cd di musica da camera, con le Motorama quando volevo fare un disco rock and roll. Quando produco un gruppo che non sia mio, di Stefania o di qualcuno della famiglia, voglio spiazzare, voglio che la gente dica “non mi aspettavo un cd del genere su Bar La Muerte”, e di solito ci riesco. Quindi non ti dico che genere vorrei mi capitasse per le mani ora.

Vuoi fare un bilancio della Bar La Muerte dalla sua nascita ad oggi? Riuscite a vivere di musica o avete anche un lavoro?
Bar La Muerte è in perdita. Noi riusciamo a vivere di musica solo grazie alla quantità esorbitante di concerti che facciamo ogni anno (tra i 100 e i 150). Ma non è vivere, è più sopravvivere. Comunque i gruppi che vendono di più sono quelli che suonano di più dal vivo, e questo mi fa piacere.

Non vorrei rubarti molto tempo perchè stai per partire per il tour, ma se posso approfitto. A che punto è il nuovo disco dei Ronin......e le Allun?
Il disco dei Ronin esce a giorni su Ghost records, quello delle Allun è praticamente pronto ma uscirà dopo l`estate, non sappiamo ancora se per Bar La Muerte o per un`altra etichetta.

C`è qualcosa che vorresti dire ma che io non ti ho dato occasione di esprimere?
Sì, vorrei ringraziare la Ebria records che ha coprodotto il CD degli OvO, tenetela d`occhio perchè è un`etichetta giovane ma ne sentirete parlare parecchio e bene. Ed anche Sunship e Radon che si curano della distribuzione americana del CD, fondamentale perchè ad ottobre torneremo in tour in USA.


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