le rose (intervista)    
di Raffaele Mastrovincenzo





Un fantasma si aggira nell`indie pop romano. Ed è incredibile constatare come dal caotico sottobosco romano, tra le numerose erbacce e rovi, spuntino `Le Rose`. Un educata e romantica band composta da Flavio, eclettico artista dal vasto background sonoro (Nastro, Kerres e Bad Spencer Blues Explosion) in gruppi di estrazione punk wave contemporary, e da Andrea, una lady di indole Newyorkese che spazia in numerosi progetti (uno tra questi i romani Laser Tag, un algida e rumorosa band impro jazzy). Questo innesto lisergico crea una miscela Pop, anzi `Pop-snob`, con beneplacito della `Pippola record`.
Snobbatevi:

Anzitutto il nome della band. Credo sia molto significativo nello spiegare la vostra visione musicale.
Mi raccontate qualcosa al proposito?

Andrea: Scegliere un nome è uno dei momenti più difficili per una band. Ma per noi non è stato così, mi pare. É andato bene subito. É uno strano processo mentale che abbiamo seguito, guidato da intuizioni sinestetiche, colori, profumi, forme, e associazioni intellettuali, Romanticismo ed eleganza, Barocchismo e sofisticazione.

Come e nata la vostra amicizia, e cosa vi legava per iniziare un`avventura così carina?
Andrea: In verità è nato prima il progetto, poi la nostra amicizia. Flavio era tornato a Roma da poco. Io facevo l'Università e suonavo nei LaserTag. Invitato da Pierluca (basso, LaserTag), una sera Flavio venne in sala prove a via Capo d'Africa per una jam. Io e Flavio ci eravamo già visti, ma non c'eravamo ancora parlati, neanche presentati, credo. A Roma in quel periodo ci si incontrava spesso al Traffic. Quella sera fu molto divertente. Quando arrivò Flavio noi stavamo completamente fuori. Cosa suonammo nessuno se lo ricorda, ma di certo erano veri capolavori! Ci fu molta libertà . Io suonavo un organo elettronico anni 70 della wizard, che fa ancora parte del set dei Laser Tag. Alla fine delle prove Flavio mi fece `la proposta`: un duo di tastiere e voci, musica da cameretta, neo-barocca. Lui di sicuro aveva già quasi tutto in mente. Io risposi: `ma io non so suonare!`. Era tutto diverso allora, la percezione di noi e del presente. Poi andammo via in macchina a casa di Pierluca e lì, in preda ad una crisi sonora, continuammo la jam, suonando quello che capitava. Io e Flavio ci lasciammo con un appuntamento incerto, per una tal mattina alle undici in sala prove a cui non mi presentai: non l'avevo preso sul serio. Per fortuna Flavio sì.

Come siete arrivati a concepire il sound delle Rose? C`è un leader, o siete entrambi l`uno parte dell`altro?
Flavio: Le nostre produzioni sono cambiate molto nel corso del tempo, nei suoni e nel metodo compositivo. Questo perchè abbiamo ascoltato molta musica del passato e seguito con attenzione l'affermazione degli stili più recenti. Ci dividiamo le mansioni, ci facciamo trascinare dalle emozioni durante il lavoro. Quando si decide di mettere su una band è perchè si condividono idee da sviluppare, c'è uno scambio soprattutto di opinioni e di visioni. Il concetto di leader non fa parte della nostra cultura.

Chi scrive i testi e chi la musica?
Andrea: Tecnicamente, si parte da un'idea di canzone, un bozzetto, un provino, idee antiche, motivetti cantati in metró. Spesso vengono fuori dai nostri appunti segreti, oppure dall'improvvisazione in sala prove. In ogni caso diventano un brano de le Rose solo quando appartengono a entrambi, quindi sono sempre sottoposte ad una revisione comune. A volte io ho messo un testo su un pezzo di Flavio. A volte Flavio ha arrangiato una linea di basso per una mia canzone. L'iniziativa parte da ambo le parti. Per quanto riguarda gli arrangiamenti e il lavoro tecnico, è Flavio che se ne occupa.

Quali sono i vostri strumenti musicali inseparabili? Con cosa create il sound delle Rose?
Flavio: Andrea porta le canzoni nuove sempre dopo essere tornata dalla casa al mare, dove ha il pianoforte e in studio le esegue con una tastierina della Amstrad. Io non mi separerei dagli strumenti che entrano in una tasca e dal multitraccia BOSS BR-600 che mi permette di registrare le idee in ogni luogo mi trovi. Le canzoni vengono arrangiate principalmente con svariati sintetizzatori tra cui il Virus, il Microkorg, inseparabili alle prove. Poly800, TX802, VZ-8M, MT-65 in studio. Nonostante siamo degli appassionati di macchine, quasi metà dell'opera viene elaborata al computer e in questo caso potrei dire che un altro strumento inseparabile è il mio PowerBook G4 del 2001. Molte cose le decidiamo anche in studio a Firenze, dove abbiamo la possibilità di integrare la parte elettronica con strumenti acustici.

So che avete altri cantieri musicali aperti, di diversa estrazione musicale. Da dove arriva il Pop delle rose? Posso saperne di più dei vostri diversi progetti?
Flavio: Il pop arriva nel momento in cui diventi consapevole di fare musica professionalmente, è automatico. Nonostante la parte sperimentale che ci viene tramandata dai progetti antecedenti, molto presente, la leggibilità della nostra musica rimane quasi immediata, sostenuta dalle melodie vocali che diventano protagoniste della comunicazione. Io suono nei Nastro dove prendiamo derive noise su ritmi dance. Poi porto avanti da parecchi anni il mio progetto solista incentrato sullo sviluppo della micromusic, che rimane la cosa più intellettuale che faccio in musica.
Andrea: Il pop ce l'abbiamo nel Dna. Io le canzoni le faccio da quando avevo nove anni. Ho sempre un motivo in testa, sotto la doccia, mentre mi allaccio le scarpe, mentre faccio la strada di casa. Io suono in due band. La prima è LaserTag che si è esibita diverse volte a Roma. E` un progetto che dura da anni, tra sperimentazioni, auto-coverizzazioni, progetti trasversali e registrazioni. L'altro è recentissimo, Catering, in cui siamo quattro ragazze, tra cui mia sorella: pop malato e ironico, con aspirazioni dance colorate.

I vostri idoli? Rendeteci partecipi...
Andrea: Noi siamo quelli che abbattono gli idoli. Ci idolatriamo l'un l'altro, spesso. Ci sono delle grandi persone, lontane e vicine, vive e morte. Non solo nella musica.

La canzone che avreste voluto fosse delle Rose?
Andrea: La casetta in Canadà . Il testo più popolare che ci viene in mente. E poi un bel concept.

Lo stilista preferito delle Rose?
Andrea: Trussardi, Missoni, Gattinoni, bellissimo in genere tutto il made in Italy.
Flavio: Moschino, Fiorucci per attitudine e legame affettivo storico.

Lo scrittore preferito?
Andrea: Melville, ma la prossima intervista dirò Carroll.
Flavio: Ardengo Soffici.

Quali sono i dischi che vi hanno influenzato? Qual è il disco in assoluto delle Rose?
Andrea: Credimi, è impossibile che ce ne sia uno solo. Ma tributerò per sempre Clandestine Anticipation dei Krisma, per l'importanza che ha avuto in Italia.
Flavio: La lista anche per me è sconfinata, uno molto importante è sicuramente Carboni del 1992.

Cosa ascoltate la mattina col caffè?
Andrea: Il mese scorso Tom Tom Club, ora Expresso 2222 di Gilberto Gil.
Flavio: Il traffico alternato a periodi di musica da ballo di tutte le epoche.

Credo che nella vostra musica ci sia l`influenza della club culture, siete dei frequentatori di discoteche o preferite andare al cinema?
Andrea: Non ci neghiamo nulla! Flavio va in discoteca, io al cinema.

Parlatemi della comunione con la Pippola records?
Flavio: Tutto è iniziato in una mattina che Matteo Zanobini dopo essersi alzato con il ritornello di mi dice sì in testa, ci ha scritto per prendere un appuntamento. Era un freddo pomeriggio di novembre, c'era la prima nevicata dopo l'estate. Di ritorno da un concerto a Milano mi fermai a Firenze. Andammo in un bar vicino alla stazione Rifredi. Conversammo a lungo dei desideri, le ambizioni, ci scambiammo le ultime produzioni. Passò tutto l'inverno, ad aprile lavorammo insieme negli studi fiorentini su Mi dice sì e Schumann. C'era una bella sinergia, l'entusiasmo, era nato qualcosa di nuovo.

Perchè in un periodo in cui la musica e fruibile con il Free Sharing, voi preferite una label, e l`uscita con un singolo in vinile?
Andrea: Perchè la tradizione si sposa bene con l'innovazione.

Pensate che Roma sia la città adatta alle Rose? Quale sarebbe la città delle Rose?
Andrea: Anche David Byrne cercava una città perfetta in cui vivere. Tutte le città d'Italia lo sono per noi, si potrebbero mettere insieme l'imponenza della capitale, il mare e la vista su Capri di Napoli, le strade e le vetrine di Milano, l'architettura di Firenze. Ci stiamo avvicinando.
Flavio: Aggiungo l'austerità di Sulmona, il silenzio di Orvieto, la contaminazione stilistica di Palermo e Perugia.

Preferite i grandi spazi o gli intimi e fumosi club della capitale?
Andrea: Un luogo che sia stato progettato per l'ascolto, in cui il concerto sia un'esperienza di suono.

I prossimi progetti delle Rose? La vostra più grande ambizione?
Andrea: Dopo l'uscita del singolo, lavoriamo all'album. Intanto suoniamo in giro per l'Italia. La nostra più grande ambizione? Ovunque portare la festa.

Le vostre prossime date?
Andrea: Siamo domenica prossima a Radio Città Aperta da Gianluca Polverari e l'11 al Circolo degli Artisti a Roma, il 6 luglio al Magnolia di Milano, il 10 settembre al Barrio di Torino.


Link:
www.myspace.com/ascoltalerose



ANGOLI MUSICALI 2016  
  Torna al Menù Principale
 Archivio dell'anno 2011 ...

Gianluca Becuzzi e Fabio Orsi (intervista)  

Zeitkratzer  

Françoise Hardy & Sandie Shaw  

the Dead C  

Extreme (intervista a Roger Richards)  

ALTER@!  

Mark Hamn (intervista)  

ricercare la parola  

EAQuartett / EASilence / EAOrchestra / Grim  

Satan is my Brother / Yellow Capra: intervista a Luca Freddi  

Liu Fang  

Stefano Giust  

Paul Lemos (Controlled Bleeding)  

tim buckley  

John Butcher (intervista)  

le rose (intervista)  

gravida  

eugenio sanna (intervista)  

Daniele Brusaschetto (intervista)