Colleen (intervista)    
di Alberto Carozzi





Questa intervista è concessa in occasione dell`uscita di “Les Ondes Silencieuses”, disco che abbinato ai primi due potrebbe completare un`ipotetica trilogia oppure segnare semplicemente una nuova tappa di un percorso che sta portando alla musica qualcosa di realmente innovativo.
Alle spalle Colleen ha già cinque pubblicazioni in nemmeno due anni, due intensi anni di studi, esercizi, approfondimenti per perfezionare un linguaggio che prova ad unire ricerca e tradizione, sperimentazione e classicità , tutto all`insegna delle sonorità acustiche.
E qui Cécile Schott racconta la sua crescita artistica ed il progressivo raggiungimento di una consapevolezza rispetto ad un`idea di musica (purtroppo) atipica.

Un ringraziamento a Milena Montalbano per l`aiuto nella traduzione
Le foto in studio sono di Aude Sirvain, quelle dal vivo sono state scattate a Chiasso il 18 novembre 2006 in occasione del Transit Festival

colleen_by_aude_sirvain
Questo disco sembra bruciare i ponti con i tuoi lavori precedenti, noto un approccio differente. Senti di aver chiuso un capitolo per incominciarne uno nuovo? Pensavi già di arrivare a questo risultato ai tempi delle tue prime composizioni?
La sensazione di aver chiuso un capitolo è esattamente quello che provo, dato che i miei lavori precedenti poggiavano molto su loops, ripetizioni, manipolazioni del suono. C`è stata già un`evoluzione dal primo al secondo album, non solo perchè il primo conteneva campionamenti di altri dischi ed il secondo invece strumenti suonati da me stessa, ma anche perchè c`erano meno loops e più libertà e complessità nelle canzoni stesse.
Quindi il secondo album ha posto le basi per quello nuovo, nel senso che mi ha fatto capire che potevo creare musica da sola e non solo campionando dischi di altri autori, e mi ha dato molta energia e fiducia nel conservare e seguire le mie aspirazioni musicali.
Da molto tempo sognavo di suonare la viola da gamba a di realizzare un album con quello strumento ed altri per me molto evocativi (la spinetta, il clarinetto, crystal glasses...) ed è quello che ho cercato di fare con questo nuovo album.
Devo aggiungere che già dal secondo album ho cominciato a suonare la viola, ero molto impressionata dal suono che ne usciva, non perchè la suonassi bene (ero solo agli inizi), ma perchè era evidente che quello era il suono che ho sempre cercato in uno strumento.
Le prime composizioni hanno iniziato a prendere forma sei mesi dopo che ho iniziato a suonare la viola, poi c`è voluto ancora un po` di tempo per registrare le composizioni che erano già pronte, o per lavorare ad alcune nuove mentre l`album veniva registrato (alcuni brani sono nati proprio durante le registrazioni).
Recentemente ho riascoltato il disco e devo dire che l`ho `sentito` per la prima volta per come è, perchè quando lavori ad una cosa sei troppo vicino a quello che stai facendo per averne una visione d`insieme, e mi sono sorpresa di quanto sia estremamente minimale, tranquillo e ricco di momenti di silenzio.

Forse sto contraddicendo me stesso, ma vedo anche un`evoluzione rispetto al tuo primo disco (“Everyone Alive Wants Answers”), interamente caratterizzato da samples, al secondo (“Golden Morning Breaks”) con samples ed alcuni brani suonati, fino a quest`ultimo, senza samples. Com`è cambiata la tua percezione musicale?
Certamente la chiave di volta è il passaggio dall`utilizzo di samples al loro accantonamento. Ma il cambiamento è dovuto anche ad altri motivi pratici, per esempio avere più tempo da dedicare alla musica, ed essere oggi quella che chiameresti una musicista `professionista`.
Quando ho composto i brani che son finiti sul primo album, stavo studiando per diventare un`insegnante d`inglese, ed ho poi praticato il mio primo anno d`insegnamento. Musicalmente parlando i samples erano un mezzo per fare da sola la mia musica `ideale`. Era un`esplosione di creatività , perchè fino a quel momento sapevo suonare solo la chitarra, ed i samples erano uno strumento economico per fare cose che sembravano non avere alcun limite creativo.
Un anno dopo l`uscita del primo album ho iniziato ad essere insegnante part-time ed è lì che mi son messa a suonare gli altri strumenti, realizzando che volevo realmente suonare tutte le parti, e questo mi ha guidata al secondo album.
Infine, lo scorso anno ho smesso di insegnare, focalizzando tutta l`attenzione sull`essere musicista, e raggiungendo una visione più completa di quello che volevo fare con la mia musica, soprattutto perchè la mia ambizione è sempre stata quella di realizzare album differenti l`uno dall`altro, non tanto per un desiderio di `cambiare per il gusto di cambiare`, ma perchè non mi ci vedo a far sempre le stesse cose.
Musicalmente parlando, grazie alla viola ho scoperto che il silenzio era qualcosa che non avevo mai esplorato realmente prima, perchè nella mia musica c`era quasi sempre qualche suono presente. Inoltre, non usando loops era anche più semplice pensare a delle variazioni melodiche ed armoniche.
live_in_chiasso_by_alberto_carozzi Vorrei aggiungere infine che nel prendere lezioni di viola con un ottimo insegnante mi ha fatto capire l`importanza dell`interpretazione: a seconda di come esegui una parte, il risultato può essere molto emozionante ed evocativo, oppure totalmente vuoto e piatto. Così ora cerco io stessa di essere un`interprete, mentre prima non mi ponevo questo problema. Questo ha creato in me una nuova forma di pressione, dato che ci vogliono anni per padroneggiare uno strumento, e su questo fronte devo ancora imparare quasi tutto, ma è davvero eccitante essere spinti verso questo aspetto del fare musica.

“Les ondes silencieuses” è un disco istintivo o l`hai meditato a lungo prima di registrarlo? C`è molta improvvisazione?
Ho pensato a lungo a come volevo sembrasse il nuovo album: musica suonata su strumenti classici o barocchi - la viola da gamba (l`antenato a sette corde del violoncello), la spinetta (un piccolo clavicembalo), il clarinetto, la chitarra classica, bicchieri di cristallo - che non fosse un pastone di musica d`epoca, o meramente un album neo-barocco. Questo desiderio ha agito come una linea guida mentre stavo provando svariate cose sugli strumenti, e mi ha aiutata ad eliminare le parti più `deboli`.
Così come nei miei precedenti lavori, è un insieme di `improvvisazione` sugli strumenti (improvvisazione nel senso più ampio del termine: come un cantautore pop che prende in mano la sua chitarra e vede cosa ne esce) ed altre cose più `ragionate` che avevo già in mente.

Mi immagino “Les Ondes Silencieuses” come un album per ensemble da camera, così lontano da quello che siamo abituati ad ascoltare oggi. E penso che questo sia dovuto agli strumenti utilizzati, ma anche proprio a come suonano, come se trovassero la loro naturale dimensione. Come si sono svolte le sessioni di registrazione?
Ho avuto un problema molto grosso all`inizio della registrazione dell`album, perchè ho cercato di registrarlo nello stesso modo in cui ho registrato il secondo, a casa mia, nella mia stanza, con un equipaggiamento molto povero. Ma quello che va bene per un album non è detto che vada altrettanto bene per un altro.
Nel secondo album, molti strumenti avevano un suono alterato a causa della scarsa qualità della mia attrezzatura (per esempio, alcune persone pensavano che la chitarra fosse un`arpa, che il glass harmonicon fosse un music box, etc..). Così quel limite venne trasformato in una risorsa creativa, soprattutto perchè ho utilizzato molto il computer per cambiare il timbro dei suoni, e questo ha un effetto notevole su come uno strumento viene percepito.
Ma questa volta disponevo di strumenti così buoni che il mio obiettivo è diventato quello di registrarne il suono per quello che è, e per fare questo occorrono buoni microfoni ed un buon equipaggiamento, così come -in teoria - uno spazio ideale per lavorare. Non avevo soldi per andare in uno studio, e non sono abituata a registrare in uno studio con degli estranei, di solito cerco di stare in un ambiente confortevole, e quando mi viene un`idea la registro.
Ho chiamato Emiliano Flores, che si era occupato del master dei miei lavori precedenti, sapevo che aveva già fatto registrazioni con altri musicisti, e che poteva essere interessato a registrare strumenti un po` particolari.
Così abbiamo cominciato le registrazioni nella mansarda della casa dei suoi genitori nei sobborghi di Parigi con degli ottimi microfoni, ed ho capito definitivamente che non sarei più tornata a registrare da sola con i miei mezzi.
Abbiamo registrato lì metà album, brani già pronti che non necessitavano molto lavoro di editing al computer. Successivamente ho preso parte dell`equipaggiamento e l`ho portato a casa mia per registrare il resto personalmente (in sostanza le tracce di viola a più parti ed il brano alla spinetta), dato che per questi brani dovevo registrare diverse parti e `costruire` il pezzo una volta registrato. Abbiamo poi lavorato molto accuratamente alla produzione per renderla più realistica possibile: quando avevamo bisogno di un`eco, abbiamo cercato di utilizzare un reverb di alta qualità , registrandolo in un luogo reale, cercando di non esagerare perchè non suonasse artificiale. colleen_by_aude_sirvain Nei brani con più parti di viola abbiamo cercato di fare in modo che sembrasse un ensemble che eseguiva insieme il brano spostando il panning di alcuni brani a sinistra e altri a destra, per riprodurre l`effetto stereo che si avverte quando si assiste ad un`esecuzione (per questo consiglio alle persone di ascoltare l`album con delle casse disposte bene, o con delle cuffie).
Credo di aver imparato molto nel realizzare questo album, e mi sento fiera di aver ottenuto una qualità del suono così professionale, nel senso positivo del termine, non significa troppo pulito o sterilizzato. Non voglio che la mia musica venga sistematicamente correlata ad un suono artigianale, ma neppure a qualcosa di `accademico`.

Le partiture sono così definite per le tradizionali peculiarità espressive degli strumenti che si ha l`impressione che le composizioni vengano suggerite dagli strumenti stessi. In che modo questi sono un`ispirazione per te?
Da un po` di anni a questa parte sono affascinata dagli strumenti acustici, in particolare quelli di epoche remote, o provenienti da luoghi non-occidentali. Ritengo che la gamma di strumenti utilizzati in questo periodo in molta musica occidentale sia molto ristretta comparata alla quantità di strumenti esistente, e inoltre sono convinta che la viola da gamba abbia una sonorità molto moderna che può essere esplorata con creatività . Quindi gli strumenti sono assolutamente un`ispirazione di per se stessi, in particolare la viola per la sua risonanza naturale che ti dà l`impressione di sentirne il suono prolungato anche dopo che le note sono state suonate.

Leggendo alcune tue riflessioni percepisco un grande amore e rispetto per i tuoi strumenti che si manifesta in un rapporto carnale fra te e loro (mi riferisco per esempio al titolo del tuo lavoro precedente, “Colleen Et Les Boîtes A Musique”, come se quegli oggetti stessero vivendo e suonando con te..). Puoi parlarmi di quelli che hai utilizzato in “Les Ondes Silencieuses”?
live_in_chiasso_by_alberto_carozzi Nel XVI e XVII secolo la viola da gamba era lo strumento a corda più diffuso prima che il violino ed il violoncello gradualmente prevalessero fino a sostituirla definitivamente nel XVIII secolo. Ha sette corde di budello, così come i tasti; la tecnica d`esecuzione con l`archetto è differente, e si presta anche per suonarci accordi (un po` come sulla chitarra), queste caratteristiche le conferiscono un suono differente da quello del violoncello.
La spinetta è un piccolo clavicembalo, avrei preferito un vero clavicembalo, ma sono difficili da trovare e quindi mi sono dovuta arrangiare con una spinetta presa in prestito.
Il clarinetto mi ha attratta per la sua versatilità , può essere associata alla musica jazz come a quella classica o contemporanea, così come altri strumenti a fiato non-occidentali.
Ho utilizzato la chitarra classica per il suo timbro morbido, non la si sente spesso nella musica di oggi (di solito si ricorre alla chitarra folk), ed i cristalli sono un riferimento a quelle meravigliose invenzioni del XVIII secolo come la glass harmonica o la glass harp (serie di bicchieri o tazze di vetro intonate), tra l`altro anche un`ottima dimostrazione di come si possa fare musica con un sacco di oggetti quotidiani!

Classicità , tradizione, impressionismo, romanticismo, avanguardia... Senti su di te queste influenze?
Mi sento sempre a disagio quando mi si chiede delle mie `influenze`. A volte mi sembra un concetto un po` artificiale perchè è molto difficile tracciare una linea che definisca quanto una cosa ti ha influenzato oppure no. Naturalmente in questo disco gli strumenti stessi ed il contesto nel quale si sono sviluppati mi ha influenzato. Ma credo che ogni cosa positiva o persona che incontri nella tua vita può avere una certa influenza su di te: un grande film, un musicista, un libro, una bella città o un panorama...
Di recente sono stata molto stimolata a lavorare intensamente durante una collaborazione con una coreografa e ballerina franco-svizzera, Perrine Valli, per una piece intitolata “Series”. live_in_chiasso_by_alberto_carozzi Io ne ho realizzate le musiche, e ci siamo incontrate molte volte per studiare la relazione tra la musica e la coreografia, mi ha impressionata moltissimo vedere quanto duramente lei lavorasse, ed ho visto un`affinità fra la sua situazione e la mia, perchè lei era la coreografa ed unica ballerina nella piece, così come io compongo e suono tutto da sola. Osservare la sua disciplina, e tutto il tempo che sta rinchiusa nel suo studio a lavorare, mi ha fatto capire come avrei dovuto lavorare io stessa.

Potresti brevemente illustrare il tuo percorso musicale dagli inizi? Hai fatto studi accademici?
Non ho un background legato alla musica classica ed ho imparato a leggere musica solo due anni fa, quando ho incominciato a suonare il violoncello. Anche oggi non sono così brava a leggere le partiture, anche se voglio migliorare ed imparare a scrivere musica correttamente.
Ho iniziato a suonare la chitarra (prima acustica, poi elettrica) all`età di quindici anni, principalmente perchè avevo sviluppato una enorme passione per i Beatles ed ho sentito il bisogno di suonare lo strumento più tipicamente associato alla musica pop, cioè la chitarra.
Successivamente mi sono appassionata a bands quali i Pixies, i Sonic Youth, i My Bloody Valentine, ed alle scuole superiori mi son messa a suonare in una band `noise`.
Dopo un paio d`anni la musica pop/rock mi aveva stancato e volevo scoprire e suonare altro. Ho cercato di fare alcune cose da sola, ma con solo una chitarra ed un registratore a 4 tracce non era facile. Lo shock più forte a quel tempo fu ascoltare il primo disco dei This Heat. Avevo vent`anni, e quel disco mi ha talmente impressionata che mi ha quasi scoraggiata a fare qualunque tipo di musica per i successivi due anni.
Il passo successivo più importante è stato comprare un computer (inizialmente non per fare musica, ma per scrivere la mia tesi di laurea), procurarmi un software musicale tramite un amico ed andare nelle biblioteche pubbliche di Parigi (mi ero appena trasferita a Parigi) a prendere a prestito tonnellate di dischi. Così è iniziato il progetto Colleen.

Come ti trovi a lavorare in un contesto più vicino alle tendenze new-wave ed elettroniche? Vedi qualcosa di particolarmente interessante?
Non vedo nessuna connessione con la musica new-wave. Quanto alla musica elettronica, credo che purtroppo le cose migliori siano già state fatte e la maggior parte di quello che esce oggi è solo un pallido rifacimento o addirittura una copia di ciò che è stato realizzato negli anni novanta o nei primi del XXI secolo da musicisti realmente sperimentali, come Autechre, Oval o Fennesz.
A parte questi nomi, le cose più interessanti in musica elettronica - secondo me - risalgono all`età dei pionieri degli anni cinquanta e sessanta (la “OHM” compilation offre un`ottima visione di quel periodo).
Posso capire che la mia musica precedente possa essere associata al genere `elettronico` per l`uso di loops, ripetizioni e minimalismo, ma tutti quei suoni erano sempre acustici, e con il nuovo album essa non potrà più essere etichettata come `elettronica`.

Sul tuo sito web (www.colleenplays.org) c`è una bellissima sezione chiamata “Colleen`playground”, un vero e proprio archivio di tutte le tue considerevoli esperienze musicali di tutte le epoche. Quale senti più vicina a te? Hai mai desiderato vivere in un`altra epoca?
Non saprei scegliere, e non c`è motivo di scegliere uno stile o un`epoca musicale. So che può suonare bizzarro, ma ora sto ascoltando moltissima musica degli anni sessanta! Il mio album è lontano miglia dalla muica soul degli anni sessanta, ma non significa che io non possa divertirmi ed apprezzare qualcosa che sia lontano da quello che sto facendo musicalmente. A seconda di come mi sento, posso ascoltare free jazz, pop, musica barocca, o molte altre cose...
Detto questo, non ho ascoltato molta musica negli ultimi due anni perchè ho passato così tanto tempo a suonare (sia per esercitarmi, per suonare dal vivo, per comporre o registrare) che mi è mancato il tempo per ascoltarla come si deve, non mi piace mettere su un disco e poi fare altro.
Non ho mai desiderato vivere in un`altra epoca, sono abbastanza felice di vivere in questa, anche se a volte guardando documentari sugli anni sessanta penso sia stato incredibile essere testimoni di tutti i cambiamenti capitati alla musica in quel periodo.

Sembra che ormai tu abbia trovato un equilibrio stilistico. Dall`inizio stessa etichetta, stessa produzione (con Emiliano Flores), stesse grafiche. Il tuo stile è riconoscibile non solo nella musica ma anche nelle copertine dei tuoi album. E` una parte di te, una cornice di quel che ti sta attorno, o una serie di forti amicizie?
C`è una spiegazione molto semplice e terra a terra per la pubblicazione di tutti i miei album sulla stessa etichetta: come la maggior parte degli artisti ho firmato un contratto per tre album! Essere con la Leaf mi ha comunque aiutato moltissimo per la sua reputazione internazionale: so che se avessi realizzato il mio primo album con un`etichetta francese non avrei venduto così tanti dischi e non sarei stata a suonare in così tanti posti.
Emiliano Flores ha lavorato al mastering dal mio primo album in avanti, ma è la prima volta che viene coinvolto anche nella registrazione e nella produzione. Nei dischi precedenti ho fatto tutto da me a casa mia, eccetto per “Colleen Et Les Boîtes à musique” per il quale venni aiutata dal mio grande amico John Cavanagh, musicista e conduttore radiofonico di Glasgow, dotato di un`enciclopedica conoscenza della musica e di una splendida collezione di oggetti musicali, compresi i musicboxes.
Sono molto grata a Emiliano per l`aiuto che mi ha dato nella registrazione di questo album. Sono sempre stata molto soddisfatta del suo mastering e non vedo perchè dovrei rivolgermi a qualcun altro.
Quanto alle grafiche, la copertina del mio primo album è stata disegnata da un illustratore francese, Florence Manlik, ma dopo quell`album ho incontrato Iker Spozio, un illustratore italo-spagnolo il cui lavoro corrispondeva a quello che stavo cercando: qualcosa di `classicamente` bello che appaia un po` fuori dal tempo, che è poi il modo in cui cerco di fare musica. Inoltre questo rapporto funziona così bene che non ho nessun motivo di cercare altrove!

I brani di “Les Ondes Silencieuses” evocano quiete, solitudine, sensazioni malinconiche. E` qualcosa che insegui? Oppure si tratta di reali stati d`animo che cerchi di trasferire nella musica? O magari non ho capito niente del tutto..?
Bene, penso che le impressioni che la musica suggerisce siano soggettive. Mi rendo conto certamente che l`album non contenga musica festaiola, tuttavia sono così eccitata quando compongo che non c`è spazio per sensazioni malinconiche.
Penso che l`album possa evocare solitudine perchè in alcuni brani è impiegato un solo strumento, e questo pone la musica sotto una luce particolare che può senza dubbio evocare l`idea di `stare` da soli (non di `sentirsi` soli, se mi sono spiegata).
Il titolo stesso, “Les Ondes Silencieuses”, spiega il mio modo di percepire l`album: se per `ondes` si pensa alle onde sonore che fluttuano nell`aria (significa anche `acqua cheta`), allora è così che intendo la musica: in superficie tutto sembra tranquillo, ma sotto si agita qualcosa. Si può anche collegare al proverbio [In inglese: «Still waters run deep» - NDT]: «Le acque chete rovinano i ponti», che significa appunto che sotto una superficie apparentemente calma c`è fermento.

I titoli dei brani si riferiscono ad un immaginario marittimo. Forse, per lo meno nella tua testa, non è stata Parigi ad ispirarti..
Dal punto di vista dei titoli cerco di riferirmi a cose che mi piacciono o che mi piace sognare, ed il mare e l`acqua in generale sono fra gli elementi che più amo e verso i quali cerco di rifugiarmi ogni volta che sento il bisogno di `ricaricare le batterie`, come diciamo in francese.

Continuerai a far tutto da sola? Mi riferisco in particolare ai tuoi sets live, ti servirai ancora della tua `loop station` o magari stai pensando di riarrangiare i brani?
live_in_chiasso_by_alberto_carozzi Al momento suonare con altre persone non è fra le opzioni. Innanzitutto non conosco musicisti adatti, e mi troverei in imbarazzo a chiedere ad altre persone di suonare la mia musica senza metterci la propria creatività , che poi è il bello di suonare insieme. Quindi direi che se cominciassi a suonare con altri musicisti cambierebbe la natura del progetto, a partire dal nome `colleen`. Mi piacerebbe senz`altro suonare con altri musicisti, ma dovrei trovare persone con in comune un punto di vista sia umano che musicale, e questo non è mai facile.
Anche a livello pratico, sarebbe estremamente oneroso suonare con una band, è una difficoltà concreta che incontrano tutti i piccoli gruppi che cercano di suonare dal vivo e poi si rendono conto che fanno fatica ad arrivare alla fine di un tour.
Come per il mio secondo album, è difficile riprodurre dal vivo i brani di questo, ad eccezione di quelli per sola viola ed uno dei brani per chitarra e clarinetto. Gli altri brani invece sono stati assemblati al computer, per esempio con tre o quattro parti di viola, e sarebbe fisicamente impossibile per me suonarle contemporaneamente, anche con l`aiuto dei miei pedali.
Tuttavia ho una discreta quantità di altri pezzi, o estratti dal secondo album o altri che eseguo solo dal vivo, e cerco di vederlo come un vantaggio, non come un limite.


discografia:

Everyone alive wants answers” - Leaf - 2005
The Golden Morning Breaks” - Leaf - 2005
Mort Aux Vaches” - Staalplaat - 2006
Colleen et les boîtes à musique” - Leaf - 2006
Les Ondes Silencieuses” - Leaf - 2007



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