Sandro Perri (Polmo Polpo) - Intervista    
di Matteo Uggeri (Un grazie a Gaia Margutti per l`aiuto)




Se amate le rigide distinzioni tra generi musicali e gli artisti che seguono la stessa direzione per anni, bene, Sandro Perri non fa per voi. Questo italo-canadese (forse più conosciuto con il buffo moniker di Polmo Polpo) nella sua ancora breve carriera è passato dagli esordi minimal techno di “The Science of Breath” alle ballate acustiche del suo ultimo lavoro, che ha già nel titolo una dichiarazione d`intenti: “Sandro Perri plays Polmo Polpo”, dove il nostro rivisita alcune sue stesse composizioni (nate come brani prevalentemente elettronici) con chitarra acustica e voce.
Come se non bastasse, Sandro si districa tra parecchi progetti collaterali, non ultimo quello di Dot Wigging, nato e conclusosi nello spazio di un EP, stroncato dalla morte prematura del suo amico e collaboratore Todd Fox, che ha saputo lasciare una traccia importantissima nella poetica di questo compositore, polistrumentista, produttore e, in una sola parola, Musicista.


Bene, iniziamo con una domanda molto `nazionale', che può risolvere la curiosità che il tuo nome suscita nel nostro paese. Qual`è il tuo legame con l`Italia? Pensi che il tuo background, anche musicale, sia influenzato dalla musica di questo paese?
Mio padre è nato a Roma, ma è originario della Calabria. Non parlo molto bene italiano, ma chiaramente è una lingua a me familiare. La melodicità dell`italiano è bellissima, ed ha una forte qualità ritmica che amo, il modo in cui tutto rotola fuori dalla tua lingua in un momento, come se tu stessi proiettando piccoli ciottoli dalla tua bocca. E` incredibile, a differenza dell`inglese che è uno dei linguaggi più piatti cui posso pensare.

Conosci degli artisti di oggi o del passato che ti hanno influenzato o che ti piacciono?
Sicuramente Ennio Morricone più di chiunque altro. Sono stato un vorace consumatore della sua musica per anni. Poi anche Nino Rota e Roberto Cacciapaglia sono incredibili. Alcuni altri tra i miei preferiti sono Stefano Scodanibbio, Luigi Nono, Roberto Pregadio e i Goblin.
Ho comprato un disco di Fabrizio De Andrè in un mercatino delle pulci a Roma, ma non credo sia il suo disco migliore. Ho sentito che è grandioso ma vorrei sentire qualcosa di più.

Molti dei musicisti da te qui citati appartengono al così detto panorama della musica `colta` contemporanea. Ciò mi riporta al fatto che ho avuto l`impressione che, nel al momento in cui ho ascoltato per la prima volta il tuo "Like Hearth Swelling" tu avessi una grossa preparazione musicale...
Ho studiato teoria e pratica musicale a livello amatoriale ed a scuola per 10 anni. Avevo dei maestri ma ho fatto anche un sacco di studio da auto-didatta. E molto di ciò che significa suonare uno strumento riguarda semplicemente la confidenza, sentire la libertà di `suonare` ed avere una sana irriverenza per `il modo giusto`. Non so molto sul suonare la fisarmonica, o il violoncello o che altro, ma li ho entrambi suonati sui miei dischi abbastanza bene da ottenere da essi ciò che volevo. La mia capacità di improvvisazione è ovviamente prossima allo zero, ma è tutto un altro livello di abilità musicale. Dipende tutto dal risultato che vuoi.

In quel disco ci sono suoni di molti strumenti. Sei tu a suonarli, usi campionamenti o ti affidi a session man?
Eccetto dove sono stati accreditati altri musicisti, io suono quegli strumenti e mi occupo anche del lavoro di produzione nel mio studio personale. Non ho mai usato campioni da altri dischi, fatta eccezione la batteria in Kiss Me Again And Again.

Posso chiederti un elenco di tutti gli strumenti presenti in quel disco? Noto anche una sorta di influenza da parte della Penguin Cafè Orchestra. Li conosci?
Ci sono chitarre acustiche ed elettriche, lap steel, violoncello, viola, basso, sassofono, cassa, tamburello, charleston e due differenti sintetizzatori analogici in quel disco. Più un pizzico di radio ad onde corte. Molti dei suoni sono stati pesantemente processati, quindi si potrebbe dire che uno degli strumenti principali è in effetti lo studio stesso.
E sì, mi piace quanto ho sentito della Penguin Café, ma non rappresentano in nessun modo una mia influenza. In effetti è stato un altro giornalista italiano, Stefano Quario, che me li ha fatti conoscere, dato che anche lui trovava vi fossero delle connessioni.

Questo mi riporta ad una domanda che avevo già in mente di farti: sei coninvolto in moltissi progetti diversi. Mi puoi fare una sorta di mappa di essi?
Polmo Polpo è stato il primo, che originariamente consisteva in me da solo con elettronica e campionatori. Ho avuto occasionalmente sul palco con me altra gente, tra cui una band di sei elementi ad un certo punto del 2004. Poco dopo c`è stato Dot Wiggin, una collaborazione con un amico chiamato Todd Fox. Abbiamo lavorato assieme per circa sei mesi prima che lui morisse. Io ho poi pubblicato il 12 pollici un anno dopo, e ora un`altra traccia che avevamo fatto assieme, inedita, sta finalmente per essere pubblicata quest`anno, online e con alcuni remix. Poi c'è Glissandro 70, una collaborazione con Craig Dunsmuir, e si tratta più che altro di lui che scrive le canzoni e me le affida perchè io le arrangi, le suoni e le produca.
Ho iniziato anche una nuova collaborazione con un musicista di nome Ryan Driver, qui a Toronto, chiamata Double Suicide. Si unirà a me nel mio tou europeo questa primavera, dove io suonerò e canterò canzoni con un trio di improvvisatori, semplicemente sotto il mio nome. Dovremmo suonare in Italia verso maggio.

Tu sei un musicista molto eclettico, passato dalla techno minimale al folk acustico. Come mai ti piace cambiare così tanto? Si tratta di una sfida, di una scommessa, un modo per capire se puoi fare un buon disco in campi diffenti...? Dobbiamo aspettarci un tuo disco hardcore punk?
Una sfida, sì, ma non una scommessa [in realtà , Sandro distingue in inglese tra i due termini “challenge” e “dare”, ndt]. Si tratta di una naturale progressione, dato che sono in una posizione in cui ciò che voglio fare non è necessariamente facile. Mi piace ascoltare artisti che si muovono in diverse direzioni, che provano a spaziare verso approcci differenti mentre nel frattempo cercano se stessi. Mi piacerebbe che più persone lo facessero. Penso che sia bello provare diverse cose e piuttosto fallire se necessario... apprezzo lo sforzo.

In rapporto a questo, ed al fatto che suoni tanti strumenti, come fai dal vivo? Ho visto un tuo concerto qui in Italia e tu avevi solo il mixer e vari strumenti elettronici...
Dipende da cosa mi chiedono di fare, ed anche dalla logistica. Lì ho ha fatto un solo elettronico perchè è tutto ciò con cui stavo viaggiando. Non potevo portare troppe cose con me perchè viaggiavo in treno.

Hai mai avuto problemi con le etichette per via di questo tuo continuo cambio di stili?
Per ora, nessun problema, ma chissà !

Vedo che uno degli aspetti più nuovi, per così dire, della tua musica di adesso è la presenza della voce, e quindi di testi. Senti l`esigenza di comunicare qualcosa alla tua audience, oppure è solo il suono della voce a suscitare il tuo interesse?
Sono vere entrambe le cose, oro sono più a mio agio con le parole, ed ho iniziato a scrivere di più negli utlimi anni. Inoltre, amo cantare e amo le voci in musica. E` sempre la prima cosa che ascolto. Scrivere parole fa bene al cervello. Mi piace la combinazione di idee e suono. Mi piace suonare con la fonetica, i significati e la melodia, e quasi sempre canto melodie non appena mi vengono in mente. Credo che una mancanza di confidenza sia l`unica cosa che veramente trattiene dal cantare le persone fornite di orecchie, lingue e corde vocali funzionanti.

Di cosa parlano le tue canzoni? Per esempio, una delle mie preferite è Romeo Heart [da “Like Heart Swelling”, ndr], che è strumentale ma il suo titolo suona molto interessante...
E` una storia che parla di un paio di Alfa Romeo, e di un uomo che qualche volta ama le proprio auto più di chiunque altro. In realtà ci sono anche delle parole, ma non sono mai stato capace di registrarne una versione cantata di cui essere soddisfatto, così per ora ho pubblicato un`altra versione strumentale [sul disco “Plays Polmo Polpo”].

Puoi spiegare anche Requiem for a Fox?
Direi che è una delle mie canzoni preferite di sempre. Si tratta di una collaborazione postuma tra me e Todd Fox, dove lui è la `volpe` [in inglese appunto `Fox`, ndt] per la quale il Requiem è stato scritto. Abbiamo suonato assieme nel 1999, quando lui è affogato con il suo fratello gemello. Scrissi la prima metà del brano come pezzo strumentale e scrissi poi le parole alcuni anni dopo. Poi le ho miscelate con quella che è poi divenuta la seconda parte della traccia, ossia una variazione del tema che scrisse lui e che registrammo proprio appena prima che lui morisse, credo. La data è incerta, ma Todd aveva pile di nastri con degli abbozzi di brani fatti negli ultimi anni della sua vita. Era una persona straordinaria, un grande amico, ed un cantautore incredibilmente dotato.

...sembra che ogni brano che fai abbia una storia particolare. Questa di Requiem for a Fox è commovente... ora sarà diverso per me ascoltarla. Mi sembra di capire che la tua amicizia con Todd ha davvero cambiato la tua vita e il tuo percorso musicale. Se la cosa non ti imbarazza, vorrei chiederti se pensi che la tua musica sia cambiata dopo la sua morte.
Sì, è cambiata, certamente. Lui mi ha incoraggiato, senza saperlo, a scrivere `canzoni` di nuovo. Tra l'altro all`inizio della nostra collaborazione scrissimo una bellissima ballata assieme, ed avevo dimenticato quanto fosse bello farlo. Anche il suo stile di produzione mi ha influenzato parecchio... aveva tirato fuori un suono incredibile dall`echoplex. Inoltre, è stato il primo a farmi conoscere Moritz Von Oswald e Thomas Köner, due artisti che hanno avuto una grande influenza su di me.

Che mi dici dei brani del tuo primo disco? Hanno titoli legati all`acqua ed al respiro: sono in qualche modo legati ai temi che hai appena menzionato in modo conscio o inconscio?
Non c`è una relazione conscia, ma forse è curioso ch`io pensassi a quei temi prima che un mio amico affogasse. Comunque "The Science Of Breath” [“la scienza di respirare”, ndt] trattava in effetti dei paralleli tra le differenti tecniche di respirazione di umani e... ehm... polipi. Per molti anni ho avuto quella che si potrebbe definire una piccola ossessione per polipi, e quando lessi, per esempio, che si muovono all`interno del loro ambiente usando il proprio `respiro`, io pensai che mi ricordava quanto avevo letto nel libro di yoga da cui ho preso il titolo dell`album. Ossia che il modo in cui respiriamo determina, in un certo senso, la maniera in cui ci muoviamo nel nostro ambiente... Più specificatamente, il modo in cui i nostri corpi si ossigenano è un fattore cruciale per come funziona il nostro sistema. Ero e sono tuttora in qualche modo affascinato da questi temi.

Il tuo ultimo disco contiene due brani molto dolci e del tutto inediti: Dreaming e Circles...
Ho ben tre brani intitolati Dreaming. Gli altri due sono Dreaming (Is Real) e Dreaming (...Again). Sono tutti collegati perchè sono usciti dallo stesso materiale originale, lo stesso accordo `chug-a-lug` [che minchia è?]. ...(Is Real) ha originato ...(...Again) che è poi diventata la versione vocale finale, chiamata solo Dreaming. Mi sento come se avessi trovato l`essenza solo in quest`ultima. L`unica menzione del titolo nel testo è la frase `you haven't the space and you've filled your time, and you don't dream` [`non hai lo spazio ed hai riempito il tuo tempo, e non sogni`]. Il soggetto del brano non può ricordare i propri sogni, e pensa perfino di non averne, e si prende in giro da solo.
Quando ho scritto Circles ho pensato inizialmente che fosse troppo stupida, ma poi l`ho rallentata e ci ho cantato sopra e mi sono accorto che suonava bene. Il testo opera a due livelli: il primo è quello su cui si appoggia la metafora, e il secondo è più letteralmente legato alla vertiginosa ripetizione della melodia, simile appunto all`effetto che si ha correndo in cerchio.

Abbiamo parlato quasi di ogni tuo album, ma non abbiamo menzionato "Kiss me again and again". Suona come una sorta di punto di contatto tra lo stile più elettronico del primo album e il feeling strumentale delle ultime cose...
Be`, il tutto è iniziato e finito in un paio di giorni, cosa rarissima per me. E` iniziato come un`estemporanea performance live per il terzo anniversario del festival Wavelength. Volevo suonare solo cover, ma poi mi sono praticamnete bloccato su Kiss Me Again, che ha finito per estendersi fino a divenire un brano di 30 minuti. Avevo pensato che le parti individuali funzionassero bene rallentate; ritardare la loro diretta relazione sequenziale ha avuto uno strano effetto su di me, come rallentare il tempo stesso, o congelare un fotogamma e contemplarne la luce prima di passare al successivo. Inoltre, l`idea di creare una `suite` a partire da strofa, ritornello e ponte, mi affascinava molto. E` una canzone spettacolare, e certamente non è ch`io stessi cercando di `farla meglio`, o di aggiungervi una cassa più potente o una bassline!

Per quello che so si tratta dell`unica tua release non pubblicata da Constellation nè da Audisensa... come mai hai deciso di farlo attraverso la (grandiosa, a mio parere) intr.version?
Loro volevano fare una serie di EP in edizione limitata, e io volevo pubblicare quel brano senza troppi sbattimenti legali. Ho pensato che fosse un buon modo per tenerlo abbastanza nell`ombra ma al tempo stesso per raggiungere le poche centinaia di persone nel mondo che potessero essere interessate. Non ho voluto dovermi occupare di nessuna questione legale, sebbene alla fine sia differente dall`originale.

Ho visto che in qualche caso sei anche l`autore delle grafiche dei CD, che sono di norma minimali. Quant`è importante per te questo lato delle tue produzioni?
Probabilmente dovrei curarmene di più di quanto in realtà faccia, ma semplicemente non ho una visione di questo. Penso sia divertente farlo, ma è tutto. Non baso tutto sulla copertina come fanno altri artisti. Noi siamo troppo pregiudiziali al giorno d`oggi sulle apparenze, incluse cose relativamente insignificanti come le copertine dei dischi. Ci sono delle orrende copertine là fuori che contengono al loro interno la musica più bella che ci sia. Vorrei che più gente si prendesse il tempo di esaminare ciò che c`è dentro quanto badano al look della copertina. Una volta ho letto che istoricamente, le civiltà sull`orlo del collasso sono ossessionate dalla bellezza fisiva/visiva nei loro anni finali. Direi che è lo stesso per noi ora.

Solita vecchia scontata domanda a fine intervista: hai qualche piano particolare per il futuro? Nuove collaborazioni, nuove sfide o cambi di stile?
Spero solo di poter ancora sviluppare ulteriormente il senso di quello di cui ho bisogno e che voglio dire in ogni dato momento, senza tener conto di quale risultato musicale ne sortisca. Mi sto concentrando nel finire le registrazioni di nuove canzoni da pubblicare nel 2007.

Discografia sintetica:
Polmo Polpo: "The Science of Breath" (Substractif, 2002)
Polmo Polpo: "Like Heart Swelling" (Constellation, 2003)
Polmo Polpo: "Kiss Me Again And Again" (Intr.version, 2005)
Glisandro '70: "GLissandro '70" (Constellation, 2006)
Sandro Perri: "Plays Polmo Polpo" (Constellation, 2006)


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