`A Path Made By Walking´

Autore disco:

Livia Ferri

Etichetta:

BUM! & Milk (I)

Link:

www.liviaferri.org

Formato:

CD, LP, D

Anno di Pubblicazione:

2015

Titoli:

1) Hyperbole 2) The Boss 3) Dots 4) Heritage 5) Patterns 6) Happy 7) Gratitude 8) Love 9) Hound Dog 10) A Good Day To Die

Durata:

46:44

Con:

Livia Ferri, Matteo Di Francesco, Andrea D`Apolito, Alessandro De Berti, Laura Loriga, Stefano Battaglia, Paola Fecarotta, Jack Jaselli

una personalità dirompente

x mario biserni (no ©)

Un disegno schizzato con la tecnica 1Line da Martha Ter Horst. Un tracciato. Una linea. Un percorso. Qualcosa che si snoda verso un finito/infinito, lasciando tracce, segni, suoni, voci, prima di approdare in un punto dell`infinito/finito.
E` così che vedo il nuovo disco, che fa seguito a “Taking Care” del 2012, della songwriter romana Livia Ferri.
Un insieme di punti, a delineare una linea non retta, tappe di un percorso accidentato che ha portato alla realizzazione di questo “A Path Made By Walking”. Tappe di un percorso che è ben indicativo di come si può produrre un disco in questo primo scorcio di millennio.
 Crowdfunding su IndieGoGo.com, un sistema per finanziare le proprie uscite discografiche che sta prendendo sempre più campo.
 Una cover della Confort Me di Feist, non inclusa nel disco ma diffusa su internet, a fare da forte richiamo e da apripista sia al disco sia nei concerti.
 Otto brani pubblicati in digitale, uno ogni 45 giorni, a partire dal Gennaio 2015 per arrivare a fine Novembre con la pubblicazione dell`ultimo brano, e dell`intero disco in formato fisico sia come CD sia come LP (con questa sequenza: Hyperbole il 26 Gennaio, The Boss il 10 Marzo, Dots il 21 Aprile, Heritage il 3 Giugno, Patterns il 15 Luglio, Gratitude il 1º Settembre, Hound Dog il 15 Ottobre, e A Good Day To Die il 30 Novemvre). Così chi acquista “A Path Made By Walking” ha già avuto modo di conoscerlo a fondo, e di comprenderne le qualità , nel suo timido dischiudersi al pari di una gemma fragile e preziosa.
Si è trattato di un iter produttivo singolare che però, come s`è detto, è piuttosto accidentato, comporta una serie di pericoli, potete immaginarli, e richiede una buona dose di coraggio.
Dove sta la sicurezza, ad esempio, che chi ha già in mano le versioni digitali dei brani corra poi a comprare il disco nella sua sostanza palpabile?
Credo però che probabilmente, e giustamente, Livia Ferri abbia ben valutato due dati di fatto:
 oggi i dischi si vendono soprattutto ai concerti, per cui necessitava averli in mano nel formato fisico;
 l`alta qualità di “A Path Made By Walking” meritava qualcosa di più del semplice formato digitale.
Perché, cari amici, quello che sto recensendo è davvero un signor disco.
“A Path Made By Walking” ha un carattere notturno, è carico di pathos e, sostanzialmente, sembra seguire un tracciato piuttosto autobiografico, tanto che mi sembra di percepire più d`una similitudine con “Blue” di Joni Mitchell o “About Farewell” di Alela Diane.
Non fatevi spaventare dalla citazione di nomi tanto celebri, `chè Livia Ferri ha davvero le qualità che hanno fatto grandi alcune songwriter della tradizione americana, con l`aggiunta di una voce calda e nera, che fa pensare a un incrocio fra Ani DiFranco e Tracy Chapman, e di un`ottima tecnica sulla chitarra (com`è possibile percepire dai due strumentali Happy e Love, inseriti a rifinitura dell`opera). Ma non finisce qui, perchè nei momenti più nervosi viene da stendere confronti addirittura con la giovane Joan Armatrading.
La sfida più problematica stava nel riversare sul disco l`atmosfera coinvolgente delle performance, soprattutto di quelle in solitudine. L`obiettivo è però pienamente raggiunto, grazie anche alla discrezione degli ospiti presenti, che aggiungono il loro contributo senza nulla togliere e senza limitare gli spazi dell`autrice.
Voglio sperare che un lavoro così valido, intenso e sincero riesca a scavare nella sensibilità del pubblico, riscuotendo il meritato successo, anche se capisco quanto sia difficile combattere contro le tigri di cartapesta che impestano le cattedre e i banchi delle nostre università culturali.


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Data Recensione: 29/10/2016
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