Airportman (intervista)    
di Matteo Uggeri





Airportman: forse per chi legge questa webzine il nome non suonerà nuovo, diversi i loro lavori recensiti e posti anche al “top” della nostra lista. Ma in quest`intervista a Giovanni Risso, da Cuneo, che assieme a Marco Lamberti e Paolo Bergese ne costituisce il cuore, ci chiediamo più volte chi siano i gli Airportman e come nascano i loro preziosi lavori.
Un gruppo che riesce a risultare in qualche modo difficile da avvicinare, approdato ormai da anni su un`etichetta essenzialmente prog, la Lizard, che poco sembrerebbe avere a che fare con le atmosfere spesso acustiche del gruppo, malinconiche ma piene di nascosta speranza.
Senza dubbio si tratta di dischi perfetti per ascolti casalinghi, attenti, sicuramente pazienti, rigorosamente strumentali, almeno fino all`ultimo “Weeds”, nel quale Tommaso Cerasuolo (Perturbazione) presta la voce ad alcune cover di brani che pescano dai That Petrol Emotion a Micah P. Hinson.
Ci hanno molto incuriositi, ed abbiamo incontrato Giovanni (e in parte anche Tommaso) per un`intervista.

Partiamo dalla fine, da oggi: come siete approdati da un territorio di stampo prog (anche se non vi considero tali) al pop delle cover di "Weeds"?
Giovanni Risso: Certamente può sembrare anomalo passare dai lavori Airportman a quanto realizzato in “Weeds” ma in realtà non è stato così; il procedimento è stato molto naturale e tutto portato dalla passione per la musica e da quello che ha significato per le nostre vite.
L`amicizia con Tomi [Tommaso Cerasuolo, ndr] ci ha portato ha scambiarci dischi, a trascorrere intere giornate a confrontare le nostre influenze musicali e anche a riscoprire vecchi dischi che avevano in qualche modo segnato la nostra gioventù.
Il tempo poi ci ha spinto a provare qualche pezzo rielaborato da noi, durante qualche week end trascorso per lo più a cazzeggiare o giocare con i bimbi. Ci siamo affezionati subito a quelle versioni casalinghe di pezzi che facevano parte di noi, che avevano accompagnato le nostre emozioni, fotografie di un tempo trascorso ma che con queste nuove versioni acquisivano nuova carica, almeno per noi. Da qui all`idea di registrare un disco il passo è stato breve, tanto più che il tutto avveniva a casa mia.
Non ho mai avuto preconcetti sui generi musicali, certo il suono Airportman si avvicina di più al mondo progressive o post-rock, ma in ogni brano nostro ritrovo una melodia. Certo non si può parlare di canzoni, ma non ritengo che il mondo Airportman sia poi così lontano da “Weeds”.
Sicuramente non nell`approccio dettato, in tutti i casi, da una certa spontaneità .

Vi siete scontrati nella scelta dei brani? Ossia: alcuni di voi volevano certe tracce, altri delle altre...?
Tommaso Cerasuolo: assolutamente no, scontrati mai, anzi, era uno scambio molto dialettico, un riscoprire origini musicali comuni oppure scambiarsi gusti e influenze e perchè no scoprire nuovi nomi e suoni che ci eravamo persi, influenzandoci a vicenda, per esempio (Feels Like) Heaven dei Fiction Factory io la ricordavo ma l'avevo abbastanza snobbata da ragazzino e invece mi è piaciuto moltissimo riscoprirla grazie a Giovanni, così come Micah P. Hinson che conoscevo solo di nome ma di cui mi ero perso i dischi.
Giovanni Risso: La scelta dei brani è stata la cosa certamente più divertente: ad un certo punto abbiamo dovuto decidere, ma io e Tommi, ormai presi da spirito compulsivo, continuavamo ad aggiungere pezzi nuovi, tutti a loro modo importanti, emozionanti...
Poi la scelta è caduta su quelli che, musicalmente, erano più nelle nostre corde o comunque che fuoriuscivano in versioni abbastanza spontanee. I brani che richiedevano uno sforzo particolare e che quindi necessitavano di più rimaneggiamenti li abbiamo lasciati nel cassetto, magari per i live.

Come ha reagito Loris Furlan, titolare dell`etichetta Lizard, quando gli avete parlato del disco?
Giovanni Risso: Loris ha sposato da subito l`idea di “Weeds”, certo non è un classico disco di Lizard, ma quello che alimenta tutti i nostri lavori è la passione per la musica, è quello che chiediamo noi alla musica, è quello che la musica restituisce a noi, è lo spirito che la alimenta, è amicizia, è un sentire comune, è un emozione, e con tutto questo Loris non poteva che essere d`accordo... in più “Weeds” gli è anche piaciuto.

Avete avuto reazioni da parte dei fan? Commenti o altro? E Tommaso? Forse i fan dei Perturbazione sono più vicini a "Weeds"?
Tommaso Cerasuolo: In generale ci sembra che il disco venga accolto bene, che ai concerti faccia presa su ascoltatori dai gusti eterogenei, nella nostra idea non si tratta di rivisitare un'epoca (gli ottanta per dire) o un suono, ma più di appropriarsi di quel repertorio e farlo nostro. La speranza è anche di avvicinare un pubblico più giovane che possa anche scoprire grandi autori magari poco conosciuti del passato, per esempio Lloyd Cole o Matt Johnson, seguiti in patria e dalle nostre generazioni ma poco conosciuti dai giovanissimi.
Giovanni Risso: Difficile parlare di veri e propri fan per gli Airportman, comunque tutti i nostri affezionati hanno accettato molto bene “Weeds”, penso che la sua forza sia davvero il modo spontaneo con il quale è nato, frutto di un`esperienza con Tommi che in qualche modo volevamo fissare nella nostra anima.
Poi quei brani... per me sono un tuffo in un passato mai abbandonato.

Pensate di fare un piccolo tour per presentare questi brani? Giovanni Risso [di qui in poi l`unico a proseguire l`intervista]: In realtà abbiamo già fatto tre date. Sono andate tutte benissimo: tanta gente, tanto interesse, tante testimonianze di apprezzamento, una scelta molto varia dei brani che piacciono di più, la componente emotiva è sicuramente quella che esce fuori, i brani in scaletta evocano, a seconda delle persone, ricordi diversi e diverse emozioni.
Quindi ti direi benissimo, adesso dovrebbero partire una serie di show case alle FNAC, in quanto la nostra distribuzione si dovrebbe affiancare a quella della FNAC che ci darà certamente visibilità .
Come per gli Airportman, non cerchiamo in modo ossessivo date, i casini di ciascuno (lavoro, famiglia, figli, etc.) ci impediscono di dedicare tantissimo tempo ai nostri progetti, ma in un certo senso preferisco così.

Non suonate molto dal vivo...
Posso dire che la dimensione che abbiamo raggiunto come Airportman è quella giusta che ci permette di ottenere buone soddisfazioni, senza spostare il tiro sul dover far soldi per sopravvivere; i nostri lavori veri permettono di far tirare avanti ognuno con la propria vita (io ho due figli) e di lasciare tutta la libertà per fare in musica quello che veramente sentiamo.
Per me scendere in studio e scrivere nuove cose è un modo per curare l`anima, per ritrovare me stesso, quello autentico, la stessa cosa penso sia per gli altri del gruppo.
Nel momento in cui vedono la luce, i dischi a noi hanno già restituito tutto l`amore con il quale li abbiamo concepiti, nel senso che i brani scritti hanno già svolto la funzione principale per noi, sebbene ovviamente sia bellissimo sentire il parere dell`esterno, se poi il parere è positivo è davvero gratificante, ma la nostra musica è prima di tutto per noi stessi.
Per “Weeds “ c`è stato in più molto divertimento nello scoprire o meglio riscoprire la forma canzone.

Personalmente apprezzo moltissimo la dimensione casalinga della vostra musica, meravigliosamente esplicitata dal disegno interno al disco. Puoi parlarmi dell'atmosfera dei giorni in cui registravate? le vostre mogli sono davvero così pazienti?
La cosa importante è non forzare mai qualsiasi tipo di lavoro musicale; abbiamo la fortuna di poter affrontare ogni tipo di progetto senza nessuna imposizione, (tempi di uscita, qualità del suono, indirizzi più o meno commerciali), cerchiamo sempre di fare le cose in modo naturale.
“Weeds” all`inizio non doveva neanche essere un disco, era semplicemente un modo per ritrovarsi, per approfondire un amicizia che con il tempo si è rafforzata, scoprire le persone che incontri, ma scoprirle in modo autentico, non una collaborazione musicale fine a se stessa, non dovevamo sottostare a nessun tipo di contratto. Tommi è una persona autentica, tutto è stato bello: le serate a provare, i week end a casa mia, i pranzi, le partite a pallavolo con i bimbi e le mogli, ascoltare dischi, fare colazione, preparare il live... bellissimo!

Parliamo dei lavori più vecchi: ognuno di essi ha, mi pare, un tratto distintivo, come voce che unisce i pezzi in "Rainy Days". Poi c'è una leggera malinconia di fondo, che non scade mai in depressiva tristezza... sei d'accordo? Quali sono le sensazioni, i sentimenti che cercate di veicolare con la vostra musica?
Negli anni ho imparato ad apprezzare le cose belle, non riesco ad essere felice, o meglio non so davvero cosa sia la felicità , ma con ormai quarant`anni mi sono reso conto che le cose belle ed importanti della vita sono quelle piccole, quelle quotidiane. E` un discorso forse scontato o retorico, ma assolutamente autentico. Ho grandi fortune, ma mi rendo conto di tanta infelicità intorno a me. Cerco nella mia musica di ottenere delle istantanee indelebili, esigo che i brani siano delle vere e proprie fotografie, in modo da fissare nell`anima le emozioni vissute nel preciso momento in cui il brano prende forma.
Oggi risento i dischi Airportman e mi scorre davanti la mia vita, fatta, come per ognuno, di percorsi, persone, amori, delusioni... ma la rivedo lì a portata di lettore e questo è un modo per ritrovare me stesso sempre, anche quando quel `me stesso` mi ha deluso.

Come mai dunque (con l`eccezione di quest`ultimo disco) fare solo musica strumentale? Personalmente è una scelta che apprezzo molto, ma non vi è mai venuta voglia di veicolare le sensazioni ed i sentimenti di cui sopra con anche l`ausilio delle parole?
Le parole... le parole sono importantissime sempre, lo sono molto di più ora che non le cantiamo. Devi saper che gli Airportman sono nati sulle ceneri di un gruppo che avevamo prima che si chiamava Rataré, con i quali avevamo una cantante: lì c`erano delle canzoni vere e proprie, ed abbiamo registrato cinque dischi (tutti autoprodotti), ma con il tempo mi sono accorto che le parole che scrivevo non trovavano sempre il giusto posto o meglio la giusta importanza che davo io al testo. Con il tempo questo aspetto è diventato per me insostenibile ed a quel punto ho preferito lasciare alle parole la dimensione nelle quali nascevano, scritte così come prendevano vita, senza compromessi di rime o metriche. Abbinarle al mondo musicale è stato il passo che ha concluso l`evoluzione, o meglio: quella giusta per gli Airportman. Questa dimensione continua a rappresentarci al meglio.

Prima ti ho chiesto delle persone che ruotano intorno agli Airportman, ora vorrei qualcosa di più invece su voi come gruppo. Come è nata la vostra collaborazione, e su che basi si poggia? Immagino che si tratti di un profondo legame umano e poi artistico, e non viceversa...
Sarebbe impossibile fare musica in questo modo senza un forte legame umano: con Marco (chitarrista, pianista, etc.) ci conosciamo da quando avevamo 15 anni, un amicizia ormai trentennale o quasi, ci sentiamo tutti i giorni, come fratelli, le sue sofferenze come le mie. In questo c`è il vero senso della vita, nelle persone sulle quali puoi contare sempre, senza interessi o altro ma solo in vera amicizia. Paolo è molto più giovane ma ci siamo sentiti subito vicini, e la strada intrapresa va avanti in questo modo, giorno dopo giorno... Poi dal punto di vista musicale abbiamo pareri anche molto differenti, ma riusciamo sempre in modo del tutto naturale a fondere le nostre influenze ed a far scaturire la nostra musica.

Come si creano dunque i vostri brani? Sei sempre tu a dare l`idea, la melodia iniziale, o il contributo degli altri è decisivo anche in fase di ideazione? Scrivete i pezzi oppure vi affidate a improvvisazioni su cui poi lavorate in seguito?
I brani nascono nei modi più svariati, a volte si parte da un loop di Paolo, altre da improvvisazioni in studio... Nella maggior parte dei casi focalizzo il brano prima su una chitarra o una tastiera, lo sviluppo in modo embrionale ed in una seconda fase con Marco e Paolo creiamo l`ambientazione ed il suono. Ho quasi sempre un`idea molto chiara di dove deve andare il brano, che nasce già con una certa identità e quindi sa già dove andrà . Certo è fondamentale il lavoro di Paolo in sede di registrazione e mixaggio, lui riesce sempre ad aggiungere quel colore che non mi verrebbe mai in mente e sa sempre completare in modo perfetto quello che avevo in mente. Marco è un musicista grandioso, uno di quei musicisti con orecchio assoluto in grado di suonare qualsiasi strumento in qualsiasi contesto, con lui è davvero facile individuare l`arrangiamento, ed in più ha grandi sensibilità e capacità artistiche. Ognuno completa il lavoro dell`altro in modo spontaneo e questo è davvero bello.

Quanto racconti da un`idea di grande armonia umana e spirituale, di una dimensione intima che sa trasmettersi verso l`esterno, verso l`ascoltatore. Chi ascolta la vostra musica? Avete un`idea dei vostri `fan` o, più in generale, degli ascoltatori? Quanto è difficile per voi far `girare`, ascoltare e vendere la vostra musica, in un panorama come quello odierno (ed in Italia)?
Chi ascolta Airportman? Non ti so dire davvero chi è l`ascoltatore tipo, di certo non chi ascolta musica in modo frettoloso, la nostra musica richiede tempo, impegno e pazienza, mi rendo conto che non è facile entrare in un mondo sonoro solo strumentale, specie in un momento storico dove tutto viaggia veloce e anche ascoltare musica è diventato un processo veloce: veloce è acquisirla, scaricarla, sentirla al computer, abbandonarla dopo i primi due minuti.
Ti confesso che succede anche a me di prendere dei dischi e non avere il tempo o la pazienza di dare loro il tempo di rivelarsi davvero nella loro interezza.
Certo non è più il tempo in cui andavo ad acquistare il vinile, quando me lo immaginavo giorni prima, pregustavo il suono leggendo le recensioni, lo aprivo e lo piazzavo sul piatto con un`emozione che ricordo ancora.
Di sicuro chi ascolta Airportman è qualcuno che alla musica concede tempo e ritrovo queste persone nelle mail che ci giungono come apprezzamenti.
Far girare i nostri dischi è certamente cosa non facile, Lizard è splendida e fa un lavoro davvero grandioso, ma il tipo di musica che facciamo si rivolge ad una nicchia di persone limitate; il bello è che il più delle volte la diffusione avviene per passaparola con persone affini ed interessate a questo tipo di universo musicale. Quando arriva a queste persone allora ritroviamo il senso di quello che facciamo ed il cerchio si chiude in modo perfetto. Penso non conti il numero di dischi che vendi come non mi interessa che mi venga detto che il disco è bellino o bruttino. L`importante che tocchi qualche corda vera, ed in tal caso la nostra musica diventa anche loro.

A proposito di Italia: il nostro paese in questo momento sta andando a picco a livello di società civile, di diritti umani e di coscienza politica. Ti trovi d`accordo su questo e, in quanto artista, senti che c`è spazio per fare qualcosa per migliorare le cose, per far sentire una propria voce?
Credo che sia il dovere di ognuno di noi quello di fare qualcosa per migliorare, sono stufo di sentire gente intorno che continua a dire questa stessa cosa. Sono d`accordo, certo, l`Italia è un paese allo sfascio, a tutti i livelli, economico, sociale, politico (ci deridono in tanti), ma ne facciamo comunque parte. Onestamente oggi mi dà più fastidio l`atteggiamento di quelli che continuano a maledire la situazione ma che in realtà non reagiscono in nessun modo... occorre essere costruttivi, inutile sputare merda su ogni cosa, occorre mettersi in moto su ogni piano, anche il più piccolo. Del resto o fai parte di questa società o te ne stai fuori: piuttosto apprezzo chi ne sta fuori in assoluto. Non sopporto più chi critica l`Italia e non fa un cazzo per migliorarla. Se cominciassimo tutti a ragionare diversamente non avremmo più personaggi come Berlusconi al governo (dico Berlusconi come luogo comune ma te ne potrei mettere in fila almeno altri cento)... Non so fare politica, la farei malissimo, ma il nostro compito è quello di cercare qualcuno che la sappia fare bene, quelle persone vanno cresciute con lo stesso principio con il quale uno può crescere ascoltando buona musica. Certo il lavoro da fare è immenso, bisogna ricreare una coscienza politica e di ideali, ma dobbiamo cominciare da noi e dai nostri figli, un passo alla volta. Ci devo vivere in questa società ed è finito il tempo di distruggere.

Ultima domanda, canonica: progetti futuri ed eventuali messaggi per chi ci legge...
Quest`autunno uscirà , sempre che Lizard voglia, un nuovo lavoro Airportman, molto particolare, nato dall`emozione scaturita dalla lettura di un libro: “La strada” di Corman Mc Carty.
Racconta di un viaggio di un padre e di un figlio lungo una strada post-devastazione: apocalittico, bruciante, vero, angosciante ed emozionante.
Io Marco e Paolo, una sera di quest`estate, in presa diretta e senza interruzioni, abbiamo registrato circa trenta minuti di musica.
Abbiamo tenuto buono il lavoro scaturito in presa diretta in modo da non perdere l`emozione di quella sera. Poi come sempre Paolo ha lavorato sul tutto.
Il disco è un magma sonoro che si dipana in modo continuo per tutta la durata, un brano unico.
E` ostico, forse più che in precedenza, ma per quanto mi riguarda una colonna sonora per il libro che mi emoziona ad ogni ascolto.
Si potrà cercarlo a fine anno in ascolto gratuito sul sito www.airportman.com dove si trova anche tutta la discografia.



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