АукцЫон / Леонид Фёдоров    di e. g. (no ©)




il_luogo_dell_incontro
Trovare le parole giuste per aprire un articolo è sempre un problema non indifferente... potrei iniziare in questo modo:
«Quel ramo del mar Baltico, che volge a levante, tra due sponde di non interrotte pianure, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un'ampia costiera dall'altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor più sensibile all'occhio questa trasformazione, e segni il punto in cui il mare cessa...», ma forse così è troppo romanzesco, e poi dov'è Renzo... l'innamorato...
Una buona alternativa potrebbe essere la seguente:
In quel triangolo di Baltico racchiuso fra Helsinki, Tallinn e San Pietroburgo ne devono succedere di cose!?!! E se la capitale finlandese non è più un mistero, dai Pan Sonic in poi, e Tallinn ha raggiunto in qualche modo le cronache, attraverso la migrazione verso occidente di Leonid Soybelman, la città russa appare ancora come una nebulosa nascosta da vecchie cortine... peccato, perchè è sottofondo ad una scena musicale estremamente prospera e stimolante.
leonid_fedorov Che ne dite!?!! Può andare?
Al sottoscritto il mistero si è svelato durante un viaggetto fatto da quelle parti nell`Agosto del 2005 insieme ad un gruppo di amici. Devo sinceramente dire che uno dei motivi che mi attirava in quella breve vacanza era l`idea di prendermi un momento di stacco dalla musica, che è bella ma a dosi troppo massicce finisce per rincretinire, e proprio per questo ho posto il veto alla proposta di andare nella fetida New York. Poi sapete com`è, le affinità elettive la spuntano sempre, ed ho iniziato ad entrare nei negozi di dischi che incontravo, ma era roba di poco conto... piccole stanzette con un assortimento praticamente prossimo allo zero. Poi una compagna di viaggio mi ha detto che la sua guida segnalava un negozio di dischi con un vasto assortimento di musica internazionale e nazionale, così ho deciso di andarci. In realtà il negozio era poco più grande di quelli già visti e quanto all`assortimento di musica internazionale lasciamo perdere, e oltretutto la maggior parte del materiale veniva venduto in formato di mp3 o CD-R taroccati, ma devo dire che ho incontrato un angolino dedicato alle produzioni russe che prometteva bene. Il problema era come districarsi con quelle scritte in cirillico, cos`era mai quella roba? Inizialmente mi sono buttato nel sicuro ed ho preso una versione che non conoscevo della “Saga della primavera” (ne avrò una decina...) e una versione dei “Quadri...” di Mussorgsky fatta da un gruppo simil-folk, ma poi ho messo gli occhi su due CD dalle belle copertine cartonate e preso dal raptus del collezionista li ho messi nel carniere. Una volta rientrato ho messo da parte quei CD, non avevo proprio il coraggio di ascoltarli, e solo dopo averli lasciati qualche settimana a macerare mi sono deciso al primo approccio... e sono rimasto fulminato: è stato subito amore (come vedete abbiamo trovato anche un Renzo). E chissà che anch`io, come la protagonista del “Pesce di nome Wanda”, non mi sia fatto sedurre dal fascino della lingua russa?
auktyon
Così stando le cose il problema del principe era capire di chi fosse la 'scarpetta', così ho preso una delle guide utilizzate nella vacanza, dove c`è un glossario con il corrispettivo occidentale dei vari caratteri cirillici, ed ho fatto pazientemente le sostituzioni (a mo' di rebus)... ed ecco che il nome di Leonid Fedorov è apparso miracolosamente come dal nulla. Beh, a questo punto termina la favola ed inizia la storia.

Leonid Fedorov (Леонид Фёдоров), o Lenia, da solo o con il gruppo degli Auktyon (АукцЫон), calca le scene già da oltre vent`anni ed ha all`attivo qualcosa come 30 dischi (comprese collaborazioni e progetti paralleli)... ma in quanti lo conoscono in Italia? Eppure si tratta di una vera e propria leggenda, non solo in patria ma anche in Germania, Olanda e in alcuni ambienti statunitensi....
Mikhail_Kolovsky Quella degli Auktyon è una musica molto contaminata, al cui interno si possono distinguere influenze rock, jazz, latine e del folklore musicale russo (provenienti anche dal teatro e dalle musiche circensi). Raffronti generici possono essere stesi con Tom Waits, con i Ne Zhdali e con i troppo sottovalutati Ich Schwitze Nie. Ma si tratta comunque di collegamenti labili, così come è labile il paragone (relativo ad un certo modo `teatrale` di usare la voce) con i due Peter della musica progressive inglese (Hammill e Gabriel).
La loro è infatti una musica `fitta`, ma mai pomposa, dall'ascolto della quale si può presumere che il gruppo non è mai stato a scuola da John Cage.
La formazione è di norma un ottetto che occupa il palco con una certa consistenza. Gli strumentisti che caratterizzano di più il mood sonoro dei pietroburghesi (oltre alla voce di Fedorov) sono Dmitry Ozersky (Дмитрий Озерский) alle tastiere, Pavel Litvinov (Павел Литвинов) alle percussioni e Mikhail Kolovsky (Михаил Коловский) al basso tuba e tromba, ma anche l'ingegnere sonoro Mikhail Rappoport (Михаил Раппопорт) può essere considerato a tutti gli effetti come un componente stabile del gruppo. Il sassofonista Nikolai Rubanov (Рубанов Николай ), il bassista Victor Bondarik (Бондарик Виктор), il batterista Boris Shaveinikov (Борис Шавейников) - ma nei primi dischi quel ruolo era ricoperto da Igor Cheridnik (Черидник Игорь) - ed il battitore libero Oleg Garkusha (Олег Гаркуша) completano la formazione [ma in alcune occasioni gli Auktyon sono stati frequentati anche dal performer Владимир Весёлкин (Vladimir Veselkin), dal chitarrista Дмитрий Матковский (Dmitri Matkovski) e da altri strumentisti].
“Return to Sorrento” (Вернись в Сорренто) e “D'Observer” (Д'Обсервер) portano entrambi la data del 1986 ed il secondo, che è stato registrato in pubblico nell`autunno di quello stesso anno al Pulkovo Observatory nei pressi di San Pietroburgo, contiene tutti i brani dell'altro più nove in aggiunta. Il titolo del primo deriva dal fatto che in apertura vi è contenuto un frammento da Turna a Surriento, frammento che è comunque riproposto anche nel disco dal vivo. In Dengi eto bumaga (Деньги это бумага), brano segnato da uno spettacolare inserto rappato, potrebbero sembrare i Rage Against The Machine con qualche anno di anticipo, nonostante una propensione sicuramente meno hard e grossolana li differenzi sostanzialmente dal gruppo losangelino. Volchica (Волчица) e Zhenschina (Женщина), con la loro magistrale struttura new wave,Oleg_Garkusha sono i pezzi trainanti del disco. Piccole gemme da consegnare alla storia. Ma anche Kniga ucheta zhizni (Kнига учета жизни), brano dall`andatura vagamente reggae con la voce che esplode in ambigui coriandoli glammeggianti, è una canzone in grado di lasciare un bel ricordo di se.

“How I Became A Traitor” (Как я стал предателем) e “All Quiet In Baghdad” (В Багдаде все спокойно) sono entrambi del 1989. Nel primo si elevano dall'insieme Ohotnik (Охотник), brano dai fraseggi velocissimi eppure carico di melodia, e il blues Novogodnaya pesnya (Новогодняя песня), che sembra un frammento disperso e ritrovato dei Doors, con chitarre e sax illanguiditi e una spettacolare voce semissurrata; alla realizzazione del disco partecipano Evgeny Diatlov (Евгений Дятлов) al violino e Dmitri Matkovski (Дмитрий Матковский) alle chitarre e al sitar.
In “All Quiet In Baghdad” (В Багдаде все спокойно) c`è l`ingresso del batterista Boris Shaveinikov (Шавейников Борис) in sostituzione di Igor Cheridnik (Черидник Игорь).auktyon E` un disco notevole che mostra le sue ambizioni fin dall`iniziale Put v Dzhinistan (Путь в Джигистан), caratterizzata dalla presenza del flauto armeno e dello scacciapensieri, e da Vodyanaya disciplina (Водяная дисциплина), una canzone fra tradizione popolare, rhythm and blues e de-evolution, con la batteria talmente secca da sembrare un metronomo elettronico. Fra gli altri brani ci sono Zhertvoprinoshenie (Жертвоприношение), screziata da influenze punk, e Karlik-nos (Карлик-Нос), cavalcata di derivazione wave, con la chitarra nervosa contrappuntata a tratti dalle note del synth, che rovina nella voce da gran parata del finale. E ancora Koldun (Колдун), più rilassata nel ritmo ma attraversata da uno straziato a solo di sax, e Toska (Тоска), elegante chiusura di una leggerezza quasi impalpabile.

In “Asshole” (Жопа) del 1990 ci sono, tra le altre, le presenze di Dmitri Kutergin (Дмитрий Кутергин) dei Nochnoi Prospect (Ночной проспект) al violino elettrico e della `voce femminile` del danzatore Vladimir Veselkin (Владимир Весёлкин). E` un lavoro molto latino e con il suono ricco di percussioni, mentre la voce pare più declamatoria e lamentosa che in altre occasioni; è anche un lavoro dai tratti malinconici - e dalle atmosfere comunque tese - che ha i suoi punti di forza nella cardiospastica Samolet (Самолёт), nel dub Boyus (Боюсь), in Ubyut (Убьют) che spara ancora cartucce popolari, ma con suoni d`acqua e con un cantato che fa venire in mente Darby Crash, nella psicotica Vru (Вру) e in Pioneer (Пионер), quest`ultimo brano ha dato il titolo alla compilazione uscita in USA nel 2006 e della quale trovate un resoconto fra le nostre recensioni archiviate.
auktyon “Hangover” (Бодун) del 1991 si distingue per le atmosfere più nervose del solito, che hanno comunque il loro clou nell`iniziale V nelyudi (В нелюди), negli scatti della successiva, invero splendida, Den pobedy (День победы) e nella rapida andatura spastica di Warum?. E comunque il resto del disco procede in modo molto più acido rispetto alla norma, basti pensare al riff iniziale di Ushla (Ушла) che rammenta una Interstellar Overdrive deteriorata. Altri punti di forza stanno nella lenta Sirota (Сирота), nelle reminiscenze reggae-cooderiane, impreziosite da un palpitante assolo di chitarra, di Fa-fa-fa (Фа-Фа-Фа), negli arrangiamenti para-orchestrali e cabarettistici di Letchik (Летчик) e nell`esplosione afro-latina di Zima (Зима), ma è comunque tutto l`insieme a funzionare e a non presentare punti di cedimento in un disco che, pur non avendo brani trainanti, è sicuramente uno dei loro migliori (ma qual è il peggiore!?!!).

In “Bird” (Птица) del 1993 la foga ritmica afro-latina, già presente in alcuni brani dei dischi precedenti, si accentua ulteriormente. Il gruppo è ormai orientato verso un suo standard, forse meno stupefacente rispetto agli inizi ma comunque sempre di alto livello: ottima la scrittura, eccellenti gli impasti strumentali, con inserimento quasi costante di strumenti particolari, e spettacolare come sempre la voce di Fedorov. Rispetto al disco precedente, nel quale la formazione era ridotta praticamente all`ottetto base, ci sono numerosi ospiti con strumenti a fiato, un quartetto d`archi e la voce femminile di Anna Khvostenko (Анна Хвостенко). L`incredibile poker Ushi (Уши),discografia_auktyon Esche ne pozdno (Ещё не поздно), S dnem rozhdeniya (С днём рождения), Oleg_Garkusha Moya lyubov (Моя любовь) - declamazione in surplace con suoni di bottiglie soffiate, ballata epica e tendenzialmente languida impreziosita da una decisiva ma umile chitarra arpeggiata, velocissima scansione folleggiante, mid-tempo con battito di mani, un incredibile sitar ed il cantato che torna a farsi disteso e confidenziale - rappresenta una delle migliori sequenze che abbiano mai messo in fila.
“Sky Down the Middle” (Небо напополам), del 1999, è un introvabile mini CD in collaborazione con Leonid Soybelman pubblicato negli USA da Proforma Records. Una canzone, Chto (Сонь), è comunque rintracciabile nella raccolta “Pioneer” (pubblicata nel 2006 dalla Circular Moves per il mercato americano).
“This Is Mom” (Это мама), una registrazione di studio in diretta del 2002, ripropone il gruppo base in tutta la sua potenza. E` il loro carnevale: la trascinante forza ritmica fa muovere le gambe, i fiati impazziti esplodono in miriadi di fuochi d`artificio, le soluzioni timbriche ed armoniche svolazzano in coriandoli dai mille colori e la voce di Fedorov è una droga in grado di lenire ogni incertezza. I dieci brani sono perfetti - un cenno particolare va comunque riservato alla folle buttholesurfersineria di Stalo (Стало) e ai toni pacatamente ubriachi di Zimy ne budet (Зимы не будет) - con ripresa di qualche classico del loro repertorio. Si tratta di esecuzioni da brivido, in grado di far accapponare la pelle, come magari v`è già successo ascoltando per la prima volta “Repeater” dei Fugazi, “Exploring The Axis” dei Thin White Rope o “Hijacking” dei Kletka Red. Certamente s`è persa un po` di spontaneità ma chi se ne frega, non si può avere tutto dalla vita. E sax baritono, clarone e basso tuba imperversano `intristendo` le atmosfere con i loro umori bandistici e circensi.
Del loro ultimo disco, che è stato appena pubblicato, riferiremo a breve in sede di recensione: per il momento vi basti sapere che si intitola “Devushki poyut” (Девушки поют) e che come ospiti ci suonano Marc Ribot, John Medeski, Ned Rothenberg, Frank London e Vladimir Volkov (Владимир Волков).

discografia_hvost_auktyondiscografia_fedorov_volkov




discografia_leonid_fedorov
Passando a lato troviamo alcune collaborazioni con Hvost - il poeta dissidente Alexey Hvostenko (Алексей Хвостенко) che per anni visse esule in Francia e che è morto nel 2004. I dischi pubblicati a nome Hvost & Auktyon sono quattro: “Teapot of Wine” (Чайник вина) del 1992, “Mountaintop Dweller” (Жилец вершин) del 1995 e i due live “Experience of A Strange Creative Process” (Опыт постороннего творческого процесса) del 1995 e “Warpings” (Верпования) del 2001 (il primo dei due live è un doppio CD che, originariamente, era uscito in cassetta). Pare quasi superfluo dire che in questi dischi il pot-pourri tipico del gruppo appare sezionato, con alcuni momenti jazzati, altri folk, altri teatrali, o con baccanali di sole percussioni. Chiaramente i due dischi in studio sono più strutturati verso la forma canzone. Risulta prevalente la tradizione della cantata popolare, con i testi e le parti vocali che si fanno predominanti, e con una bella verve teatrale e/o cabarettistica. “Mountaintop Dweller” (Жилец вершин) offre in generale linee musicali più morbide e distese - tranne alcuni brani più tirati come Grob (Гроб) e Bogi (Боги) I e II - seppure sembri avere un taglio più surreale, con l`apparizione di una tromba, di un clarone, di un ritmo caraibico, di un jazz anni trenta velocizzato al fulmicotone, e con i testi che a tratti danno l`impressione di essere semplici giochi fonetici.hvost_&_Vladimir_Volkov E` come se Tom Waits e Serge Gainsbourg avessero unito le forze e - flashati da hip-hop, beat-poetry e ritmi caraibici - avessero deciso di mettersi in una posizione assolutamente centrale, ma instabile e con tutti i penzolamenti che ne possono seguire, rispetto a tutto ciò. Si tratta veramente di un gran disco.
Fra le due registrazioni in pubblico consiglierei soprattutto la seconda, che in linea di massima è più musicale, più soffusa, più malinconica e più delicata, con la forma che è soprattutto quella della ballata, con la voce che ha comunque un suo ritmo, e con pezzi fantastici che culminano nel cupo Chainik vina (Чайник Вина) - voce semirecitata e coro in basse tonalità nello sfondo. Il recital si srotola senza soluzione di continuità , con la musica che segue le divagazioni della voce, fra orietalismi, soluzioni spagnoleggianti, sottofondi di percussioni, e qualcosa che fa pensare a De André, ma mai v`è la rinuncia a soluzioni particolari e sperimentali. In linea di massima questo lavoro è molto jazzy e contiene alcune esecuzioni veramente da brivido.
“Experience of A Strange Creative Process” (Опыт постороннего творческого процесса) è più frammentario, con maggiore spazio riservato ai dialoghi ed un look di pasta più popolare. La voce ubriaca del poeta sembra arrochita dal fumo, e spesso si rifugia nella recita di memoria beatnik, altre si ferma, lancia strali, dialoga con il pubblico, in quello che fa pensare moltissimo ai recital di Giorgio Gaber (tanto per avere un raffronto). Nostalgicheskaya pesnya (Ностальгическая песня), l`ultimo brano del primo CD, è un valzer che assomiglia in modo impressionante alla Delilah di Tom Jones. Nel secondo volume del doppio CD Leonid Fedorov ripropone Ptica (Птица) e Doroga (Дорога) da “Bird” (Птица).
leonid_fedorov Seppure il materiale del gruppo sia da conoscere nel suo complesso, e una volta che avrete ascoltato qualcosa sarà la stessa curiosità così destata a spingervi oltre (almeno a me è successo in questo modo), per un primo approccio a questo settore della loro produzione mi orienterei quindi su “Mountaintop Dweller” (Жилец вершин) e “Warpings” (Верпования).
Di Hvost, nel sito degli Auktyon, vengono sponsorizzati altri due dischi: “Farewell To Steppe” (Прощание со степью) del 1981 e “Tomorrow Deluge” (Завтра потоп) del 2000. Non conosco il primo ma posso ben consigliarvi il secondo - realizzato in compartecipazione con un altro musicista che ha spesso collaborato con gli Auktyon, il sassofonista-flautista Anatoliy Gerasimov (Анатолий Герасимов) - dal momento che si tratta di uno straordinario disco folk sospeso fra i Pogues ed il Fabrizio De Andrè più etnico-mediterraneo, con quello spunto jazzy tipico di tutte le produzioni della famigliola; presumibilmente, fra i musicisti coinvolti, ci sono alcuni componenti base degli stessi Auktyon.

Affiancata alla discografia degli Auktyon ce n`è una abbastanza copiosa di Leonid Fedorov, come solista od in collaborazione con il contrabbassista Vladimir Volkov (Владимир Волков) del Volkov Trio, un altro ensemble che esplora contaminazioni fra jazz, rock ed elementi del folklore russo. Altresì la produzione di Lenia può essere suddivisa fra propriamente cantautorale e sperimentale.
“Fourandahalfgrand” (Четыресполовинойтонны), del 1995, è un disco in solitudine, per chitarra e voce, nel quale Fedorov ripropone in buona parte il repertorio degli Auktion, con titoli quindi già noti come Pioneer (Пионер), Den pobedy (День победы), S dnem rozhdeniya (С днём рождения), Zaveduyuschi (Заведующий) e Zima (Зима). Zima_DVD Il lavoro era originariamente uscito in cassetta, e la ristampa in CD contiene ben 4 brani in più, per un totale di 18, ma l`ultimo (quello che prende il titolo dal disco) è un breve loop che si ripete per oltre dieci minuti e, secondo me, è abbastanza gratuito. Se siete comunque interessati a questa veste da cantautore minimale c`è anche un ottimo DVD del 2004 con ben 29 canzoni, si intitola “Zima” (Зима) e le immagini sono veramente ottime. E` la registrazione di un intero recital e se l`aspetto spettacolare è prossimo allo zero, dal momento che il cantante sta seduto per tutta la durata dello spettacolo, la qualità musicale è viceversa davvero superlativa.
Negli altri suoi CD solisti, “Anabena” (Анабена) del 2001 e “Lilac Day” (Лиловый день) del 2003, Leonid Fedorov è coadiuvato da numerosi strumentisti e tocca due dei punti massimi della sua espressività artistica. Soprattutto per il primo, ma è difficile fare affermazioni totalizzanti, è possibile fare riferimento a Leonid Soybelman e Tom Waits, ma anche agli Ich Schwitze Nie, ai Butthole Surfers e ad Enzo Jannacci (ma senza la loro ironia) e ad alcuni nomi del primo progressive inglese (penso a Peter Gabriel), in questo caso per la teatralità che il cantante riesce a mettere in campo e per i repentini cambi d`atmosfera. In “Anabena” (Анабена) ci sono due brani che verranno poi riproposti dagli Auktyon in “This Is Mom” (Это мама) - Stalo (Стало) e Zimy ne budet (Зимы не будет) - e due che stavano già nel precedente “Fourandahalfgrand” (Четыресполовинойтонны) - Chto nibud (Что-нибудь) e Daleko (Далеко), e la dolcezza di quest`ultima canzone è una cosa che commuoverebbe anche una statua di gesso. Pure in “Lilac Day” (Лиловый день) c`è una canzone che era già stata inclusa in “This Is Mom” (Это мама), e si tratta di Yakorya (Якоря).

leonid_fedorov_&_Vladimir_Volkov Passiamo adesso alle collaborazioni e occupiamoci di “There Will Be No Winter” (Зимы не будет) del 2000, accreditato al trio Leonid Ferodov, Vladimir Volkov e Slava Kurashov (Святослав Курашов, chitarrista e altro componente del Volkov Trio), e alla cui realizzazione partecipa anche qualche altro strumentista. L`inizio potrebbe far pensare ad un disco dei Pink Floyd, ma poi le atmosfere cambiano e si trasformano nelle più marcatamente kletkareddiane lambite da Fedorov (la collaborazione con Soybelman risale solo all'anno precedente), con gli stessi momenti dolcissimi e le stesse esplosioni di magma in libertà , con momenti folli e/o catastrofici, non per niente l`invasato scioglilingua Stalo(Стало) esce originariamente da questi solchi.
Questo CD spiana la strada ai tre lavori a quattro mani di Ferodov e Volkov - “Melt” (Таял) e “Besonders” (Безондерс), entrambi del 2005, e “Krasota” (Красота) del 2006 - ed era stato preceduto da un EP con tre pezzi e con lo stesso titolo (pubblicato nel 1999).
“Melt” (Таял) si apre con un breve preludio pastorale seguito da un brano con arrangiamenti orchestrali - Ben Laden (Бен Ладен) - un po` epico e wagneriano e sicuramente poco rappresentativo dell`estetica auktyon-fedoroviana, ma comunque apprezzabile per la sua forza dirompente. Ma ci sono anche brani più misurati - soprattutto quella splendida canzone che da il titolo al disco (divisa in due parti), qualche intermezzo in forma di polka, la danza popolare Francisk (Франциск), con tanto di fisarmonica e che si trasforma infine in canto religioso - che vanno a comporre un pot-pourri, forse poco logico ma comunque affascinante e riuscitissimo nelle sue singole parti, in grado di trasportarvi nel profondo di quella che è la più autentica cultura russa. leonid_fedorov Fra queste singole parti segnalerei ancora Poslednaya vidimost (Последняя видимость), una predica su organo jazzy e contrabbasso. Quest`ultimo è comunque il protagonista di molti pezzi, mentre il declamato vocale finisce anche per ricordare Mark e. Smith dei Fall - sentite a questo proposito la tribale Drebezhat (Дребезжать). Ribadisco che il disco manca un po` di coesione ma presenta comunque un bel programma.
“Besonders” (Безондерс) è costruito su testi di un altro poeta russo - Alexander Vvedensky (Александр Введенский) - e secondo me è il capolavoro di Fedorov. Il primo pezzo è chiaramente influenzato dall`hip-hop, ma poi le atmosfere si fanno rarefatte, la voce implode in mille rivoli (alla pari del Tom Waits di “Swordfishtrombones”) con le sottolineature sempre piuttosto contenute di qualche arco, o di un contrabbasso, o di una chitarra, o di un synth, che tracciano compromessi fra jazz, folk, musica classica e blues... è uno di quei rari dischi che, per essere compresi e penetrati fin nei loro più profondi recessi, non richiedono la conoscenza della lingua, nella quale le canzoni sono cantate... è un disco che ti entra nell`anima.
Diciamo che a questo punto sono un po` stanco e impoverito di parole, e così a proposito di “Krasota” (Красота) riprendo quanto scritto da Alfredo Rastelli nella sua recensione: «Fulminante l`inizio del disco con il blues-bionico di Мао (un Mike Cooper in versione cyberpunk) e la devastata ballata di Sharon (Шарон) a rispolverare il fantasma dei Kletka Red e a proiettarcelo nel futuro. Il richiamo a quel combo di ebrei è forte e non solo alla luce del cantato russo che inevitabilmente ce li ricorda... Il substrato etnico è... coltivato e reinventato grazie ad un suono elettrico ed elettrificato leonid_fedorov (magistrali le pulsazioni ritmiche di Bush (Буш)) che esula dalle normali produzioni folk (l`elettronica sognante, quasi canterburiana di Fidelka (Фиделька), la suite di Pin Put (Пин Пут), improprio incrocio tra un piano e percussioni elettroniche, che si tinge di spirito hip-hop) regalando nuove interessanti prospettive e un forte sapore di novità . Un disco letteralmente bastardo».
Eccomi infine ai due pezzi più ostici dell`intera faccenda: “Joyce” (Джойс) e “Mountains And Rivers” (Горы и реки). Entrambi sono del 2004 e sono basati su testi scritti e recitati da Anri Volohonskiy (Анри Волохонский), poeta e scrittore russo le cui poesie vengono spesso usate da Fedorov e che, fra l`altro, ha tradotto in russo il “Finnegans Wake”. Nel primo CD le parti musicali sono curate da Fedorov e Volkov e nel secondo da Fedorov, Dmitry Ozersky e dal giovane regista Igor Voloshin (Игорь Волошин). Si tratta di lavori molto sperimentali, totalmente recitati, con tappeti sonori minimali a sorreggere il fluire delle parole. Sono dischi il cui completo godimento è sicuramente legato alla conoscenza della lingua russa. Il tutto sembra molto interessante - e a me piace - ma Joice in russo, pensateci un attimo, è roba da fonderti il cervello.
Se decideste comunque di sfidare la sorte, direi che “Mountains And Rivers” (Горы и реки) è il migliore dei due, con percussioni libere, un`arpeggiare di chitarra ed una specie di lamento vocale a sottolineare il recitato di Anri Volohonskiy.
A questo punto dovrei riferire dei progetti paralleli che coinvolgono gli altri componenti del gruppo e/o dei musicisti che lo hanno fuggevolmente frequentato, oppure dell'aiuto dato da Fedorov ad altre realtà musicali pietroburghesi come Leningrad e Polkovnik... ma rischio di prendere un po' troppo il largo e di non riuscire più ad approdare. Magari in un'altra occasione... chi lo sa....

Informazioni
alla_knitting_factory I dischi degli Auktyon e di Leonid Fedorov sono stati pubblicati essenzialmente nelle etichette russe(*) Mysteria Publishing ("This Is Mom"), Ulitka Records ("Tomorrow Deluge", "Anabena", "Joyce", "Mountains And Rivers", "Melt", "Besonders", “Krasota”), Manchester Files ("Fourandahalfgrand", "There'll Be No Winter", “Return To Sorrento”, “D'Observer”, “Warpings”), Geometriya ("Lilac Day"), SNC Records (“All Quiet In Baghdad”, “Asshole”, “Hangover”, “Teapot Of Wine”), КСЕ (“How I Became A Traitor”), SBI Records (“Mountaintop Dweller”, “Bird”), e sono tutti acquistabili in formato mp3 nel sito ufficiale del gruppo; l`acquisto dei CD originali è più problematico, alcuni titoli sono comunque reperibili presso Datscha-Projekt e altri circolano a volte fra gli usati di Amazon. Un`altra soluzione è quella di digitare nome del gruppo e titolo del disco e spulciare se fra i siti così trovati c`è un venditore. Il tentativo estremo è di cercarli in luogo (se vi capita di andare in Russia o se avete qualche amico che ci va), ma non pensiate che sia facile perchè da quelle parti non c`è affatto la cultura del disco (neppure quel minimo che c`è da noi), l`emmepitre ha mietuto molte più vittime che in occidente e i negozi più grandi sono comunque degli sgabuzzini. Comunque posso darvi un indirizzo per San Pietroburgo: il negozio si chiama “Titanik” e si trova in Srednij Prospekt nel quartiere Vasil`evskij Ostrov (fermata metró Vasileostrovskaja). E se qualcuno di voi avesse, o trovasse, altri indirizzi me li comunichi che li inserisco. Grazie.

(*) Nella segnalazione delle case discografiche potrebbero esserci degli errori e/o delle imprecisioni.

Collegamenti utili
Datscha-Projekt: www.datscha-projekt.de
Auktyon: www.auktyon.com
Leonid Fedorov: www.leonidfedorov.ru



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