Å (intervista ad Andrea Faccioli)    di Andrea Ferraris (foto 1-2-3-4-6 di Andrea Marutti)




foto_di_Andrea_Marutti
Una delle migliori scoperte del 2006, quest`uscita preautunnale della Die Schachtel, un disco stampato in contemporanea con l`edizione monumentale marcata Gruppo di Nuova Consonanza: se come credono alcuni la simultaneità degli eventi non è dettata dal caso, vogliate vedere tutto ciò come una specie di battesimo effettuato da padrini di lusso. Non mi sorprende che i giornalisti di The Wire siano rimasti molto favorevolmente impressionati (almeno quanto non mi sorprende che in Italia purtroppo siano ancora solo patrimonio di appassionati), eppure è tutto lì: un shaker ben miscelato fra kraut, psichedelia, improvvisazione (ovviamente) ed un gran numero di influenze. La peculiarità degli Å semmai si trova nel non perdersi in onanismo per onanismo ma di dare moltissimo spazio all`ascolto, se pensate che molta sperimentazione è troppo fredda forse questa volta varrebbe la pena di provare un approccio più tranquillo ma comunque molto ben ponderato. Ho avuto il piacere di vedere che anche dal vivo non accennano a perdere terreno mantenendo anche una certa riconoscibilità rispetto al disco. Una gran quantità di strumenti, un tappeto di pedali ed una serie di aggeggi autocostruiti che fanno la loro porca figura, ma soprattutto il gusto di usarli quando serve.


Il vostro disco è ricco di influenze molto diverse: dalla musica sperimentale e certe cose tedesche degli anni `70, ma a tratti mi è anche sembrato anche di sentire residuati di colonne sonore e sonorizzazioni. Ci puoi aiutare ad in quadrarvi maggiormente e a capire da dove venite? La provenienza comune a tutti e tre è l`indie rock, con tutte le sue diverse sfaccettature. Poi singolarmente abbiamo diverse origini, Stefano è insegnante e concertista di classica e barocca, anch`io vengo dalla classica ma poi mi sono subito concentrato sul mondo eletrico-acustico `non` colto, Paolo invece è la bizzarra presenza che aleggia fra musica mediterranea e psycho rock...suona e ha suonato di tutto! foto_di_Andrea_Marutti Alla fine ci siamo concretizzati nell`improvvisazione radicale arrivando alla musica `colta` contemporanea... per così dire passando dal sottoscala! Credo comunque che l`approdo alla musica sperimentale sia inevitabile e onesto se viene concepito come conseguenza e non come rinnegazione del proprio percorso musicale... dove non arriva la musica scritta arriva il gesto e quindi il suono come spartito. Per quanto riguarda le sonorizzazioni che senti la cosa è insita nel nostro modo di suonare, non c`è un passato morriconiano in noi, anche se da poco sto lavorando in teatro (coinvolgendo anche i due colleghi) come compositore e musicista in scena e a musiche per animazione, ma questa è stata una conseguenza... probabilmente.

...ma non pensi (pensate) che comunque un background fatto di Morricone, come anche Badalamenti, Bacharah, Piccioni (anche se non credo che riguardino il vostro caso) sia un po` congenito in Itlia? Ormai oltre all`influenza inconscia (o conscia) delle colonne sonore oltretutto ci si sono messi persino i gruppi indie (Calexico, Tortoise, Gospeed You Black Emperor, etc..)?
Penso sia più che altro un `problema` mediatico. Le loro musiche oramai fanno parte di un vissuto creatosi grazie alla visione di film e quant`altro, li abbiamo assorbiti inconsciamente. Se poi ci pensi l'accostamento di un suono o di una melodia ad una immagine o sequenza precisa ha un effetto ricettivo duplicato. E la cosa interessante, essendo molto spesso sonorizzazioni fatte di solo suoni e non solo di melodie, anche `rumorizzazioni` e a-melodie a volte più o meno inascoltabili sciolte dall'immagine, è che ci siamo formati un background di suoni e rumori che probabilmente in giovine età non avremmo mai affrontato su disco o cd. Messa così sembra un trattato di antropologia!!! Ma più o meno credo funzioni in codesto modo!

... e visto che parli di `melodia` e `rumore` quanto hanno influito nella stesura del disco?
foto_di_Andrea_Marutti Ha influito più che altro nella stesura finale, con la creazione di diversi piani sonori, talvolta volutamente in contrasto. Questo è stato l'input di Xabier Iriondo, il cercare di raffinare quelle che erano lunghe improvvisazioni e concentrarle in celle più o meno estese, e dare un tocco più contemporaneo (non nel senso di categoria musicale ma temporale!) a quello che avrebbe potuto ricordare un disco psycho/kraut rock d'annata! Bello, ma già sentito!

... interessante, quindi tutto il vostro materiale nasce da sessioni d`improvvisazione?
Improvvisazioni radicali, spesso senza nemmeno una traccia iniziale da seguire, si cominciava a suonare e via...alcune cose sono nate in studio da Xabier Iriondo, sempre e comunque con la stessa attitudine...solo uno spezzone proviene da una registrazione casalinga di Stefano, fatta con la kalimba. Un paio di volte abbiamo deciso di partire con in testa un mood da seguire, un'ambientazione sonora, ma mai niente di troppo definito, altrimenti finisci per non concentrarti più su quello che sta uscendo da te e quello che si crea intorno a te. Rischi di bloccarti, di impoverire le idee e le intuizioni focalizzando la tua esecuzione su un `devo andare lì!` ...rischia di confondere più che di schiarire!

Quindi durante i live partite da improvvisazioni ex novo o rieseguite quelle tracce? E avete scartato del materiale di ciò che avete improvvisato?
Nei live partiamo sempre da zero solitamente, anche se per la promozione del disco ora cerchiamo di rivedere o richiamare alcune ambientazioni e sonorità del disco. Comunque prima di cominciare un minimo di direttive ce le diamo, tanto poi alla fine non ce la facciamo e seguiamo il flusso del momento! Alla fine in questo modo diventa tutto molto più creativo e spontaneo quindi divertente, anche se stancante! Tutto questo richiede un sacco di concentrazione e energia! foto_di_Andrea_Marutti Per quanto riguarda il materiale scartato dire che è stato parecchio, visto che il totale dei minuti finale delle sessioni era di due ore e il disco ne dura trentotto! In parte il materiale è stato scartato per un semplice motivo di scarsa efficacia della sessione, in parte per questione di direzione del suono finale del disco e in questo fondamentale è stato l'apporto di Xabier. Le possibilità di combinazioni era infinita, diciamo che ne è stata scelta una.

L`improvvisazione è veramente alla portata di tutti? E` veramente `fantasia al potere`? E` veramente `free`?... o come diceva quel tizio che conoscevo è un alibi per crederlo ma in realtà spesso `è ripetitiva, segue un canovaccio più che prevedibile e soffoca l`eversione`?
Quindi vuoi dirmi che ora posso definirmi veramente e senza dubbio alcuno un cazzone!!!???

...sarebbe un problema?...Cage sarebbe stato contento della cosa...
`Cage sarebbe stato contento della cosa`... forse questa sarebbe stata una vera eversione! (beh sì...`cosa` o `coso` l`importante che fosse contento per quel che mi riguarda... ha ha...). Il nostro concetto di improvvisazione non ha nulla a che fare con il concettualismo, intellettualismo, etc... il nostro è uno dei tanti modi di fare musica, come la musica su spartito o la musica composta in generale, un semplice modo di comunicare. Anzi, forse l'improvvisazione a volte sa essere molto più comunicativa e sincera. E` quello che sei lì e ora. E` chiaro comunque che non esiste improvvisazione pura, è fisicamente e tecnicamente impossibile, anche il jazz più free che esista al mondo fa sempre riferimento a dei canovacci di suoni e diteggiature che sono stampati nel tuo cervello, che alla fine sono quelli che caratterizzano il tuo suono... Pharoah Sanders non è John Coltrane, e lo senti, riesci subito a distinguerli! E` il loro suono... noi assembliamo in tempo reale suoni... non c'è nulla di concettuale o intellettuale in questo, nulla di rivoluzionario! Stiamo solo suonando!

...ottimo e direi che vi viene bene per un gruppo che sta `solo suonando`, ad ogni modo sentendo il disco e vedendovi dal vivo ho notato che ripercorrete molto alcune strade già esplorate sul cd, quindi improvvisate seguendo una sorta di canovaccio... esatto? So che una volta vi ponevate ancor meno paletti... esatto?
Diciamo che si cerca sempre nuove forme espressive all'interno dell'improvvisazione... non so se per noia o per altro, comunque dopo un po' senti alcune necessità farsi avanti. Cercare di rendere una lunga improvvisazione il meno noiosa possibile per l'ascoltatore e a volte pure per te. Quindi il darsi dei paletti `compositivi` all'interno dell'improvvisazione aiuta a rendere il tutto più concreto, meno tedioso. Poi alla fine di modi improvvisativi ce ne sono a bizzeffe, e non sono nulla di nuovo, quindi non si cerca di trovare il modo più originale e `cool` di improvvisare, ma semplicemente il tuo modo ideale di espressione. Per quanto riguarda il ritorno di alcune frasi o suoni che ci sono nel disco, beh, ritorna un po' il discorso di prima, fanno parte del nostro canovaccio sonoro e secondo me è giusto sia così, nel senso che serve dare una certa caratterizzazione al proprio suono. Poi comunque rimangono nel live ampi spazi dedicati al `total free` e spesso finiscono pure per rompere il piccolo schema che ci eravamo imposti, e li ci si diverte!

Dopo avervi visto dal vivo sono rimasto favorevolmente colpito dal fatto che in un certo modo mi sembra che misceliate degli elementi rock `70 (dal vivo avete parecchio volume, mi sembra) ma a differenza di molti gruppi italiani del genere siate poco kraut. Anzi per quanto sia stupido mi sembra che vi leghiate molto di più ad una rielaborazione fisica di certe cose sperimentali del periodo ma molto meno rock. Per altro ho notato che non usate laptop ma molti pedali e che tu in particolare ti costruisci degli strumenti... esatto?
foto_di_Andrea_Marutti Se intendi una manipolazione `manuale` del suono, direi di sì, anche se questa è stata una caratteristica comunque del kruat rock, e che forse da questo punto di vista avvicina il genere alla musica d'avanguardia di quel periodo. Infatti lo stesso uso di pedali analogici, come hai ben notato, riconduce un po' a quella mentalità , un po' al giocare con il suono, plasmandolo in tempo reale. Gli stessi Faust usavano pedali ed effetti costruiti dal loro fonico... quindi creare nuovi suoni con `vecchi` e `manuali` sistemi analogici. L'unica cosa che usiamo di digitale sono i looper, per necessità e funzionalità ! Alcuni strumenti li ho autocostruiti io, o per meglio dire, ho sfruttato il loro potenziale sonoro, tipo il porta ferro da stiro con pickup, oppure il rullante preparato, i quali hanno un potenziale concettuale interessante, molto dadaista diciamo... mi piace pensare ad uno strumento usato in un modo `altro`, e ottenere tutt`altri suoni rispetto al suo originale utilizzo, oppure usare qualcosa che in `natura` non ha una funzione sonora. E` molto una pippa mentale, però aiuta a mantenere in allenamento il cervello.... spero! E gli anni '70 non usciranno mai di moda! Forse non siamo abbastanza `fuori` per fare del vero e autentico kraut! Quello che ci interessa è più che altro il loro approccio al suono e il loro dadaismo, appunto.

Ho notato che avete un approccio molto live e animato dal piacere di suonare. Credo che in parte il vostro disco sia una buona fotografia di un momento. Vi siete tolti delle soddisfazioni? Ed ora quali possibili vie di fuga?
Il lavorare con le mani ci piace molto! Questo è il nostro approccio alla musica, almeno per ora, ma credo resterà una nostra prerogativa! Diciamo che ora ci stiamo togliendo delle belle soddisfazioni, il disco sta andando meglio del previsto, riceviamo un sacco di commenti super positivi ...è tutto bellissimo! Per il futuro ...ci dobbiamo ancora sporcare le mani! Forse un ep, un vinile e un disco nuovo... vediamo!




www.die-schachtel.com

www.myspace.com/cuboaa

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