Tom Hamilton di minoranza, da non confondere con il Tom Hamilton di maggioranza bassista degli Aerosmith, è un veterano di quella scena musicale newyorchese che fa/ha fatto capo a etichette come XI Records, New World Records, Lovely Music Ltd, OODiscs, Mutable Music, Deep Listening e Pogus Productions. Roba che sta nel mezzo fra il jazz post-free e il minimalismo, risucchiando entrambi nel suo vortice.
La composizione di questo disco, dedicata alla memoria di Robert Ashley con il quale Hamilton ha spesso lavorato, riflette come uno specchio il vortice di colori della confezione che lo racchiude.
Il motivo d`interesse primo è la presenza di due versioni del brano. Da una parte la matrice a base di frammenti elettronici e dall`altra la stessa matrice arricchita invece da succulente farciture strumentali (percussioni, dulcimer, trombone, violino e didgeridoo).
Dietro agli strumenti alcuni mostri improvvisatori dell`area bianca: Peter Zummo, in primis, e poi Alan Zimmerman e lo stesso boss della Pogus Al Margolis.
L`insieme suona come un jungle ellingtoniano scompaginato e dilatato. Magistrale.
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