`[Two Variations]´

Autore disco:

Rebecca

Etichetta:

Charhizma (A)

Link:

www.charhizma.com

Formato:

CD

Anno di Pubblicazione:

2003

Titoli:

1) rebecca (variation no.5) 2) rebecca (variation no.6)

Durata:

68:67

Con:

Kai Fagaschinski, Micheal Renkel

trascurabile

per Sergio Eletto

Dipenderà dal momentaneo flirt con la musica di Alessandro Bosetti - e dal continuo incontro fra il mio lettore e altri artisti berlinesi come Annette Krebs, Andrea Neumann, il collettivo Phosphor... - il notevole interesse suscitato da questo "[Two Variations]" del duo Rebecca, una sigla che cela, nei nomi di Micheal Renkel e Kai Fagaschinski, due attenti frequentatori del jet set sperimentale tedesco. Il primo, con una leggera conformità accademica dovuta agli studi classici (nella sua tecnica è facile intuire il riaffiorare di una tradizione, esecutiva e sentimentale, confacente allo strumento precursore della chitarra: il liuto), tenta un`incontro tra i pionieri della musica 'colta' ed un linguaggio moderno e personale, racchiuso in un concetto di pluralità compositiva; scrittura ed improvvisazione si amalgamano e sorreggono l`andamento del pezzo avvicendandosi l`una con l`altra. Il secondo - già incrociato con piacere, da solo, all`interno dell`interessante operazione "Berlin Reeds" che focalizzava i più interessanti sassofonisti e clarinettisti della città - sembra più attratto da modelli improvvisativi di derivazione jazzistica. Scopro, con sorpresa, la sua fascinazione per le costruzioni intervallate di Morton Feldman, un'infatuazione che, ascoltando queste variazioni, non mi sembra affatto intenzionato a nascondere. La formula Rebecca combina i due elementi: ripercorrere le tessiture sonore del XX secolo e rivestirle con una verve, come potremmo definirla, berlinese. Se dovessi indicare, tra i due, chi è il più decisivo nelle azioni, propenderei per il clarinetto di Fagaschinski, abile nel creare un caldo vivaio di soluzioni eterogenee anche nei momenti in cui il compagno si lascia andare ad eccessivi esercizi stilistici. Renkel, d'altro canto, offre un tocco originale nel percuotere o suonare con l`archetto la chitarra, e forse i suoi difetti sono da ricercare negli eccessivi sbalzi di umore racchiusi in repentini cambi della tecnica, soprattutto quando ciò vuol dire ricercare l'arpeggio dall`eccessivo retrogusto classico. E` preferibile quando certe ondulazioni del suono, probabilmente ottenute da giochi di risonanza delle corde, sembrano trasportarci in un ambiente sonorizzato, armeggiando dentro la cassa armonica del pianoforte, dalle miracolose mani della Neumann. Quanto a Kai, per l`operazione che fa sul clarinetto, sembra assorbire certi insegnamenti di Radu Malfatti; mi riferisco ai momenti in cui il suono dello strumento, paragonato a materia, si frantuma in pulviscoli sospesi nell`aria. Sono comunque, all`incirca, i primi 7 minuti di interscambi fluidi della seconda variazione a sbloccare una certa rigidità espressiva latente qua e là . In definitiva il percorso viene consigliato a coloro che sono già dentro certi stilemi della musica improvvisata mentre per il neofita è preferibile ricercare matrici più focalizzate, fra le quali il collettivo Phosphor e "Guitar Solo" della Krebs rimangono una priorità assoluta.


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Data Recensione: 20/12/2003
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