La lunga mano del minimalismo arriva fin dentro ai nostri neuroni e si infiltra in ogni anfratto, e in ogni spazio, lasciato libero dai costumi correnti. Di più, e di peggio, il minimalismo è come il cuculo che nasce nei nidi altrui e, sbarazzandosi dei legittimi proprietari, prende possesso di quei giacigli trasformandoli nella propria dimora. Come interpretarne altrimenti la presenza in questo disco cresciuto 'the church of grob', e come spiegare il coinvolgimento di un Werner Dafeldecker che sembrava impegnato in tutt'altre faccende. Perchè "Lichtgeschwindigkeit" è un disco di musica minimalista bell'e buona. In questi bordoni è possibile scorgere l'enigmatico 'modus esprimendi' di Charlemagne Palestine, del quale manca però la catarsi fisica, e Tony Conrad, del quale manca invece l'intransigenza monocromatica. I vari brani presentano una sufficiente varietà , strutturale e timbrica, tanto da risultare interessanti sia considerati nella sequenzialità dell'insieme che estrapolati da essa. La mia preferenza, giudicando in base alla seconda prospettiva, va alle soluzioni più fluide, e ibride... e friabili, di 1000111. Organo a canne, contrabbasso e, in misura minore, chitarra acustica tessono le fila di un discorso che dovrebbe interessare gli inguaribili appassionati della musica ripetitiva. Per i nuovi adepti può invece essere un buon preludio, a partire dal quale iniziare gli scavi fra le numerose pagine, ormai storicizzate, di un mood sonoro che, ancora, non sembra pronto a sgombrare il campo per finire relegato fra le cose che hanno fatto il proprio tempo. Diciamo che si tratta di un'arte da panchina, ma non da barella... e tanto meno da bara, che una tantum riesce a indovinare tuttora qualche ottima partita.