metamkine    di etero genio (no ©)

La "Collection Cinéma pour l'oreille" della Metamkine ha raggiunto, con i quattro CD realizzati nel 2002, quota 30 e, contemporaneamente, ha anche festeggiato il decimo anno d'età , due buoni motivi per scrivere qualcosa su una delle più importanti realtà , relativamente alla sperimentazione sonora, degli ultimi anni.
Cos'è Metamkine? Innanzi tutto va detto che è nata per iniziativa del solo Jérôme Noetinger ma si è nutrita di humus importanti quali i collettivi Le Cube (Noetinger, Christophe Auger, E`tienne Caire, Christophe Cardoen, Xavier Quérel, Gaëlle Rouard e Lionel Marchetti) e Archiper (Marchetti, Emmanuel Petit, Mathieu Werchowski, Sophie Agnel, Fabrice Charles e Pascal Battus), entrambi impegnati nella elaborazione e diffusione della sperimentazione nelle forme sonora e visiva. Fra Noetinger e gli altri c'è stato un continuo interscambio di esperienze che ha travalicato i confini dei due collettivi stessi, fino a coinvolgere anche Metamkine, alcuni nomi li ritroveremo più avanti, e/o dilagare in ambiti ancor più complessivi. Di per se Metamkine rappresenta una realtà plurima, dal momento che funziona come distribuzione/rivendita, come etichetta e anche come collettivo audio-visuale. Quest'ultimo, Cellule d'intervention Metamkine, è formato da Noetinger, per quanto riguarda l'aspetto strettamente sonoro, e dalla coppia Christophe Auger / Xavier Quérel per la creazione / disarticolazione delle immagini. Il collettivo non ha all'attivo una discografia, in quanto la semplice riproduzione sonora taglierebbe fuori uno dei due aspetti che lo caratterizzano, quindi l'invito ad approfittare della giusta occasione per assistere a una loro performance è più che giustificato. E` impossibile descrivere, a parole, il gioco di luci, ombre e immagini creato dai due, con l'utilizzo di diapositive, di lampade e/o di oggetti vari, mentre il fluire dei suoni evocati da Noetinger, pur senza sfuggire mai dalle mani dello stregone/creatore, assume anche caratteristiche tempestose e violente. Come distributore, Noetinger si è fatto scrupolo di diffondere buona parte delle etichette indipendenti, legate alla sperimentazione, passibili di una condanna all'oblio a causa della problematica reperibilità dei loro dischi. L'etichetta, dopo aver pubblicato qualche libro e CD di grande formato, ha iniziato, con il terzo numero del catalogo, la fortunata serie - sicuramente per quanto riguarda il livello qualitativo mentre non so se lo è stata altrettanto per ciò che concerne le vendite - Collection Cinéma pour l'oreille.

Cos'è la Collection Cinéma pour l'oreille? Si tratta di piccoli CD, a formato 3´, della durata di circa 15-20 minuti che nelle intenzioni si prefiggono la diffusione, con scadenza trimestrale, di composizioni musicali classificabili nell'ambito della musica concreta. Se l'ambito d'azione non sempre è stato rigorosamente rispettato, ma è comunque rimasto circoscritto in territori limitrofi a quella che può essere definita musica concreta, l'idea della scadenza trimestrale, dopo qualche anno di estremo rigore, è infine fallita totalmente. Probabilmente ha influito in ciò il sempre maggior numero di impegni che hanno accerchiato Jérôme Noetinger, ma fatto sta che 30 CD in 11 anni equivalgono alla media di un CD ogni quadrimestre abbondante (che, quindi, non è neanche troppo in ribasso rispetto al programma iniziale). La 'collection' rilancia quell'idea della collana che, soprattutto per quanto riguarda la musica contemporanea, era stata abbastanza tipica dei primi anni Settanta, ma lo fa con maggiore autonomia e chiarezza d'intenti. A essere riproposto è pure il concetto di 'film sonoro', che è una cosa leggermente diversa sia da quello di colonna sonora che da quello di paesaggio sonoro; rispetto al primo il suono si fa carico anche dell'elemento immagine e, in relazione al secondo, la musica è soggetto 'narrante' più che 'pittorico'. Con la settima uscita, dopo che le prime sei erano state dedicate esclusivamente a musicisti francesi, la 'collection' si è aperta al contributo di importanti nomi internazionali come Jim O'Rourke, Ralf Wehowsky, Bernhard Günter, Maurizio Martusciello e Zbigniew Karkowski, guadagnando in questo modo ulteriore prestigio. Non di meno l'attenzione si è rivolta anche verso importanti caposcuola, come Luc Ferrari e Eliane Radigue, oltre che su un opera storica fondamentale quale può essere "Weekend" di Walter Ruttmann. I brani, in linea di massima, sono stati composti appositamente per la collana, anche se non mancano recuperi di vecchio materiale risalente agli anni Settanta e Ottanta (fa eccezione quello di Walter Ruttmann ch'è datato 1930).
Da un punto di vista grafico i primi numeri della serie presentavano una striscia, delimitata in alto e in basso da due bordi neri, che interpretava una serie di fotogrammi con immagini astratte di Christophe Auger. Il nome dell'autore era riportato, in bianco, nel bordo nero che stava in alto e il titolo del CD, in rosso, in quello che stava in basso. Il colore della patinatura del CD riprendeva rigorosamente quello del titolo. Con il numero 24 della serie la collaborazione di Auger s'è fatta saltuaria e dopo il numero 26, in cui il manipolatore Erik M fa una specie di compendio sonoro sul corpo delle uscite precedenti, le confezioni presentano un unico fotogramma ingrandito, con un unico bordo, non più nero ma variabile, confinato in alto. Il nome dell'autore rimane in bianco mentre il titolo assume colorazioni diverse, di volta in volta, e la patina del CD viene adeguata al bordo di colore esterno. Sinceramente preferivo la vecchia soluzione, ma sono un tipo duro a digerire le innovazioni nel campo visivo.

Non voglio far credere che tutte le realizzazioni della collana sono dei capolavori, anche se ce ne sono, ma non di meno ritengo che vadano conosciute nel loro insieme. Chiarito ciò, evitando un barboso esame di tutti i CD della collana, preferisco soffermarmi su una decina di titoli che trovo essere particolarmente riusciti e/o importanti.
"Tabou" di Michèle Bokanowski è il primo numero della Collection Cinéma pour l'oreille e, in quanto tale, va giocoforza conosciuto, anche perchè non ci poteva essere esordio migliore di questo splendido pezzo a base di viola, tastiera elettrica e voci manipolate, oscura incursione nei meandri dell'inconscio da parte della bella musicista francese. La composizione di "Tabou" risale agli anni 1983-84.
"Gloire a..." è l'unico CD della serie firmato da Noetinger, e questo particolare fa luce su una personalità schiva ed esageratamente modesta; musicalmente si tratta di una gimcana negli apparecchi diffusori (radio... TV... giradischi... difficile stabilire esattamente cosa) al cui interno mi è stato comunque possibile individuare (ma era facile) la voce di Lucio Battisti e la musica dei Doors.
Con "Unheimlich Schön" di Luc Ferrari la Metamkine s'è assicurata la presenza del più prestigioso musicista francese; chiaramente il nome è una garanzia e la composizione, che risale al 1971, è basata sul respiro di una ragazza e su una voce eroticamente provocante, sempre di donna, che ripete ad ibidem le parole del titolo. Il solito m____e!?!!.
Il colpo gobbo dell'etichetta è stato sicuramente il recupero di "Weekend", racconto sonoro di un fine settimana nella città di Berlino pionieristicamente realizzato, come audio-film radiofonico, da Walter Ruttmann (1887-1941) nel 1930. In seguito il brano è stato ristampato anche dalla Intermedium Records, con allegati sei remix firmati da Ernst Horn, DJ Spooky, Klaus Buhlert, Mick Harris, To Rococo Rot e John Oswald.
Chiaramente non poteva mancare Eliane Radigue che, per l'occasione, rispolvera "Biogenesis", una composizione risalente al 1973 ma registrata nel 1974 presso gli studi di Phill Niblock. I suoni provengono dalla rielaborazione dei rumori fatti da una delle figlie quando era ancora nella placenta, è possibile udire, soprattutto, il beat sordo dell'impulso cardiaco e questo aspetto così meccanico del nostro organismo viene talmente esaltato da procurare una specie di stato angoscioso, soprattutto perchè porta a riflettere su chi siamo e da dove arriviamo... chissà se, tra un altro millennio, tutte le nostre supposizioni al proposito non saranno scardinate e sostituite da teorie, al presente, neanche lontanamente pensabili.
Ralf Wehowsky, con "Nameless Victims", presenta un pezzo estremamente 'musicale', nel senso tradizionale che viene dato al termine, la qual cosa è dovuta anche all'utilizzo del contrabbasso di Ulrich Phillipp. Passaggi puntillistici si alternano con rari spazi più distesi in quello che, al momento di lavorare al mastodontico cofanetto "Tulpas", sarà uno dei brani più gettonati dai musicisti chiamati a fare opera di remix sull'intero corpo della produzione wehowskiana.
Le deliziose "Petites compositions..." di Dominique Petitgand si basano su monologhi che scorrono sopra sottili basi strumentali; dieci tracce che si susseguono in un crescendo di drammaticità , ma che presentano anche attimi di pura mestizia bohemien.
Lionel Marchetti, sicuramente il musicista più vicino a Noetinger, è rappresentato nella collana da ben tre CD, "Mue", "Train de nuit (Noord 3-683)" (un doveroso omaggio a Pierre Schaeffer) e "La Grande Vallée". L'ultimo citato, ma intermedio in ordine d'uscita, è il pezzo più sapido. Si tratta di un autentico thriller: passi strascicati, suoni sospesi in crescendo tipicamente da suspense, urla di animali, rumori d'acqua, il tutto in una situazione indefinita che, se intendeva creare tensione, raggiunge in pieno l'obiettivo prestabilito.
Erik M, in "Frame", rielabora suoni tratti dai 23 dischi usciti precedentemente, un omaggio alla 'collection' e un pezzo d'acrobatica bravura da parte del giovane francese, l'astro nascente nella manipolazione dei 'turntable' che è stato salutato come l'erede dei Christian Marclay e degli Otomo Yoshihide.
"Dix-sept Minutes", di Michel Chion, mi sembra il pezzo più riuscito dell'ultima mandata, pubblicata l'anno scorso, ed è un brano estremamente ricco di variazioni, di pieni e vuoti, di spiritate evoluzioni e di inaspettate rivelazioni. Altri dieci anni così!, è il minimo che possiamo augurare alla Metamkine e, in particolare, alla Collection Cinéma pour l'oreille.

Qualche parola mi sembra giusto spenderla, infine, per la figura di Jérôme Noetinger, un personaggio schivo ma attivissimo. Fra le sue attività mi sembra importante segnalare il sodalizio con Lionel Marchetti, che ha fruttato una serie di collaborazioni di alto livello come il trio con Sophie Agnel su Potlatch ("Rouge Gris Bruit") o quello con Michel Chion che uscirà prossimamente su Fringes (e sul quale presto riferiremo). In "Rouge Gris Bruit" il pianismo torrido della Agnel, che spesso si sfoga direttamente sulle corde (all'interno della cassa armonica), viene 'rivisto e corretto' in chiave elettronica dai due manipolatori. Il risultato di tale combinazione è uno dei dischi più belli ascoltati negli ultimi anni. La partecipazione a collettivi come Mimeo e Soixante Etages, seppur non ponga la figura di Noetinger in particolare rilievo, è comunque significativa come indicatore di quanto è stimato il suo nome presso la comunità artistica (anche a livello internazionale). La presenza nella redazione del trimestrale "Revue et corrigée" ne fa poi un arguto critico, conoscitore e osservatore, ma tale realtà oggettiva era già chiara nelle scelte fatte sia come distributore che come discografico. I suoi lavori più recenti sono "What A Wonderful World" su Erstwhile (con Erik M) e un brano nella compilation "Musique Action 3" su Vand'œuvre (con Christophe Cardoen). Più scontato, rispetto al trio con la Agnel, "What A Wonderful World" è comunque un notevole disco. La prevedibilità è purtroppo inevitabile nell'incontro fra due 'rapaci' che utilizzano similari termini d'espressione, ma come contropartita concede un'opera con poche indecisioni, ben costruita anche per quanto riguarda l'alternanza fra momenti di distensione con altri di spettacolare nervosismo. La presenza di un colore in quasi tutti i titoli lascia intendere come, per Noetinger, sia importante l'elemento cromatico. Questo particolare porta a considerare la sua musica al pari di un'opera pittorica astratta, che inizia nel caos per terminare nell'ordine, e illumina sulla sua affezione per le Cellule d'intervention Metamkine, che rappresentano il boom del colore e della luce, e sulla sua ritrosia a racchiudere la propria musica fra le pareti asettiche di una scatola per compact disc.

 


MKCD003 "Tabou" di Michèle Bokanowski (1992)
MKCD004 "Credo Mambo" di Michel Chion (1992)
MKCD005 "loire a..." di Jérôme Noetinger (1992)
MKCD006 "L'heure alors s'incline..." di Christine Groult (1993)
MKCD007 "Mue" di Lionel Marchetti (1993)
MKCD008 "Unheimlich Schön" di Luc Ferrari (1993)
MKCD009 "Rules Of Reduction" di Jim O'Rourke (1993)
MKCD010 "Weekend" di Walter Ruttmann (1994)
MKCD011 "Grand Bruit" di Christian Zanési (1994)
MKCD012 "Aux Lampions" di Bertrand Dubedout (1994)
MKCD013 "Ton Dieu ne s'appelle-t-il pas ego?" di Alain De Filippis (1994)
MKCD014 "Métamorphose d'un jaune citron" di Patrick Ascione (1995)
MKCD015 "Gloire a..." di Jérôme Noetinger (1995)
MKCD016 "Feuillets d'album" di Jean-Marc Duchenne (1995)
MKCD017 "Confidence" di Philippe Mion (1995)
MKCD018 "Fractals" di Bernard Fort (1996)
MKCD019 "Biogenesis" di Eliane Radigue (1996)
MKCD020 "Nameless Victims" di Ralf Wehowsky (1996)
MKCD021 "10 petites compositions familiales" di Dominique Petitgand (1996)
MKCD022 "Deux Silences" di Hervè Castellani (1997)
MKCD023 "Impossible Grey" di Bernhard Günter (1997)
MKCD024 "Des travailleurs de la nuit, à l'amie des objets" di Les Kristoff K. Roll et Le Compañeros Band (1997)
MKCD025 "La Grande Vallée" (1999)
MKCD027 "Unsettled Line" di Maurizio Martusciello (2000)
MKCD028 "Mantra" di Jean-François Laporte (2000)
MKCD029 "Train de nuit (Noord 3-683)" di Lionel Marchetti (2002)
MKCD031 "L'étoile Absinthe" di Michèle Bokanowski (2002)
MKCD032 "Dix-sept minutes" di Michel Chion (2002)
MKCD033 "Consciously Unconscious Unconsciously Conscious" di Zbigniew Karkowski (2002)
* il numero MKCD030 della serie, annunciato a nome di Anne-Julie Rollet, non è ancora uscito

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