il boom italiano    di e. g. (no ©)




Batofar_cherche_l_Italie
Quest`articolo intende essere un aggiornamento, e un ampliamento, a quello che pubblicai su sinewaves circa tre anni fa. Una aggiornamento perché, da allora, ne sono successe di cose e un ampliamento perchè in quell`occasione mi occupavo esclusivamente della nuova scena sperimentale facente capo a improvvisazione e musica elettronica. E` ora il caso, invece, di aprirsi anche alla sperimentazione di matrice più rock, anche perchè buona parte dei musicisti che trattiamo - e che trattammo - non hanno un retroterra radicato in uno specifico genere. Il caso di Andrea Belfi - che passa dalla sperimentazione elettroacustica al ruolo di batterista in gruppi come Medves, Gilda, Lecrevisse e Rosolina Mar - è forse il più eclatante ma non è certo l`unico.

Ma perchè scrivere ancora di musica sperimentale italiana?
Riprendo una frase di Giuseppe Verticchio da un`articolo pubblicato in questa stessa web-zine: `chi già mi conosce, soprattutto in quanto curatore del sito "Oltre il Suono" ed ex collaboratore della rivista 21st Century Music, sa bene quanto una serie di circostanze mi ha portato negli ultimi anni ad interessarmi in modo particolare a quanto avviene nell'ambito della musica elettronica-ambient-sperimentale italiana, non certo per una forma di immotivato nazionalismo, quanto perchè già da anni ho potuto scoprirvi (prima casualmente, poi in modo sempre più ponderato e metodico...) grandi risorse, in termine di artisti, di CD e CD-R pubblicati, di etichette, di musica in senso più lato, nonchè in termini di amicizie... giacchè credo che la cosa più importante, per chi si interessi `avidamente` di musica come me, sia poter condividere con altre persone le proprie esperienze, e in quest'ottica il contatto diretto con tanti artisti e appassionati di questo genere con i quali dialogare nella mia lingua è di certo un'esperienza molto costruttiva, appagante e gratificante...`. Mi sembra più che eloquente, posso solo aggiungere che la mia attenzione nei confronti della musica sperimentale italiana è dettata, oltre che dalle motivazioni espresse così bene da Verticchio, anche da un tornaconto molto più concreto: vivo qui e se nel posto in cui vivo viene prodotta della buona musica, e ci sono delle etichette discografiche affermate e riconosciute, e ci sono dei locali validi, e c`è un pubblico interessato, e c`è una rete di organizzazioni concertistiche funzionante... . Beh, se c`è tutto ciò sicuramente ci sarà una maggiore circolazione di dischi, di musica e di musicisti. Tutto questo porta nuova cultura e nuova conoscenza, e se i musicisti italiani sono in grado di competere da pari a pari con quelli degli altri paesi è molto più probabile che possano suonare all`estero da dove importeranno ancora nuova cultura, idee e conoscenza. Personalmente mi auguro che le tournée dei musicisti italiani possano allargarsi anche al di fuori dei circuiti attuali (che sono essenzialmente circoscritti a Nord America ed Europa Occidentale) per andare a toccare Europa Orientale, Asia, Oceania, America Latina ed Africa. I due tour effettuati in Etiopia ed Eritrea dal gruppo olandese degli Ex possono sicuramente rappresentare un insegnamento e uno sprone in tal senso. Gli scambi culturali, e il `meticciato` (come ben lo definisce Paolo Angeli), sono sempre auspicabili, purchè avvengano da pari a pari, e non come affare imposto, in modo palese od occulto che sia.

E cos`è la musica sperimentale italiana?
Una definizione in tal senso è impossibile, anche perchè esistono più musiche sperimentali italiane, ma possiamo definirla genericamente come una musica prodotta da musicisti italiani che abbia una sufficiente autonomia da conclamati modelli esteri, ma anche che abbia sufficiente autonomia a livello di innovazione, ricerca e soggettività . Penso che caratteristiche come il cantato in italiano, nel caso si tratti di canzoni, o riferimenti specifici alle tradizioni musicali italiane - che possono andare dal futurismo al progressive italiano e dalle prime sperimentazioni elettroniche ad alcune tradizioni di tipo più popolare - possano essere tratti ulteriormente distintivi ma non indispensabili. Anche perchè i Ruins non sono certo un gruppo sperimentale italiano, pur avendo un retroterra nel progressive italiano, i Melt Banana non lo sono, pur se propongono nei concerti Tintarella di luna, e John Zorn non lo è, anche se fa dei dischi in cui reinterpreta Morricone. E i tanti artisti giapponesi che cantano in inglese non sono per questo meno giapponesi dei pochi che cantano in giapponese.
Una cosa però è certa: nella penetrazione all`estero, per quanto riguarda la musica di ricerca, sono stati favoriti quegli artisti che utilizzano la lingua italiana. Questo è un dato di fatto che può voler dire tutto o nulla, sicuramente la penetrazione all`estero non dipende principalmente dall`idioma utilizzato ma dalla qualità della proposta e dallo spirito d`iniziativa e di autopromozione da parte del musicista. Fate però un attimo mente locale: quando ascoltate un artista tedesco o francese preferite che cantino in tedesco e francese o in inglese?

Premesso ciò è bene aggiungere, anche con lo scopo di non dare adito ad equivoci, che pur essendo queste delle buone motivazioni per dare credito alla musica che viene prodotta in Italia, non sono affatto sufficienti. Serve qualcosa di più e quel qualcosa è la constatazione che oggi in Italia viene prodotta della musica di notevole qualità e che, punto dolens, questa riceve più gratificazioni e apprezzamenti all`estero che nell`italietta stessa dove, pur di non considerare uno dei numerosi musicisti di casa, si preferisce importare la 101millesima nullità targata USA o UK.
E` bene ribadirlo, in Italia si produce una musica di alto livello qualitativo e quello che tre anni fa poteva sembrare l`abbaglio di un visionario è oggi una splendida realtà , e la musica sperimentale italiana sta esplodendo, come un quadro di Jackson Pollock, in una moltitudine di forme e di colori.

Scusate se dimenticherò qualcosa e/o qualcuno... ho cercato di circondarmi di tutta la documentazione possibile, ma alcune cose le ho magari date in prestito, altre sono rimaste nascoste in cataste di materiale mal-ordinato e altre non le conosco affatto (chi conosce tutto scagli la prima pietra), comunque credo di poter tracciare un percorso attraverso il quale è possibile, per coloro che sono interessati, muoversi abbastanza agevolmente alla ricerca degli eventi essenziali (anche di quelli che non vengono citati).

Ma riprendiamo il discorso dove l`avevo interrotto al tempo di quel mio primo articolo. `Nuove forme`, scrivevo, intendendo con ciò un modo di fare musica curioso e attento a tutto quanto c`era in giro di valido, e intendendo anche una propensione alla contaminazione come raramente se n`era vista in passato. La tendenza a far uscire la sperimentazione dalle accademie e dai centri di ricerca assumeva, in questo contesto, un valore ancora maggiore. La sperimentazione sonora ha assunto oggi un aspetto squisitamente popolare (addirittura domestico) ed il raggiungimento di una più ampia affermazione, anche a livello di pubblico, è solo questione di tempo. Al `nuove forme` faceva seguito `in Italia`, perchè ero dell`avviso che in Italia si stesse formando una scena sperimentale che non aveva niente da invidiare a quella degli altri paesi, una scena che era anzi in grado di attirare su di sè le attenzioni di etichette discografiche dalla caratura internazionale e di ottenere un seguito di pubblico anche al di fuori dei patri confini.

Cosa è successo d`importante in questi tre anni?
Sicuramente molte cose.
Innanzitutto la rassegna parigina “Batofar cherche l'Italie” del Dicembre 2002, che è stato il primo vero riconoscimento internazionale alla nuova musica sperimentale italiana, riconoscimento che ha valore proprio perchè non diretto ad un singolo musicista (di simili riconoscimenti sono piene le cronache) ma perchè diretto all`Italia come luogo dove si produce musica interessante e, ancor più importante, musica sperimentale `contemporanea`.
L`altro fatto di fondamentale importanza è rappresentato dalla nascita di iXem e dalla terza rassegna “Superfici Sonore” (della quale potete leggere un reportage su kathodik).
Si è trattato, in entrambi i casi, di eventi che hanno portato ad una discussione e ad uno scambio di idee ed esperienze, magari non sempre pacifico e tranquillo, che però ha determinato indubbiamente una crescita in grado di coinvolgere anche coloro che non hanno partecipato direttamente a quegli eventi. Come conseguenza di ciò c`è stato l`aggregarsi di alcuni musicisti intorno a strutture già esistenti (come Afe Records) e la nascita di nuove strutture (Bowindo Recordings), ma senza rinunciare a utili interscambi come quello avvenuto per il bel disco di fhievel, Sigurtà e Rocchetti, uscito per l`etichetta portoghese Creative Sources (i primi due musicisti sono legati al circuito AFE mentre il terzo fa parte di Bowindo).
Chiaramente c`è stato chi ha raccolto più e chi meno, ma questo fa parte delle capacità soggettive (il fatto che esiste una scena musicale valida non vuol dire che tutti i musicisti coinvolti in essa sono dello stesso livello qualitativo), della fortuna e delle attitudini `imprenditoriali` dei singoli individui. E poi va detto che non tutti i musicisti attivi nella scena sperimentale italiana hanno fatto lo stesso periodo di gavetta, fra di essi ci sono nomi già arrivati ai vertici da tempo - come i cugini Martusciello, Alessandro Bosetti, Giuseppe Ielasi e Domenico Sciajno - ed è logico che questi abbiano raccolto di più.
Fra i nomi che facevo in quel primo articolo ce ne sono alcuni che si sono persi e altri che devono ancora compiere il salto di qualità , non tanto a livello musicale quanto a livello di produzione, fra questi ultimi attendiamo al varco con particolare fiducia ENT, Renato Rinaldi e Logoplasm (magari con aal, visto lo splendido concerto dato insieme a Bologna dello scorso 31 Marzo).
A quei nomi se ne sono poi aggiunti di nuovi - esiste un segnale di vitalità più attendibile di questo? - quali Claudio Rochhetti, fhievel, Roberto Fega, Stefano Pilia, Urkuma, Patrizia Oliva... .
Infine c`è chi, in questi tre anni, ha confermato quanto di buono lasciava intuire, un fatto che è sicuramente fonte di enorme soddisfazione personale, e voglio ricordare i notevoli dischi di Valerio Tricoli (da solo e insieme al collettivo ¾ HadBeenEliminated), di Luca Sicurtà (“La vera macchina d`argento”) e dei Kar.

Per quanto riguarda l`affermazione a livello internazionale, il 2005 ci ha portato soprattutto una doppietta sul prestigioso catalogo Häpna, firmata da Giuseppe Ielasi e dai Sinistri, che prima della fine dell`anno potrebbe diventare addirittura una tripletta. Ma ci sono state anche altre realizzazioni di Pirandèlo, Popolus, Stefano Pilia, Elio Martusciello, Paolo Angeli, Taxonomy, Alessandro Bosetti e una doppia uscita di Domenico Sciajno (di cui per ora è stato realizzato soltanto il duo con Kim Cascone per l`etichetta canadese (18)sec.records mentre siamo in attesa del trio con Franz Hautzinger e Lucio Capece per Quackebasket). Poi c`è stato il già citato disco su Creative Sources ed altri che, per quanto ne so, stanno arrivando. E sicuramente ho dimenticato qualcuno... ne chiedo venia.
Ma vorrei citare ancora la presenza di Alessandro Bosetti, Domenico Sciajno e Luca Venitucci in ensemble di caratura internazionale quali Phosphor, MIMEO e Zeitkratzer... e, in altro ambito, quella di Jacopo Andreini, Stefania Pedretti, Bruno Dorella e Valerio Tricoli nei dischi di gruppi altrettanto importanti come Rollerball e Autistic Daughters.
Evito di fare un elenco dei musicisti attivi nel settore della sperimentazione perchè finirei con il dimenticarne alcuni e con il non citare i tanti che mi sono sconosciuti, ma anche perchè non è scopo di questo articolo fare un inventario di nomi nè scindere i `buoni` dai `cattivi`. Per chi intendesse approfondire l`argomento rimando ai validi database che ci sono nella solita, encomiabile, sinewaves e su oltre il suono .

Accanto a questo settore della sperimentazione ce n`è un altro di matrice più rock che ci costringe a tornare qualche passo indietro, precisamente all`eccellente lavoro fatto negli ultimi 7-8 anni da etichette come Wallace, Bar La Muerte, Burp e Snowdonia e da gruppi come Starfuckers, Zu, Afterhours... (che dite, ci mettiamo pure François Regis Cambuzat? Direi proprio di sì, anche perchè è una specie di apolide ed è difficile addebitargli una qualche nazionalità ... e poi, al pari di quello che fu per Ravenna l`esule Dante Alighieri, bisogna riconoscere che è stato una specie di ambasciatore della musica italiana nel resto d`Europa). Questi sono gli elementi fondamentali che hanno contribuito alla nascita, e alla crescita, di una solida scena nazionale che oggi ha veramente un suo specifico modello da seguire. Possono piacere o no, ma gruppi come OvO, Madrigali Madri, A Short Apnea (e derivati) non hanno niente da invidiare alle più conclamate stelle del panorama indipendente internazionale. Il lavoro, avventuroso e pionieristico, delle quattro etichette citate è alla base dello sviluppo di un panorama editoriale indipendente che finalmente ha raggiunto la maggiore età e si è arricchito di altre realtà interessanti come Psychotica, fromScratch, Ebria Records....
C`è poi il settore più tipicamente jazz, od ibrido in tal senso, che ha / ha avuto dei bei nuclei a Bologna nell`associazione Bassesferec e nella storica scuola del Laboratorio di Musica e Immagine, in Puglia nell`associazione/etichetta AFK, in Friuli nell`etichetta Setola di Maiale e, se volete, pure in Toscana nella Burp, che ha ridato spazio ad elementi fondamentali della sperimentazione italiana quali Eugenio Sanna ed Edoardo Ricci (oltrechè ad una folle combriccola di dj sperimentali).
A questo punto l`opera di chi, come le etichette Ants e Die Schachtel, si è impegnato nel disseppellimento e nella valorizzazione di quel settore più classico e storico della sperimentazione italiana, poco conosciuto ma quanto ricco, assume un valore di primaria importanza. Musicisti come Luciano Cilio, Pietro Grossi, Franca Sacchi, Terzilio Mancinelli, Gianfranco Pernaiachi, foto_di_luca_agnaniLuca Miti, Francesco Michi e Albert Mayr dovrebbero essere conosciuti da tutti gli appassionati.
Un ultimo elemento a cui fare attenzione è l`emergere di un agguerrito universo femminile che partecipa alla sperimentazione musicale in veste di soggetto protagonista. Questo, direi, è un dato assolutamente nuovo che, personalmente, accolgo con una curiosità e una gioia infinita (nomi: Patrizia Oliva, Allun, IOIOI, l`altra metà dell`Enfance Rouge Chiara Locardi, Margareth Kammerer, Daniela Cattivelli, Miss Violetta Beauregarde, Majirelle...).

Ma il concetto di `nuove forme` travalica quanto rilevato all`inizio e coinvolge anche i sistemi organizzativi e di diffusione. Innanzi tutto va osservato come la tendenza alla contaminazione trasversale sia ormai generalizzata, e se battitori liberi come Jacopo Andreini e Andrea Belfi sono gli elementi più conclamati, nondimeno non sono gli unici: Stefano Pilia suona in realtà che vanno dall`hardcore all`improvvisazione elettroacustica passando per il nu folk, Giuseppe Ielasi ha collaborato, insieme allo stesso Andreini, alla realizzazione del 10” pollici “One Day With My Fishing Umbrella”, prettamente cantautorale, di Nicola Ratti dei Pin Pin Sugar. Il musicista elettronico Pierpaolo Leo ha lavorato con l`Enfance Rouge. Valerio Tricoli, con lo stesso Ielasi, ha collaborato alle ultime realizzazioni folk-rock di Dean Roberts. Anche le etichette tendono ad aprirsi a più generi, ne è un esempio concreto la serie a tre pollici che la lungimirante Wallace ha dedicato alla sperimentazione elettroacustica. Ma pure Bar La Muerte si è distinta, in questo senso, per aver dato spazio al CD d`esordio di Claudio Rocchetti. Nella compilation manifesto di fromScratch ci sono, oltre ai gruppi dell`etichetta, gli Zu, i Jealousy Party (Mat Pogo, WJ Meatball ed Edoardo Ricci), i Cods, i Freetto Meesto e i Ronin. Poi ci sono rassegne come Bää Fest organizzata dalla Ebria o Itinerario Festival organizzato dall`associazione Aidoru (facente capo all`eponimo gruppo) che si muovono di sghimbescio con programmi assolutamente spiazzanti. E come ignorare, infine, un ensemble tipo Medves che raccoglie alcuni figuri attivi nell`improvvisazione elettroacustica, nel rock e nell`hardcore per proporre una miscela che ha radici nel rock psichedelico e nel minimalismo storico.

Il concetto di `nuove forme` va a coinvolgere anche l`organizzazione degli eventi e la strutturazione del mercato, con una diffusione che spesso è di tipo orizzontale e un coinvolgimento sempre maggiore dei musicisti nella gestione dei loro affari. Ne è un esempio la Bowindo Recordings, che è nata proprio come etichetta gestita da un gruppo di musicisti. Ma anche eventi già citati, quali l`Itinerario Festival, e la nascita dell`associazione iXem, o casi singolari come il Lab 12 gestito dall`ex Allun Patrizia Oliva, sono splendidi esempi di situazioni gestite direttamente dai, o nate per iniziativa dei, musicisti stessi. Vanno poi nascendo piccoli locali, e piccole situazioni, idonei ad ospitare una musica `povera` per mezzi ed esigenze ma ricca di `contenuti`.
A tutto questo aggiungerei, come elemento interessante e meritevole di essere esteso, il fenomeno delle co-produzioni. Non si tratta certo di un meccanismo inventato recentemente, ma è indubbio che negli ultimi anni si è comunque manifestato con sempre maggiore frequenza. Alla pubblicazione del recente “Onisted” delle Allun, per esempio, hanno partecipato con quote distinte ben dieci marchi diversi.

I musicisti sperimentali italiani, e le strutture che lavorano con/per loro, vanno quindi sostenuti perchè sono in grado di mantenere le promesse e di procurare enormi soddisfazioni.
Questo articolo è completato da alcune intervistine che potete svelare cliccando sulle varie immagini. Abbiamo parlato con musicisti, organizzatori e discografici di periodi storici e settori diversi - dal più incompromesso `do it yourself` alla invidiabile posizione di chi ormai ha `sfondato` - su queste tematiche legate alla produzione musicale, sperimentale e indipendente, in Italia. Si tratta di una serie di brevi flash che si presentano con l`andatura vorticosa del thriller.
Qui di seguito potete inoltre trovare un elenco di dischi che hanno in qualche modo scandito la crescita della nuova sperimentazione musicale italiana ed hanno contribuito alla sua affermazione internazionale.
In ultimo, prima di concludere, voglio comunicare l`intenzione di creare un database riservato esclusivamente alle etichette indipendenti italiane (si tratta di un`iniziativa che prenderà avvio in tempi medio-brevi). So già che ne esistono altri, ma uno in più non farà certo male, e quindi invito le etichette indipendenti a preparare già da ora le loro schede. La registrazione al database potrà avvenire sia inviando direttamente a noi il materiale sia attraverso una specie di auto-iscrizione. I dati che abbiamo ritenuto di dover considerare li trovate riportati a fondo pagina.



Brodo di cagne strategico” (1991 - Electric Eye / Helter Skelter)
degli Starfuckers (con Roberto Bertacchini, Manuel Giannini, Mauro Vasoli, Paolo Vasoli, Gianni Ginesi, Gianfranco Verdaschi, Paolo Casini)

La strategia è un'arte che determina le mosse necessarie per il raggiungimento di un risultato finale. Il primo disco degli Starfuckers “Metallic Diseases” aveva già , in questo senso, un carattere strategico. Ma la tattica era talmente subdola che il gruppo ben si confondeva fra i mille epigoni del genere punk-garage allora in circolazione. “Brodo di cagne strategico” scopre invece le carte e rappresenta una vera e propria dichiarazione d`intenti. I testi in italiano, le note in italiano e i titoli in italiano (il Cold White Cancer del primo LP diventa Freddo cancro bianco e il davisiano `bitches brew` diventa `brodo di cagne`) possono far pensare ad una regressione o ad un disco diretto esclusivamente al pubblico italiano. In realtà si verifica il fenomeno inverso e “Brodo di cagne strategico” è uno dei dischi rock italiani post-progressive che più fa breccia all`estero ed è la dimostrazione concreta che, in `musica`, la capacità di farsi comprendere non sta tanto nella lingua utilizzata ma nella qualità e nell`originalità della proposta. Il linguaggio, come dice lo stesso Manuel Giannini, fa parte della letteratura e, in quanto tale, non rientra nella dimensione di ciò che stiamo trattando. Qualità e originalità , quindi, e gli Starfuckers iniettano il loro rock con dosi di `black&dj-culture`, operando un recupero creativo e in divenire della no-wave newyorchese (saranno i primi, se non gli unici, a battere questa strada al di fuori di ottiche riesumatorie).
“Brodo di cagne strategico” apre le porte alla ricerca, in chiave rock, sui vari movimenti artistico-musicali contemporanei.
“Brodo di cagne strategico” apre le porte alla imminente captazione di Alessandro Bocci nell`entourage del gruppo.
“Brodo di cagne strategico” apre la strada al capolavoro “infrantumi”.
“Brodo di cagne strategico” pone le basi per la recente esplosione creativa di “Free Pulse”.
Tutto questo è concentrato in un mini-LP che dura meno di 15 minuti. Cazzarola!!!
Domanda: ma cos`è in realtà “Brodo di cagne strategico”?
Risposta: è un Frankenstein assemblato utilizzando parti del “Fun House” degli Stooges, dell`Imaginary Landscape No 1 di John Cage, dell`“Are You Glad To Be In America” di James Blood Ulmer, del “Thirst” dei Clock DVA, del “Bad Moon Rising” dei Sonic Youth... e manovrato da un gruppo di `bastardi` che hanno scelto il rumore. Una miscela esplosiva.
E` il primo vagito di una nuova scena sperimentale italiana in grado di camminare sulle proprie gambe senza complessi d`inferiorità .



Fastilio” (1995 - Erosha)
delle Fastilio (con Olivia Bignardi, Silvia Fanti, Daniela Cattivelli, Filomena Forleo, Flavia D`Angelantonio, Margareth Kammerer + Stefano Zorzanello, Paolo Angeli, Lino Greco)

Le Fastilio vestono a nuovo la scena bolognese di fine millennio. Facendo tesoro dell`esperienza `rock in opposition`, ma evitandone la ripetizione pedissequa, riescono nell`impresa di creare un disco fresco e coinvolgente che la fisarmonica di Silvia Fanti screzia di tradizioni popolari, la voce di Margareth Kammerer macchia di cabaret, il clarinetto di Olivia Bignardi spezia di esotismi e il sax di Daniela Cattivelli `imprinta` di jazz. Alcune schegge sembrano avere l`urgenza del punk, ma c`è spazio anche per situazioni più elaborate, come Diplomatica, e per gli sconfinamenti nella free-form pura di Antonio e Cleopatra e Dora Baltea. Molto belle le atmosfere solenni e pastorali di Paracelsus (medico alternativo vissuto a cavallo fra il 1400 e il 1500) e il nonsens vocalese di `niverso (saturo di citazioni celebri, riconoscibilissima quella di Francis Lai). Paolo Angeli fa dono della presenza attiva in tre brani e dell`acquerello marino Carte du fond des Océans. Ma ci sono anche altri camei: di Stefano Zorzanello, di Fred Frith (che arrangia un brano) e di Lino Greco (che disarticola le parole in El). Questo disco, oltre alla sua bellezza e oltre a rappresentare degnamente i fermenti che c`erano nella Bologna degli anni Novanta, ha anche un`altra prerogativa: “Fastilio” è il primo segnale di una creatività femminile in progressiva liberazione anche all`interno di un mondo che fino ad allora aveva riservato alle donne essenzialmente ruoli di secondo piano. Il gruppo, nonostante gli ottimi riscontri e la piccola fama conquistata anche all`estero, non riuscì a portare a termine un secondo CD. Ma gli influssi positivi della meteora Fastilio si sentono ancor oggi, provate a pensarci un po` su... .



Meta-Harmonies” (1995 - Staalplaat)
dei Martusciello (con Elio Martusciello, Maurizio Martusciello)

Non vengo pagato dai `martuscielli`, lo premetto, ma questo disco è bellissimo ed è anche una specie di `trasformista sonoro`. Ogni volta che lo ascolto mi viene il dubbio che non sia lo stesso disco ascoltato in precedenza. Ogni volta emerge qualche nuovo particolare su cui concentrarsi, qualcosa che era sfuggito agli ascolti antecedenti ed adesso è ben evidente, a dimostrazione della ricchezza di una musica che non finisce mai per suonare come già acquisita. “Meta-Harmonies” è un autentico tappeto sonoro magico, sospeso a mezz`aria, adorno di figure e colori continuamente cangianti. E` un caleidoscopio di suoni elettroacustici e concreti. E pure, nonostante la vasta gamma timbrica e di forme, il tutto si mantiene essenzialmente sobrio e minimale. I due non accennano mai a repentini cambi di scenario, a giochini d`effetto e/o preconfezionati. Sono diversi gli stili e le esperienze che confluiscono in “Meta-Harmonies”, dalla `musique concrete` all`improvvisazione non idiomatica passando per la `kosmische musik` e per l``industrial`, ma i due riescono nel complicato compito di estrarne una sintesi perfetta, tanto perfetta che il disco, alla fin fine, è solo `cultura` o, meglio, `nuova cultura`. "Meta-Harmonies" esce per la prestigiosa Staalplaat, e se la nuova musica sperimentale italiana aveva bisogno di un biglietto da visita per presentarsi al pubblico internazionale non è certo immaginabile un lasciapassare migliore di questo. Inutile dilungarsi sugli sviluppi successivi, sull`ensemble Ossatura e sugli altri progetti dei due, chè sono ormai cose conosciute da tutti e/o facilmente appurabili. Basta solo dire che i cugini Martusciello godono ormai di una considerazione internazionale fra le più consolidate.



...I Am Surprised While It Is Actually Happening...” (1997 - Leo Records)
di Alati / Ielasi / Radaele / Sciajno (con Christian Alati, Giuseppe Ielasi, Ruggero Radaele, Domenico Sciajno)

In “...I Am Surprised...” un gruppo di quattro musicisti interagisce, nell`arco di dodici brani, in ben sei combinazioni diverse. Quella che può sembrare precarietà , e invece è solo curiosità e spirito collaborativo, è un tratto che diventerà rappresentativo della nuova sperimentazione italiana. I vantaggi di una simile attitudine, ben al di là della maggiore varietà messa in mostra, sono ben individuabili già in questo disco. La messa in risalto del mood dei singoli musicisti, il confronto fra i loro stili, la comprensione della loro capacità di dialogo e la loro indole d`adattamento ne escono dilatati come pupille sotto atropina.
L`approccio alla chitarra, più ruvido e rock in Alati (AS) e più gentile e rarefatto in Ielasi (IS); il tocco caldo e pastoso di Sciajno (RS) al contrabbasso; la raffinatezza e la ricchezza del drumming di Radaele (R...)... sono tutti, in nuce, elementi che andranno sempre più a delinearsi nella produzione e nella personalità futura dei quattro musici.
Le loro caratteristiche idiomatiche sono, infatti, qui ancora in formazione e la tradizione della libera improvvisazione europea, soprattutto tedesca e inglese, emerge come tratto distintivo in buona parte dei brani. Accanto, naturalmente, a quella delle avanguardie afro-americane. Il risultato finale è meno personale, magari, di quello ottenuto dai Martusciello in “Meta-Harmonies”, ma le premesse e il modello sono forse ancor più innovativi e seminali. Tracciare un profilo evolutivo dei quattro musicisti, che in seguito si sono rincontrati a più riprese, mi sembra superfluo e inutile. E` però opportuna una cronologia delle loro successive collisioni discografiche:
Sciajno e Radaele (“In Trio” del Fabio Martini Trio su Takla Records);
Ielasi e Sciajno (“Right After” su Erstwhile e “May 15th”, con Renato Rinaldi e Gino Robair, su Fringes);
Alati, Ielasi e Radaele sono insieme, infine, nell`eponimo disco su Sonoris.



Paper-Paper” (2000 - Nat Nat)
di Alessandro Bosetti / Annette Krebs (con Alessandro Bosetti, Annette Krebs)

Se si esamina l`evoluzione della musica sperimentale italiana è impossibile dimenticare questo sette pollici, una delle più singolari e riuscite collaborazioni di tipo internazionale promosse da un musicista italiano. Solo carta, o meglio `da carta a carta`, questo è quanto promettono il titolo e l`immagine di copertina. L`ascolto rivela invece, racchiusa in un universo di suoni, l'incredibile ricchezza che i due riescono a trarre da uno degli elementi più antichi della manifattura umana (la sua invenzione sembra risalga al II secolo circa per opera di un cinese). Più che `da carta a carta` dovremmo quindi dire `da anima ad anima`. “Paper-Paper” contiene tutta quella grazia e quella poesia che sono intrinseche alla sensibilità di Bosetti e della Krebs, una grazia e una sensibilità che emergono da ogni loro gesto ancor prima che da ogni loro suono (e chi ha visto una performance di Bosetti sa cosa intendo dire). Paper Paper assurge da subito allo status di piccolo classico, tanto che una versione del brano - eseguita da Sachiko M, Annette Krebs e Taku Sugimoto - viene inserita nella compilation “Off Site - Composed Music Series in 2001” della A Bruit Secret. Si tratta quindi di un dischetto che potrebbe diventare una delle pagine storicamente più importanti della nuova musica sperimentale italiana.



.01” (2001 - Cut)
dei tu m` (con Andrea Gabriele, Rossano Polidoro, Emiliano Romanelli + Emanuela de Angelis)

I tu m` mi hanno sempre fatto pensare ai Sex Pistols: non tanto per la musica, che è tutt`altra, e nemmeno per il look, che magari potrebbe anche essere simile, quanto per la loro capacità di `promozionarsi` (*). A partire da questo CD, e dal quasi contemporaneo CD-R “Phone Book” preso in distribuzione dalla ReR, hanno messo il mondo ai loro piedi. La loro marcia è stata un`escalation alla popolarità senza perdere un colpo. Hanno pubblicato dischi nelle etichette di mezzo mondo. Sono presenti in alcune delle compilation più interessanti edite al di qua e al di là dell`Atlantico o, ben oltre la via della seta, all`estremo limite del sol levante. Viaggiatori storicamente riconosciuti come Marco Polo e Cristoforo Colombo non avevano mai osato tanto. Aggiungiamo a ciò l`apertura di un`etichetta virtuale, che ha ospitato alcuni dei più prestigiosi musicisti del presente e del passato, più le recensioni positive ottenute dovunque e un articolo sulla rivista inglese The Wire, fino, `not last and not least`!!!, all`inclusione di un brano sulla raccolta allegata al numero 256 (Giugno 2005) della stessa rivista. Tutto questo scangeo lo hanno creato, come Emilio Salgari, senza muoversi di casa, o meglio senza muoversi dal loro studio di registrazione. Non un concerto. Non un`apparizione pubblica. I tu m` hanno saputo rappresentare al meglio la virtualità del nostro tempo - questo è un dato di fatto, piaccia o non piaccia - e del nostro tempo hanno saputo rappresentare al meglio anche l`estetica. Chris Cutler ha definito la loro musica come un incrocio fra Bernhard Günter e l`elettronica. Potremmo fare altri nomi, quali Oval Aphex Twin Scanner..., ma a poco servirebbe nel definire quel loro mood che è affatto originale. Perchè una cosa sono i retroterra e un`altra cosa sono, almeno nei casi migliori, i risultati che si raggiungono a partire da essi. Il trio iniziale - che ancor oggi, e non me ne vogliano i protagonisti, rimane il loro clou espressivo al di là di tutte le derivazioni seguenti: Mou, lips Pirandèlo Steno e gli stessi tu m` in formazione a due - è perfettamente rappresentato da questo “.01” che, fin dal titolo, si prospetta come la famosa prima moneta di Zio Paperone. Qui c`è già tutta quella ineguagliabile miscela di minimalismo, techno, musica concreta, tecniche glitch ed elettronica domestica che farà la fortuna del gruppo. Tu m`: maestri da cui andare a scuola e dai quali imparare (con tutti i pregi e i difetti che i maestri hanno da sempre... compresa, se non fate attenzione a come vi comportate, la classica bacchettata nelle mani).
(*) non ricordo se questa l`ho già scritta, se così fosse chiedo scusa)



Ned N°2” (2001 - Chocolate Guns)
di Andrea Belfi (con Andrea Belfi)

Il batterista Andrea Belfi, con il suo girovagare fra gli stili e fra i ruoli, è forse colui che più rappresenta il prototipo del musicista sperimentale contemporaneo e, in tal senso, è affiancabile a batteristi di caratura mondiale quali Tim Barnes e Martin Brandlmayr; inoltre fa parte di quella nuova generazione - insieme a Tricoli, Rocchetti, Ippoliti, Sigurtà , Bergero, Carcasi, Lovreglio, Scerna, Fega, Lella, Valecchi, De Santis... - che si sta facendo largo a colpi di qualità . Ma di tutto ciò parliamo a parte, qui interessa soprattutto sottolineare la bellezza e l`importanza di uno fra i primi esempi di CD-R che, a livello di confezione e di supporto, non hanno nulla da invidiare alle normali produzioni seriali fatte tramite un master. “Ned N°2” venne recensito, seppur nella sezione riservata alle recensioni brevi, su The Wire (Luglio 2002) e fu uno dei primi CD-R (se non il primo) a ricevere un simile trattamento in quello che è considerato come un punto di riferimento critico a livello mondiale. E cosa vuol dire tutto ciò se non essere all`avanguardia...!!?! La musica di Belfi, pur non differenziandosi per una spiccata singolarità , si distingue per un gusto, una sensibilità , una ricchezza di particolari e d`atmosfere e un senso della melodia ben superiori a quelli rinvenibili in molte realizzazioni simili. Si tratta di cinque cut-up fatti accostando campioni piuttosto disparati (Maria Callas, S. Agustin, Antonella Galvani, Cristopher Blackburn, Manuela Sormani, Briggan Krauss e Luca Venitucci) con suoni originali creati e/o registrati dallo stesso Belfi. Fantastico l`omaggio al “Kaspar Hauser” di Herzog, con i suoi scarti repentini e il lavoro di reiterazione sulla voce della Callas. Ma anche Gilda, un`arancia dalla ruvida scorza contente delicate cineserie dedicata al suo vecchio gruppo hardcore, la più poetica Come un giorno e la più descrittiva Firenze, entrambe divise in due tronconi, sono composizioni di tutto rispetto. L`ultima, in particolare, è stata ispirata da alcuni giorni passati nella capitale toscana e, con ciò, sembra presagire l`esaltante esperienza della rassegna “Superfici Sonore” a cui Belfi prese parte. “Ned N°2” è un tipico prodotto naïf, però di caratura superiore a moltissima produzione seriale manierata... diciamo pure che è un Gauguin.



Onussen” (2002 - Bar La Muerte / One-Touch Recordings Monopolka)
delle Allun (con Stefania Pedretti, Marylise Frecheville, Natalia Saurin, Wanda Tosi, Silvia Grosso)

Le Allun raccolgono, come attitudine, le istanze più innovative di Starfuckers e Fastilio, e le fanno proprie adattandole al loro non essere musiciste. Innanzi tutto si presentano come entità tipicamente italiana, a partire dalla baldoria demenziale che resta solo parzialmente celata dalle bordate noise; e la musica demenziale è cosa tipicamente, o quasi, italiana. Poi hanno dei testi, quando avvertibili, cantati in italiano. Dalle Fastilio derivano la tendenza free form, estremizzandola, e il loro essere entità femminile venato da una certa ironia. Le Allun non cercano di mascherare dietro un atteggiamento divistico quello che tradizionalmente è stato il ruolo della donna, ma addirittura lo rivendicano fin nei suoi aspetti più deleteri utilizzando, nei loro spettacoli, elettrodomestici, giocattoli per bambini, pupazzetti, abiti smaccatamente femminili, ecc. Nonostante queste note così caratterizzanti le Allun sono, al pari di OvO e Sinistri, uno dei gruppi italiani più considerati oltre i patri confini. Questo loro secondo disco si confà alla nostra carrellata più del pur pregevole esordio, a causa di un maggior respiro internazionale dovuto alla presenza della batterista francese Marylise Frecheville ed alla co-produzione con l`etichetta russa One-Touch. “Onussen” è anche il loro lavoro più `musicale`, nel senso classico del termine, e stranamente questa maggiore `musicalità ` sembra essere causata dalla presenza della rocciosa batterista. Ma quella delle Allun è qualcosa di più di un`esperienza musicale, la loro è un`esperienza `teatrale` e `totale` e, alla fin fine, è un'esperienza di vita. Tutte cose che un dischetto sintetico, per quanto magico, non potrà mai racchiudere. Tutte cose che, probabilmente, neppure un concerto riesce a rappresentare. La soluzione, per comprendere realmente, sarebbe quella di seguirle passo a passo, in tutti i loro spostamenti. Nell`impossibilità di fare ciò ci dobbiamo accontentare di quello che abbiamo e che, comunque, non è poi tanto poco. La loro no art preannuncia l`ondata di guerrigliere (come le definisce IOIOI) alla cui ascesa stiamo oggi assistendo.



3Quarters HadBeenEliminated” (2004 - Bowindo)
dei ¾ HadBeenEliminated (con Stefano Pilia, Claudio Rocchetti, Valerio Tricoli + Antonio Albanese, Tony Arrabito)

Se Superfici Sonore ha un figlio legittimo questo si chiama “3Quarters HadBeenEliminated”, l`ensemble bolognese si è infatti formato, ed ha dato la sua prima esibizione, proprio durante quella rassegna. Ma questo disco, oltre a contenere nei cromosomi i geni di un passato recente così importante, ha dalla sua anche il destino di chi è designato a scrivere un`importante pagina di storia.
“3Quarters HadBeenEliminated” è, insieme a `infrantumi` degli Starfuckers, il capolavoro della nuova sperimentazione italiana. Come quello è un lavoro ibrido, ma mentre gli autori di `infrantumi` si accanivano intorno al nucleo atomico di quella materia che è la musica, fino a sanguinarne, quelli di “3Quarters...” spaziano leggeri all`interno di quella stessa materia, allargandosi e dilatandosi fin quasi ad esplodere. Là implosione dentro un io claustrofobico e qui deflagrazione verso lo spazio circostante. Là una specie d`isolazionismo rock che si ottenebrava alla ricerca del silenzio e qui un trip psichedelico che ruba al silenzio la luce per propagarla in una `rete` (*) di filamenti multicromatici, finanche ruffiani (The Soul Of Their Suits, dove addirittura si permettono di latineggiare, e Bedrock). Si tratta quindi di due dischi, entrambi seminali, situati agli antipodi.
Pilia, Rocchetti e Tricoli raccolgono l`eredità di una certa sperimentazione europea - Pink Floyd, Soft Machine, AMM, This Heat... - la impastano con la positività della scuola concreta francese e con i drones di alcune musiche ripetitive, la insaporiscono con aromi folk, la sfiatano e la sfiancano con l`inserimento delle nuove istanze elettro-elettroniche e la frullano fino ad ottenere una delle musiche più interessanti sentite negli ultimi anni.
In assoluto.
“3Quarters HadBeenEliminated” è stato il primo disco di questa nuova scena sperimentale ad aprirsi una breccia consistente in Italia, fino a ricevere ampi consensi, e dopo che l`ensemble avrà messo nel carniere la prima realizzazione internazione (forse è in arrivo per l`autunno) verrà riscoperto anche al di fuori dei nostri confini, statene pur certi.
Imprevedibile nelle strutture ed eccellente nella qualità sonora, essendo Tricoli della partita non c`era affatto da dubitarne, questa è la cartina di tornasole che dimostra definitivamente l`ottimo stato di salute della musica sperimentale italiana.
(*) Una 'rete' fu lo stumento centrale nella prima esibizione dell'ensemble.



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