In un ambito qual è quello della musica improvvisata, dove le collaborazioni durano spesso l’attimo fuggevole di un concerto non lasciando traccia alcuna se non nella memoria dei presenti, quella fra Mimmo e Miura, in duo o con l’aggiunta di altri strumentisti, sta raggiungendo lo status della relazione longeva e consolidata.
Credo di poter aggiungere poco a quanto scritto nelle recensioni ai loro dischi precedenti, seppure questo “Zanshou Glance At The Tide” sia strutturato in modo affatto diverso. Nei due primi brani la Miura e Mimmo suonano in solitaria. Nel primo brano la giapponese , oltre al piano, si esibisce anche con la melodica dando vita a una sequela di quadretti dalla studiata giocosità naïf che fanno pensare anche a Chopin e Mussorgskij. Mimmo risponde con una passeggiata al chiaro di luna ricca di sfumature cromatiche e di aperture armoniche. Nel terzo brano il mood dei due va a sovrapporsi e incastrarsi in momenti di perfetta sincronia.
Recensendo i dischi precedenti citavo anche Monk e devo ripetermi, dal momento che in questa occasione i due giocano a carte scoperte e si deliziano anche a riadattare qualche passo sottratto al catalogo del pianista afroamericano.
D'altronde la Miura, al pari di quasi tutti i pianisti di jazz moderno, deve qualcosa alla poetica di Monk mentre Mimmo si è sempre dichiarato allievo di quello Steve Lacy che, ricordiamocelo, a inizio carriera si era fatto le ossa studiando in lungo, in largo e in profondità la musica del grande Sphere.
|