Scrivere che il pianista Gianni Lenoci (6 Giugno 1963 – 30 Settembre 2019) è stato un grandissimo jazzista è tanto vero quanto riduttivo. «Sono un musicista, non un jazzista», ebbe a dire Anthony Braxton, ma non ci sarebbe affatto bisogno di citare (a memoria) questo assunto teorico del sassofonista chicagoano, basta viaggiare più terra-terra per ravvisare che Lenoci, pur suonando prevalentemente jazz, non si è mai chiuso dentro la sua stanza ma ha sempre guardato oltre, fuori dalle finestre, e ancora più in là, oltre l’orizzonte. Esempi concreti in un tributo alla musica di David Bowie e nell’attenzione verso artisti contemporanei e classici come Earle Brown, Morton Feldman, john Cage, Bach, Schoenberg ….
Queste registrazioni in concerto che risalgono al 4 Settembre del 2019, quindi a meno di un mese dalla sua scomparsa, hanno tutto l’aspetto di essere le sue ultime effettuate, quindi si tratta del suo testamento sonoro oltreché di un commovente saluto d'addio al suo pubblico, e di ogni saluto d'addio racchiude l'intensità. Chiaramente un addio non definitivo perché, religiosi o non religiosi che siate, è chiaro come in questo caso lo spirito dell’uomo continui a vivere oltre la morte della carne. Sì, lo spirito di Lenoci sopravvive e continuerà a vivere nella sua musica.
La scaletta, nell’occasione, è legata soprattutto al jazz contemporaneo, attraverso la ripresa di brani composti da musicisti del calibro di Ornette Coleman, Paul e Carla Bley. Ma, nuovamente, il pianista pugliese da prova di scarsa ortodossia ripescando anche dal repertorio di due autori sicuramente estranei al jazz contemporaneo, Jerome Kern e Gordon Jenkins, attraverso superbe versioni di due standard immortali della musica popolare (All The Things You Are del 1939 e Goodbye del 1935). Le sei interpretazioni di Lenoci brillano tutte per il tocco personale e la forza inventiva, con lo strumentista che smonta e rimonta i brani a suo piacere e senza intoppi, ma la versione da brividi di Ida Lupino basterebbe da sola a rendere indispensabile l’acquisto di “A Few Steps Beyond”.
Gianni Lenoci è stato, e rimane, un autentico GIGANTE.
L’ascolto di questo disco è semplicemente un dovere nei suoi confronti.
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