Fin dai suoi primi passi ho apprezzato questo progetto del francese Thomas Bonvalet ed oggi, di fronte a questo splendido quinto disco, comprendo di essere stato nel giusto ad esaltarne la qualità .
Prima di proseguire nella lettura della recensione vi chiedo di visionare i tre video (o almeno uno do essi) il cui link mi sono premurato di riportare sopra. tale visualizzazione è ben più importante ed esplicativa di qualsiasi parola io possa usare o di qualsiasi giudizio io possa esprimere. Penso che quando avete fatto ciò la mia recensione vi apparirà come una cosa inutile ma, dal momento che mi pagate per questo, qualcosa devo pur scrivere.
Dai video appare ben chiaro come qualsiasi categoria comunemente usata per descrivere oggi un prodotto musicale - jazz, elettronica, elettroacustica, folk ... - nel caso de L`Ocelle Mare sia inadeguata. Tanto più appare inadeguato quel post che viene spesso premesso ad indicare qualcosa che va oltre al già definito. Inadeguato perchè Bonvalet non può essere considerato post, date le sue caratteristiche primitive e viscerali.
I suoni della chitarra e del banjo sono andati sempre più a diradarsi mentre i suoni percussivi, ottenuti con il battito dei piedi, delle mani, di oggetti battuti o di un comune metronomo hanno finito con l`occupare più spazio e aumentare d`importanza nell`economia complessiva dei brani.
Non riesco a trovare molti riferimenti, quindi, se non con i meccani di Pierre Bastien. Con la differenza che in questo caso la macchina è movimentata da un motore umano.
Sia come sia, semplicemente splendido.
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