Quando intervistammo Gianni Mimmo, sassofonista e animatore della Amirani Records, alla nostra domanda: «Mi capita sempre più spesso di ascoltare chitarristi che fanno musiche sperimentali, laddove per tradizione la chitarra veniva utilizzata soprattutto nelle musiche folk e popolari, e allora mi domando: è la musica popolare che sta diventando sempre più sperimentale o è la sperimentazione che sta diventando una faccenda popolare?», così rispondeva: «Vedo che nella “sperimentazione” (troppe cose vengono chiamate in questo modo e molto spesso nascondono una noiosissima vena mainstream) la chitarra è spesso usata come porta per accedere al mondo dei suoni.
«Voglio dire che si ascolta raramente il vero suono della chitarra: questa è usata nella gran parte dei casi come generatore di vibrazioni poi processate attraverso una valanga di filtri, pedali, effetti generativi etc.
«Molto spesso lo skill richiesto non è quello chitarristico, ma la conoscenza dei vari device. Forse si può parlare di un altro strumento...
«Musicisti che si dedicano alla sola chitarra acustica o elettrica: beh non sono molti in quel campo: nella derivazione Bailey veramente pochi, ad esempio.
«Molte cose sono successe e succedono nell`ambito più accademicamente contemporaneo, anche se finalmente si stanno aprendo, un pochino, le porte. Penso a Scodanibbio, giusto per citare, che ha scritto cose molto belle per chitarra, modernissime. Anche nella musica di derivazione jazz il linguaggio chitarristico ha accolto più di una mutazione (si pensi all`impronta timbrica di uno Scofield o di un Frisell). La precipitazione stilistica della chitarra è più rintracciabile in questi ultimi territori, secondo me.
«L`approccio più coloristico, così diffuso fra i giovani, è in parte dovuto alla facilità di accesso, credo, ad una immediata dimestichezza con la manipolazione della timbrica attraverso gli effetti elettronici.
«Per molti lo strumento dal quale parte la catena sonora è meno importante di quanto si pensi.»
Gli sviluppi nell`utilizzo della chitarra, e il suo adattamento all`evoluzione della tecnologia, mi sembra uno dei temi sostanziali di questo splendido lavoro a quattro mani. Il secondo aspetto riguarda l`exploid nell`utilizzo del violoncello, fenomeno riscontrabile in tutti i generi musicali e al quale abbiamo a suo tempo dedicato un lungo articolo. In questo caso i motivi sono diversi, rispetto alla chitarra, anche perchè il violoncello è tutt`altro che uno strumento di facile accesso, ma sono la sia duttilità , adattabilità e complessità timbrica ad averne fatto uno strumento quasi essenziale in molte delle musiche che ascoltiamo. In ultimo è da mettere in bilancia l`influenza della cultura giapponese nelle musiche occidentali contemporanee e, in particolare, in quegli ambiti definiti come musiche improvvisate.
“The Spring Of My Life”, iniziando dalla fine della nostra premessa, è composto da piccoli quadri sonori ispirati dall`arte giapponese detta haiku, cioè brevi componimenti poetici dalle caratteristiche minimali (poche parole che però evocano interi universi). Recentemente ci è occorso in più occasioni di imbatterci in musiche facenti riferimento agli haiku, musiche minimali nella forma ma non nella sostanza. Nell`occasione si fa riferimento ad alcuni componimenti del poeta Kobayashi Issa (1763-1828).
La chitarra di Massaria, con i suoi effetti e dispositivi elettronici, e il violoncello di Clementine Gasser, una particolare variante dello strumento con 5 corde, si attengono pienamente allo spirito degli haiku dando vita a strutture formalmente minimali ma espressivamente intense, colorite e fortemente evocative. La varietà timbrica e la qualità acustica dei suoni ottenuti dai due strumenti è indescrivibile e il dialogo non conosce mai momenti di stallo. Dialogo è la parola giusta, dacchè l`impostazione è estremamente discorsiva e spesso mi ha ricordato i colloqui-litigi strumentali fra Charles Mingus ed Eric Dolphy. I quindici brani non presentano momenti di stallo nè situazioni che si ripetono, come ho già scritto sopra, e i due volano letteralmente sulle ali di una fantasia sfrenata e scevra da qualsiasi pastoia formale. “The Spring Of My Life” è un opera ricca di sfaccettature che, questo è il suo punto di forza, da qualsiasi punto le guardi esprimono una luce propria e sempre diversa.
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