Da una parte un giocoliere con i flauti, dall`altra un giocoliere con le percussioni (e con altri toys), e nel mezzo un disco particolarmente divertente. Mark Lotz e Alan Purves sono musicisti seri che riescono anche a non prendersi troppo sul serio, ovvero con estrema ironia. Giocolieri dei suoni, per l`appunto, adattabili a una sala da concerto come a una fiera. Quello che più stupisce è una sobrietà che parrebbe contrastare con il numero di aggeggi utilizzati e, di conseguenza, con una ricchezza complessiva in suoni che trova pochi eguali. In secondo luogo a stupire è il fatto che due musicisti di estrazione colta, molto colta, in definitiva suonino stradaioli quanto una Backstreet Girl degli Stones. Nei momenti più afro i due finiscono per ricordare anche i “Mu” di Don Cherry ed Ed Blackwell o i duetti fra Joseph Jarman e Don Moye. I brani in buona parte sono firmati da entrambi i musicisti, ad esclusione di Piepkuiken, Back Scratcher e Endurance attribuiti al solo Lotz (l`ultimo titolo è ispirato dalle Children`s Songs di Chick Corea). Ci sono anche due melodie tradizionali del Mali, Abu In The Sky e Belly Buttons, oltre a una ripresa della ellingtoniana The Single Petal Of A Rose. Molto accurata la confezione con riportati, brano per brano, tutti gli strumenti utilizzati. Comincio a credere che i nomi di Lotz e Purves rappresentano una garanzia.
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