L`associazione disco più libro fotografico non è certo una cosa molto comune, e probabilmente a livello storico questo tipo di produzioni possono quasi esser contate nelle dita delle mani, ma in un momento come quello attuale, con i libri che vendono poco e i dischi ancor meno, questo escamotage può far sì che i due oggetti possano vendere qualche copia in più di quanto potrebbero se venduti separatamente. Il vecchio motto l`unione fa la forza è pur sempre valido. Chiaramente si tratta di produzioni dirette a un pubblico ristretto di appassionati delle due forme d`arte, e o di collezionisti dei due tipi di oggetto, mentre la maggioranza della gente foto e suoni continuerà a cercarseli nel telefonino. Queste due pubblicazioni meritano assoluta considerazione sia per la qualità delle due parti sia per la ricerca di un percorso comune fra le sezioni musicali e quelle fotografiche.
“Alveare” è il risultato dell`incontro artistico fra il fotografo tedesco Matthias Heiderich e il batterista Andrea Belfi. Il libro si presenta in edizione lussuosa, in formato 22 d`altezza e 30 di larghezza, con copertina rigida e spessa, 112 pagine con (se non ho contato male) 88 foto a colori dedicate a un`architettura di tipo industriale. Si tratta di architetture tanto imponenti quanto inumane, violente e destinate a un precoce degrado. L`obiettivo di Heiderich, grazie alle inquadrature dello stesso, riesce a cogliere alla perfezione, e nei suoi aspetti più inquietanti, l`essenza di questi alveari per sciami di esseri bipedi.
La confezione del disco è molto più scarna e minimale, in fondo rispettando il contraltare sonoro che Belfi ha creato per le immagini del libro. E` una musica afro, tambureggiante, funerea, ovattata e minimale, quella di “Alveare”, come se la jungle di Ellington fosse potata dai suoi aspetti più rigogliosi o se il voodoo di Miles venisse trattato da un gruppo slow core. Importanti i cammei di Audrey Chen (violoncello) e Attila Faravelli (rotating speakers) rispettivamente in Grigio e Abito.
Chiaramente il costo dell`insieme è considerevole, tenete conto della confezione lussuosa del libro e del formato in vinile del disco, ma c`è da dire che i due lavori vengono venduti anche separatamente.
La confezione di “Cinza” (grigio in italiano) è molto più modesta. Il libro è 21,5 in altezza e 16,5 in larghezza, con copertina morbida, 72 pagine con 67 foto in bianco e nero. Le foto, che coprono un periodo dal 2009 al 2016, sono di Nuno Moita, anche musicista e responsabile della Grain Of Sound. Il genere può essere definito `paesaggistica urbana` seppur osservata attraverso un`ottica surrealista. La paesaggistica degli Harbutt e dei Klein è qui rivista e estremizzata, caoticizzata, ingrigita alla maniera delle solarizzazioni di un Man Ray. La tecnica utilizzata da Moita è, credo, quella della sovrapposizione di più immagini, effettuata tramite computer, a creare l`effetto di un Pollock figurativo.
Il CD contiene 5 brani di Carlos Santos, un nome storico della scena elettroacustica portoghese con numerose pubblicazioni all`interno dei cataloghi Creative Sources, Sirr e Crónica. Santos, al pari di Moita, utilizza il computer per elaborare vari suoni, più o meno organici, che scorrono fluidi e inquieti a creare una paesaggistica sonora dai forti connotati surreali. In apertura di Questioning As Process la voce di Carla Carbone mormora, o sussurra, un suo testo dando un tocco di suggestione al grigio che domina l`insieme.
La confezione, come detto più povera, ha chiaramente un costo minore rispetto a quella di “Alveare”. Libro e CD sono però indivisibili , quindi, non acquistabili separatamente.
Due lavori, in ogni caso, il cui acquisto consiglio incondizionatamente ai nostri lettori.
|