`Volume 3´

Autore disco:

Lady Snowblood

Etichetta:

Manza Nera, Villa Inferno (I)

Link:

ladysnowblood-band.tumblr.com/

Formato:

CD-R

Anno di Pubblicazione:

2014

Titoli:

1) Gogo Yubari 2) Pai Mei 3) O-Ren Ishii 4) Hattori Hanzo 5) Sonny Chiba 6) #4 7) Sofie Fatale

Durata:

34:56

Con:

Gianfranco Campolongo, Matteo Castellini, Marco Lacanna

progressive strumentale dal nord-italia

x titano zuffa (no ©)

Lady Snowblood Volume 3?
Quella che può apparire come una semplice bizzarria è un`idea lucidamente messa a punto. “Lady Snowblood” (修羅雪姫) è un film giapponese del 1973, derivato da un manga omonimo e citato da Quentin Tarantino quale fonte di ispirazione per “Kill Bill”.
Il film fu seguito nel 1974 da un secondo episodio intitolato “Lady Snowblood 2: Love Song of Vengeange”.
Da qui il “Lady Snowblood Volume 3”, che rappresenta anche un sistema astuto per richiamare l`attenzione di chi conosce i due episodi della pellicola diretta dallo scomparso Toshiya Fujita.
La messa in scena è ancora più intrigante dal momento che i titoli dei brani citano apertamente personaggi e attori (Sonny Chiba) del film diretto da Tarantino.
Una prima conclusione indirizza verso `anni settanta, `revival degli anni settanta`, `manga`, `splatter` ... tutti elementi che sembrano esercitare una loro influenza nella musica di “Volume 3”.
La derivazione dal suono di gruppi come Don Caballero e June Of 44 non nasconde certo, anzi lo esalta, il fascino esercitato da alcune forme di progressive settantino.
Il lettore avrà già capito che la musica del gruppo veneto, almeno così credo, è una forma di rock, strumentale, tecnico e geometrico, cha raccoglie elementi metal, blues, space-rock, noise, ambient, jazz e molto altro. In poche parole: i Black Sabbath incontrano la Mahavishnu Orchestra nella terra di frippettonia.
Quella di “Volume 3” è una musica che, essendo strumentale, ha l`evidente pregio di saltare a piè pari il gap maggiore del rock nostrano, indiscutibilmente legato alla lingua. La lingua italiana mal si adatta a questo tipo di musica e, salvo alcuni casi di inconfutabile abilità , suona alquanto `stonata`. L`uso della lingua inglese da parte di molti nostri baldi alfieri, d`altro canto, finisce quasi sempre per apparire piatto, quando non ridicolo.
Il resto viene da sé.


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Data Recensione: 11/3/2017

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